Le tre regioni italiane con la bestemmia facile sono la Toscana, il Friuli e il Veneto. Da queste parti, gli abitanti usano il porco questo e quest’altro come intercalare, neanche ci fanno più caso. Sono cose ataviche, imparate dai genitori e dai nonni, che a loro volta le hanno imparate dai loro parenti e così via fino ad arrivare al tempo di Cristo, e non è detto che tra i soldati romani che lo torturarono, non ci fossero proprio un veneto, un friulano e un toscano. Si scherza.
Parliamo del Veneto: la bestemmia in questa regione è così radicata che ne parla addirittura Wikipedia: “Nella forma dialettale can è il tipico intercalare veneto. Sempre in Veneto sono molto usati “mas-ciò”, “lazaròn” e “luamàro” (rispettivamente maiale, lazzarone e letamaio).”
Nel giugno di quest’anno, alcuni dipendenti di un’azienda di Conegliano sono andati al sindacato per far smettere di bestemmiare il titolare, che lo faceva da mattina a sera, 8 ore al giorno, tutti i giorni. È andata a finire che non esiste una giurisprudenza che disciplini la bestemmia sul luogo di lavoro, in più, nel caso le offese fossero rivolte alla Madonna, non sono sanzionabili.
A questo proposito, il comune di Casale sul Sile ha lanciato una campagna per smettere di bestemmiare, vista la frequenza con cui i suoi cittadini lo fanno. Un poster con una scritta: “Per dialogare non serve bestemmiare” e un sottotesto: “Questo paese è anche tuo. Vivilo, rispettalo.”
Come spiega il sindaco di Casale sul Sile a Treviso Today, “I ragazzi hanno capito che spesso nel territorio esageriamo nelle nostre interlocuzioni, quindi hanno voluto manifestare a noi adulti che spesso non rispettiamo il codice di senso civico. La bestemmia è un messaggio che noi non vogliamo”.
In questo caso i ragazzi hanno preso in contropiede gli adulti e si sono dimostrati più responsabili. Basterà questo per far smettere di bestemmiare i veneti?