Ho trovato una copia de L’Union Sovietique da un ambulante di cianfrusaglie, a Marsiglia. Credo di averlo pagato sui 5 euro. Ce n’era un’altra copia, ma un signore è arrivato all’improvviso e se l’è presa. Giusto così.
Su internet le informazioni a riguardo sono davvero pochissime, a meno che non si traduca ‘L’Union Sovietique revue’ in cirillico e quindi si digiti su Google “Советский Союз (журнал)”. A quel punto, sul web russo, si scoprono un po’ di cose. Per esempio che, con il precedente nome di URSS in costruzione, la rivista uscì già molto tempo prima di quel “1954” che si legge sotto la testatina.
URSS in costruzione è un nome che dice tutto, come “piano quinquiennale”. È un nome futurista, anzi costruttivista. E infatti pare che anche l’artista Aleksandr Michajlovič Rodčenko abbia collaborato.
Appena sopra l’editoriale, e la grande foto di Lenin, leggo che la rivista veniva pubblicata in russo, francese, cinese, coreano, inglese, tedesco e spagnolo. Ma successivamente fu pubblicata anche in altre lingue, compreso l’italiano.
Il sommario e il colophon si trovano nell’ultima pagina. Qui vedo il nome del caporedattore unico: Nikolai Gribatchev. La stamperia è la stessa che fu della Pravda, in via Pravda 24 a Mosca, dove oggi si trova la Rossiyskaya Gazeta, omologo della nostra Gazzetta Ufficiale.
L’Union Sovietique fu quindi, mi sembra di capire, un organo di propaganda da guerra fredda, scritto e stampato in Russia, ma distribuito all’estero. Lo scopo della pubblicazione fu probabilmente quello di diffondere, presso l’opinione pubblica internazionale, l’immagine di un paese in espansione. Specie nell’industria e nelle opere pubbliche.
La rivista è stata insignita dell’Ordine di Lenin -la più alta onorificenza riconosciuta in URSS- con questa motivazione: “Per il duro lavoro svolto allo scopo di raccontare lo stile di vita sovietico, la politica interna ed estera del PCUS e lo stato sovietico, per promuovere le idee di pace, la giustizia sociale, l’amicizia e la cooperazione tra i popoli”.
La foto che segue documenta la costruzione di una centrale idroelettrica lungo le rive dell’Angara, un fiume della Siberia meridionale, emissario del lago Bajkal. Angara è anche il nome di un razzo di fabbricazione russa. Secondo le stime la quantità di energia prodotta dalla centrale avrebbe dovuto doppiare quella già prodotta in un’altra centrale sul fiume Dniepr.
A pagina 21 si raccontano invece i progressi compiuti nel campo dell’avicoltura e in special modo la creazione di una nuova razza di polli, detta “moskovskaia”, capace di tollerare temperature molto basse, fino ai 15 gradi sotto zero.
C’è naturalmente una parte della rivista più leggera e di evasione. Su due grandi pagine, per esempio, vediamo il ritratto di una sciatrice e la foto di un gruppo di membri di un kolchoz, cioè una comunità agricola, intenti a prendere lezioni di sci.
Nella pagina accanto, invece, un gruppo di donne e uomini, membri della gioventù comunista (Komsomol), vengono immortalati intorno a un tavolo mentre prendono parte a una soirée litteraire. Tema della serata è l’anniversario dell’annessione dell’Ucraina alla Russia.
Qualcun altro balla, al suono di una fisarmonica.
A pagina 34, quasi alla fine della rivista, un articolo – sollecitato dalle lettere di Georgette Twain, dagli Stati Uniti, e di Margareth MacLeod, dall’Australia – ci parla del Premio Stalin Sergej Obraztsov. Obraztsov, nato nel 1922 a Mosca da un ferroviere e da un’insegnante, fu un celebre burattinaio ed è considerato il padre del teatro di marionette in Russia.
Obraztsov è morto nel 1992, praticamente un anno dopo la cessazione delle attività de L’Unione Sovietique, con la dissoluzione dell’impero sovietico. L’Union Sovietique era stata fondata nel 1930 dallo scrittore Maksim Gor’kij. Che tipo di persona è il fondatore di un giornale, di una rivista? A questa domanda molti di noi penseranno a tipi come Eugenio Scalfari, Montanelli, Giuliano Ferrara, Vittorio Feltri, Antonio Padellaro… Luca Telese. Uomini in giacca e cravatta, borghesi nati o cresciuti nell’epoca della cultura di massa, non certo tipi come Gor’kij. Chi era quindi Maksim Gor’kij? Nato nel 1868, rimasto prestissimo orfano del padre e della madre, crebbe con il nonno e la nonna, fino a quando all’età di nove anni suo nonno non lo mandò a lavorare: “Io non ti posso appendere al collo come una medaglia, vai nel mondo!”. Fino al 1893 lavorò come venditore di bevande, aiuto giardiniere, tipografo, operaio in un calzaturificio, fornaio, aiutante di un pittore di icone e sguattero su un vaporetto sul Volga. Grazie al cuoco di bordo s’innamorò della letteratura e dei libri. “Prima di conoscere quel cuoco avevo odiato i libri e tutta la carta stampata compreso il passaporto. Passati i quindici anni cominciai a sentire un ardente desiderio di studiare e a questo scopo andai a Kazan, pensando che là l’istruzione fosse impartita gratuitamente a tutti coloro che la desiderassero. E invece nulla. Tanto che entrai al servizio di un pasticciere per tre rubli al mese”. Viaggiò a piedi per tutto l’impero russo e finì in prigione. La sua storia la racconta in Infanzia e Le mie università. E poi, nel 1930, fondò L’URSS in costruzione.