A volte dici le coincidenze. Giusto ieri sera parlavo di politica italiana con un mio amico inglese e lo informavo delle esternazioni su Facebook di alcuni parlamentari un po’ sopra le righe. Lui mi ha guardato perplesso e poi mi ha chiesto: “Sicuro sia Facebook? Non Twitter?” Allora gli ho spiegato che qui Twitter non ha preso davvero piede e che al contrario Facebook ce l’hanno tutti, anche chi fino a ieri non sapeva usare il telefono cordless. Il dato statistico in Italia segna una vittoria schiacciante: a luglio 2015 c’erano 26 milioni di utenti attivi su Facebook contro 4,7 milioni di utenti registrati (quindi chissà se poi twittano davero) su Twitter, poco più della metà di quelli di Instagram.“Capisco” mi dice, “da noi i famosi stanno su Twitter e Facebook viene usato per il chiacchiericcio, infatti non tutti hanno un profilo”. Poi abbiamo parlato un po’ di Cameron e del maiale ma quella è un’altra storia.
Stamattina trovo su Dailydot un articolo che dice: “7 motivi per cui Facebook non potrà mai rimpiazzare Twitter”. Hmm, okay, mi metto a leggerlo e mi rendo subito conto del fatto che ogni loro sentenza, se riferita all’Italia, potrebbe essere ribaltata. Sotto, in grassetto trovate i loro perché, seguiti dai nostri.
1 – Il modello di “amicizia” può funzionare per la gente normale ma non per i famosi. Certo. Vallo a spiegare a Gianni Morandi, a Selvaggia Lucarelli o a Matteo Salvini, perché loro potrebbero non essere d’accordo con quest’affermazione. Hanno milioni di follower proprio perché hanno la possibilità di interagire con i loro fan, tramite profilo personale o pagina pubblica e proprio grazie alla prolissità dei loro post, che ovviamente non potrebbero condividere su Twitter. Su Twitter infatti regna Gasparri, ma lo sappiamo solo grazie agli screenshot su Facebook.
2- Facebook è filtrato mentre Twitter mostra tutto. Perfetto no? Così parte la gara del like e chi vince è il padrone dell’internet, il capo totale, l’imperatore assoluto. Con tutte le delusioni che giornalmente tocca affrontare, vuoi mettere la soddisfazione di postare la foto del tuo gatto che si fa il bidet e beccare migliaia di like e centinaia di condivisioni in un quarto d’ora, con gli sconosciuti che poi iniziano a flirtare in privato e ti alzano pure l’autostima? Gli italiani non vogliamo tutto, vogliono vincere.
3- Facebook impegna più di Twitter. Ma davvero? Perché in realtà ci sembra molto più semplice e libero caricare e condividere foto senza dover spiegare niente oppure – di nuovo – poter scrivere quello che vogliamo senza doverlo comprimere a forza o perdersi via con le conversazioni incrociate con venti mention. Dailydot la butta ancora sul fatto che i famosi vogliono solo stare a guardare, non vogliono interagire troppo o mettere like o cosa. Meraviglioso, così sapremo quali sono gli eroi proletari e quali sono quelli che se la tirano e così smetteremo di seguirli. È il 2015, se vuoi gli ammiratori devi sudare, caro mio.
4- Twitter ti lascia avere il tuo marchio, Facebook vuole solo il tuo vero nome. Beh, vorrei anche vedere, altrimenti poi come glielo spieghi a tua madre che sei triste perché KittySogna92 ti ha lasciato per RudyBoiaChiMolla88? Se vuoi avere il tuo marchio o il tuo nickname, fatti la pagina, se invece vuoi farti degli amici invece ti devi far riconoscere. Non è che quelli di Catfish possono stare tutti i giorni appresso a te.
5- La ricerca funziona davvero su Twitter. Argomento pretestuoso. Ho fatto delle ricerche incrociate su Facebook per sapere il nome dell’amica di una che conosceva uno che conosceva mio cugino al liceo che non avete idea. Sempre portato a casa il risultato. Se all’estero non ci sapere andare non è affar nostro, l’Italia è un paese di naviganti e di investigatori. E per tutto il resto c’è sempre quel sitarello chiamato Google.
6- Twitter è in tempo reale, Facebook no. Ok, ma con le migliaia di persone che postano il morto del giorno un secondo dopo che egli abbia tirato effettivamente le cuoia, ci parlate voi? Facebook è il telegiornale degli italiani, non ci prendiamo in giro. Che poi la maggior parte delle persone non sappia distinguere una notizia vera da una de Il Corriere della Sara o de Il Resto del Carlone, quello è un altro paio di maniche. In Italia poi la maggior parte di quelli che hanno un account Twitter l’hanno collegato a Facebook, quindi il gioco cade. Li riconoscete perché postano poche frasi telegrafiche seguite da hashtag e chiocciole a caso, con tutta probabilità roba in codice per la massoneria.
7- Twitter non è elitario, Facebook sì. Come come? Questa va capita bene. Robert (autore dell’articolo) mi suggerisce il fatto che per i video live, tramite Periscope chiunque può postare un video streaming su Twitter mentre su Facebook possono solo le celebrità verificate. Ok, questo ci può stare, ma a parte il fatto che per fortuna non abbiamo la bacheca intasata di bimbiminchia-casalingheannoiate-maniaci-fenomeni-predicatori-aspirantimodelle, Twitter è esattamente la definizione di elitario: solo se sei qualcuno (leggi: hai un botto di follower) vieni letto. Soprattutto, è davvero difficile che qualcuno di celebre interagisca con te povero mortale. Non come succede a Facebook con Toto Cutugno, ad esempio.
Per l’uomo della strada, Facebook è vita, è Candy Crush, sono le 74 foto del matrimonio di quello che ti piaceva alle medie su cui gufare, sono i commenti ridondanti, sono gli screenshot assassini dei messaggi privati da poter usare come ricatto a tempo debito, sono i video dei cuccioli che camminano maldestramente, sono le shitstorm giornaliere sulla persona a caso, che ti fanno sfogare più dell’abbonamento in palestra. È la controparte digitale delle vecchie a veglia con le seggiole fuori dall’uscio di casa, a parlare di morti, di mali incurabili, di gossip, del papa, della televisione, del figlio laureato e di quello gay che dà tanti problemi, e quando una vecchina manca all’appello, a parlar male di lei. Oppure dei vecchi al bar, a bestemmiare a scopone, a maledire il governo o a guardare qualche bella signorina nei paraggi. Ditemi voi, tutto questo potrebbe mai succede su Twitter in Italia? No.
Argomento chiuso.