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Society
di Gabriele Ferraresi 7 Novembre 2016

8 banalità da dire all’aperitivo sulle elezioni americane

Tutto quello che potete dire per far finta di avere qualcosa da dire a proposito della sfida tra Hillary Clinton e Donald Trump

 

Ci siamo, la campagna elettorale per le Presidenziali USA è arrivata all’ultimo miglio. Anche noi su Dailybest abbiamo finto interesse per questa contesa elettorale di cui ci importa il giusto, esattamente come a buona parte degli italiani: ma sappiamo però che con l’avvicinarsi dell’esito delle urne potreste trovarvi costretti ad affrontare il tema. Ed essere costretti a tirare fuori un’idea…

E proprio qui Dailybest viene in vostro aiuto, care lettrici e cari lettori, con un prontuario di banalità perfetto per commentare la sfida tra la candidata del Partito Democratico Hillary Clinton e il candidato del Partito Repubblicano Donald Trump, tutto, badate bene, per non farvi fare scena muta quando all’aperitivo verrà fuori il discorso. Un bignami elettorale per tutte le occasioni.

Bene: e ora, via con le banalità!

 

 

1. In ogni caso la democrazia è in crisi!
Dal 1989 a oggi la dinastia Bush ha dato agli Stati Uniti due presidenti, George H.W. Bush e George W. Bush. La dinastia Clinton potrebbe darne altrettanti, anche se privi del legame di sangue che unisce Bush padre e figlio. Bill Clinton infatti è rimasto in carica dal 1993 al 2001, mentre la consorte Hillary Clinton con buone probabilità sarà la prossima inquilina della Casa Bianca. Qualcuno, in caso di vittoria di Hillary, notava l’enormità delle figure genitoriali con cui confrontarsi per la povera Chelsea Clinton: “Che lavoro fanno i tuoi genitori?” “Eh…“. Per fortuna che è già grandicella.

 

2. Se vince Trump, l’ambiente è fottuto
L’amministrazione Obama è stata segnata anche da un’attenzione per l’ambiente e per le tematiche collegate al global warming e alle emissioni nuova per gli Stati Uniti. C’è chi dice che si sia fatto comunque poco, ma qualcosa almeno si è fatto: ecco, quel poco rischia comunque di sparire nel nulla in caso di vittoria alle elezioni, grazie al promesso ritorno del carbone e del petrolio tra le fonti su cui puntare per il futuro, ritorno unito al rilancio delle trivellazioni offshore e al considerare qualunque trattato per ridurre le emissioni una sciocchezza che mette sabbia nel motore dell’economia.

 

3. Se vince Clinton è il trionfo dei Poteri Forti
Eh, questi Poteri Forti, che tutto manipolano. Diciamo che intanto questi Poteri Forti non sono quelli rettiliani, ma le lobby che in maniera perfettamente legale – oltre che in teoria trasparente, almeno negli Stati Uniti – guidano un candidato verso la Casa Bianca o, una volta sconfitto, verso la discarica della Storia. Per quel che riguarda Hillary Clinton un buon riassunto dei finanziatori si trova in questo pezzo di Repubblica, mentre la palma d’oro del complottume va a LiberoQuotidiano che titolava, “Luttwak, parte il conto alla rovescia: tra sei giorni sarà caos mondiale”. I sei giorni scadono domani.

 

 

4. Eh ma hai sentito Žižek? Lui voterebbe Trump!
Non ho niente contro Slavoj Žižek: è il suo fan club che mi spaventa. Il filosofo sloveno ha infatti spiegato che se potesse votare negli Stati Uniti voterebbe Trump invece della Clinton: come mai? Il pensiero di Žižek è turbinoso, ma in fondo semplice da decifrare. Gli fa più paura la Clinton in quanto finta progressista – in realtà al servizio dei Poteri Forti di cui al punto precedente – mentre una vittoria di Trump sarebbe sì indecente, ma almeno qualcosa di buono potrebbe venir fuori dopo, come reazione alla vittoria di un candidato impresentabile. E la democrazia rinascere dalle sue stesse ceneri.

 

5. Ci hanno fatto la lezioncina con Berlusconi? Adesso si godano Trump
Eh sì, qui viene fuori l’europeo che è in noi, quello che non se la fa mica fare la lezioncina da un Paese che non esiste neanche da 250 anni. Ci hanno tormentato – giustamente – per tutto il ventennio berlusconiano? Adesso godiamoci il berlusconismo sotto steroidi – ma con il consueto rapporto complicato con il cuoio capelluto – del candidato del Partito Repubblicano Donald Trump. Banalità questa molto utile al vostro aperitivo, ma anche un po’ abusata: negli ultimi mesi è stato un confronto che è stato proposto giusto quel centinaio di migliaio di volte.

 

 

6. Eh ma figurati se dopo un nero vince una donna…
Solo apparente buonsenso, in realtà razzismo e sessismo malamente malcelati in un colpo solo. Se c’è da spiegare perché, saltare al punto successivo.

 

7. I Simpson l’avevano previsto? Ni
In un episodio andato in onda nel 2000, ormai 16 anni fa, i Simpson mostrano Donald Trump come predecessore alla Casa Bianca di Lisa, Trump sulla scala mobile invece è un’altra cosa e una mezza bufala del 2015. Doti profetiche della serie ideata da Matt Groening a parte, come mai il team di autori aveva avuto quell’intuizione geniale nel 2000? Si leggeva qualcosa a riguardo su The Guardian, dove si spiegava che nel 2000 immaginare Trump al potere era un’esagerazione talmente enorme, impensabile, fantascientifica, da essere adatta ai Simpson. Un po’ come l’alieno membro del Partito Repubblicano o la testa di Nixon in sospensione sotto vetro.

 

8. “Il tramonto dell’Occidente è alle porte”
Scrive Martin Wolf in questo pezzo uscito a fine settembre sul Sole24Ore che la Storia ogni tanto fa dei salti, più che dei passi in avanti. Questi salti non sono necessariamente in avanti, ma qualche volta pure in un baratro: “Forse siamo sull’orlo di un evento rivoluzionario (…) l’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. È un evento che segnerebbe la fine dell’Occidente (sotto la guida americana) come forza centrale degli affari mondiali. Il risultato non sarebbe un nuovo ordine, ma un pericoloso disordine“. Champagne!

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