Society
di Simone Stefanini 12 Luglio 2018

Tifavamo Croazia, ma dopo il tweet di Paolo Bargiggia viva la Francia

Il giornalista sportivo di Mediaset, noto per il suo orientamento politico, ha usato la parola “razza” in un tweet contro la Francia

Avete presente Paolo Bargiggia? È il giornalista sportivo barbuto di Mediaset che commenta partite e mercato, ma non solo: spesso sul suo account Twitter si lascia andare a considerazioni politiche molto forti, un po’ come quella volta che si dichiarò apertamente simpatizzante di Casapound:

o quando decise di scrivere nero su bianco tutto quello che non gli piace, in perfetta sintonia con Salvini:

Una tradizione di famiglia che vede anche il figlio Luca prendersi 10 turni di squalifica per aver detto a un avversario in un campo di serie D “Che cazzo vuoi ne*ro di merda, ridammi i marò”. Figlio Luca, dicevamo, che poi è stato squalificato per due anni per essere risultato positivo a un metabolita della cocaina in una partita del 2016, ma questa è un’altra storia.

Insomma, avete capito l’orientamento politico del personaggio. Ieri si è giocata la semifinale del Mondiale di Russia 2018 Croazia-Inghilterra e dopo una gara combattuta col coltello tra i denti, alla fine dei due tempi supplementari ha avuto la meglio la Croazia, che disputerà contro la Francia la finale per la prima volta nella sua storia.

Una favola per una squadra fatta di bravi giocatori che sanno fare gruppo e che non si risparmiano in campo. Per un italiano risulta facile tifare per la Croazia in finale, vista l’atavica inimicizia sportiva che ci lega alla Francia, ma a volte basta un niente per spostare la simpatia. Quel niente in questo caso è l’ennesimo tweet del giornalista sportivo Paolo Bargiggia che commenta così la semifinale:

 

Non soffermatevi sull’errore grammaticale melting pop – melting pot, quello è l’ultimo dei problemi. Bargiggia mette a confronto due idee di Stato, come si trattasse di un’elezione politica, lodando il fatto che i croati siano una nazionale sovranista senza calciatori di seconda generazione, figli di immigrati ma a tutti gli effetti francesi come capita da anni nella nazionale transalpina. Bargiggia parla di razza e questo è inaccettabile. Pur essendo palese il suo orientamento politico, esiste una sola razza ed è quella umana, le differenze etniche sono date, come dice la parola stessa, dall’etnia.

La religione, poi, che discrimine può avere nello sport? Partiamo dal fatto che l’esistenza di Dio neanche è sicura di default e che i croati hanno combattuto una guerra fratricida basata proprio sulle assurde differenze religiose, tirarla in ballo in una finale mondiale è una cosa che non sta né in cielo né in terra. Il concetto di patria sovrana che si difende dall’attacco dello straniero ha fatto più morti delle catastrofi naturali.

In questo senso sposiamo il concetto multiculturale della nazionale francese piena di giocatori giovani e bravi, di etnia e religione diversa, che giocano nello stesso team per lo stesso obiettivo. Niente di personale contro la Croazia, che si goda il sogno fino alla fine, ma non supporteremo mai il pensiero di Paolo Bargiggia. Per quanto sia una banalità, lo sport deve unire, non prestarsi a queste operazioni nostalgia che sembrano provenire dai tempi della Seconda Guerra Mondiale. 

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