Orgoglio e Pregiudizio. Love Story. Un giorno. Twilight. Tre metri sopra il cielo. Colpa delle stelle. Tutti questi libri, belli o brutti che siano, hanno una cosa in comune: sono romanzi d’amore divorati da una o più generazioni di adolescenti, che anche grazie a quelle pagine hanno imparato a dare un nome e una forma coerente ai propri sentimenti. Hanno anche un’altra cosa in comune, però: i protagonisti sono immancabilmente etero. E se è vero che per immedesimarsi in una bella storia d’amore non è necessario condividere l’orientamento sessuale dei protagonisti, è vero anche che i ragazzi e le ragazze gay sicuramente sarebbero felici di trovare un po’ di pari opportunità nella letteratura rosa (e anche agli etero non dispiacerebbe leggere qualcosa di diverso, una volta ogni tanto).
Certo, non si può chiedere a Jane Austen di riscrivere il personaggio di Darcy affinché fugga con Mr. Bingley anziché sposare Lizzy Bennett, ma è invece possibile chiedere alle case editrici di oggi di tirare fuori il coraggio e pubblicare romanzi un po’ più variegati. Per fortuna qualcuna lo fa già: lo scopro quasi per caso mentre vago tra gli scaffali di una delle librerie più grandi di Milano, imbattendomi in uno stand dedicato a Syncro, casa editrice affiliata a Playground e Fandango che si rivolge proprio ai lettori più giovani. È specializzata in storie d’amore ambientate nelle capitali europee, nei licei americani, in luoghi e situazioni che tutti noi frequentiamo, con un unico comune denominatore: i protagonisti sono – normalmente, tranquillamente, umanamente, consapevolmente, non trasgressivamente – gay. Alleluia.
Il marchio editoriale Syncro è composto da due collane: Syncro High School, i cui protagonisti sono studenti delle superiori in America e Syncro/Europa, che invece racconta storie di giovani uomini europei tra i diciotto e i trent’anni. “Abbiamo iniziato dieci anni fa, con la collana High School, all’interno della casa editrice Playground” racconta Andrea Bergamini, direttore editoriale sia di Syncro che di Playground. Il genere young adult o new adult, che si rivolge a lettori non più bambini ma non ancora pienamente adulti, ormai va fortissimo nella letteratura mondiale; l’idea della collana High School era quella di portare in Italia il cosiddetto young adult gay, ovvero romanzi che avessero adolescenti gay per protagonisti.
Un filone in Italia sconosciuto e invece pubblicato da anni negli Stati Uniti. “Traduciamo romanzi americani, perlopiù ambientati nei licei, e pubblichiamo (anzi, spesso commissioniamo) romanzi europei, che fotografano un continente che cambia. Vogliamo raccontare cosa significa oggi, per esempio, essere un ragazzo omosessuale di 22 anni a Varsavia, a Parigi o a Salonicco” spiega. I riflettori sono puntati soprattutto sui sentimenti, spesso nei loro aspetti più comuni e perfino banali. “Un tempo il tema centrale della comunità gay, il perno di tutte le battaglie, era la libertà sessuale: oggi invece è l’affettività, il diritto a vivere il proprio amore in maniera aperta e persino convenzionale, sia in paesi in cui l’omofobia è ancora molto radicata, sia in posti dove invece le cose stanno pian piano cambiando”.
Le due collane, in effetti, non propongono letteratura alta o drammatica sulla falsa riga di Pier Paolo Pasolini o Truman Capote, ma narrativa di intrattenimento. La novità sta proprio qui, nella leggerezza e nell’ottimismo con cui si affronta l’argomento, fornendo un modello positivo anche per quei ragazzi che temono che un coming out potrebbe cambiare la loro vita per sempre, in peggio. Uno dei titoli più apprezzati è Rainbow Boys di Alex Sanchez, primo volume di una trilogia che in America è già un classico nel suo genere (in Thailandia ne hanno fatto perfino un film). I protagonisti sono tre studenti di un liceo di provincia – il primo sfacciatamente gay, il secondo indeciso se confessarlo ai genitori, il terzo incapace di ammetterlo perfino con se stesso – che si ritrovano per caso allo stesso gruppo di auto-aiuto per adolescenti omosessuali e diventano amici. Si divora in una giornata, è fresco e divertente e, a differenza di quello che potrebbero temere i benpensanti, non contiene in sé nulla di scandaloso o provocatorio: è la classica storia di teenager che dopo mille peripezie e malintesi ottengono il loro lieto fine. “Questi romanzi spiegano ai ragazzi gay che anche loro potranno innamorarsi, tenersi la mano al cinema, presentare ai genitori il fidanzato… Sono rassicuranti, hanno un valore educativo”, prosegue Bergamini.
Tanto che spesso vengono inclusi nelle biblioteche delle scuole americane. Riflettendo sull’accoglienza che hanno avuto in Italia molti libri destinati a spiegare l’omoaffettività ai bambini (ad esempio Il piccolo uovo, che da molte scuole di casa nostra è stato bandito) viene difficile immaginare che oltreoceano nessuno abbia protestato. “Per evitare che qualcuno abbia qualcosa da ridire, vengono scritti con degli standard molto rigidi. Primo, i rapporti sentimentali possono essere solo tra coetanei minorenni: un diciassettenne e un diciannovenne non possono fidanzarsi, e se lo fanno vengono dipinti come un esempio negativo, come se il più grande cercasse di approfittarsi del più piccolo. Secondo, le scene di sesso devono essere ridotte al minimo indispensabile e mai descritte troppo esplicitamente; e comunque, si va a letto con qualcuno solo per amore e non per semplice desiderio. Quarto, i protagonisti hanno sempre una vita sana: non fumano, non bevono troppo, non si drogano, hanno rispetto per gli adulti, fanno sesso sicuro… A parte qualche piccola ribellione adolescenziale, sono più virtuosi dei personaggi di molti altri romanzi!”. Tutti questi tabù, naturalmente, crollano su tutta la linea all’interno della collana Syncro/Europa, che invece si rivolge a ragazzi dai 18 in su.
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Paradossalmente, anche se questi libri sono rivolti ai giovani hanno anche un pubblico di adulti, ci spiega. “Riceviamo continuamente e-mail di persone di una certa età, che i loro quindici anni li hanno vissuti in epoche in cui bisognava vivere nascosti: ci ringraziano perché attraverso le nostre storie hanno potuto sognare l’adolescenza che non hanno mai vissuto davvero”. Insomma, può un semplice romanzo rosa contribuire a cambiare la vita di un’intera comunità? Per fare la prova del nove abbiamo chiesto un parere a Giovanni Molaschi: ha trent’anni, è gay, è cresciuto in una cittadina della provincia padana, oggi fa l’autore tv ed è da sempre un accanito lettore. Conosce bene i titoli di Syncro e negli anni li ha letti quasi tutti. “Sicuramente quelli rivolti al pubblico più giovane non sono sempre realistici, a volte anche per motivi anagrafici: i protagonisti di Rainbow Boys, ad esempio, fanno amicizia durante un gruppo di supporto per liceali, mentre i teenager di oggi per incontrare altri ragazzi gay usano soprattutto internet o app dedicate. Sanchez l’ha scritto nei primi anni ’00, quindi per certi versi è come fare un tuffo nel nostro passato” dice ridendo.
In generale, però, il suo giudizio sulle loro pubblicazioni è estremamente positivo: “Syncro riesce a riempire un vuoto che il mercato dell’editoria mainstream non ha ancora colmato. Raccontando non i drammi dell’essere omosessuale, ma gli aspetti positivi della quotidianità, crea un nuovo immaginario, spiegando tutto ciò che si può fare, tutte le cose belle che possono succedere: innamorarsi, avere una relazione stabile, diventare padre…”. E aiuta anche a sognare? “Certo. È vero che immedesimarsi in una storia d’amore scritta bene è sempre facile, però alla lunga è stancante dover sempre fare un triplo salto carpiato per riuscire a identificarsi in un personaggio femminile…”. Promossa a pieni voti anche la delicatezza con cui si affrontano certi temi, soprattutto nei romanzi per i teenager: “Senza questo approccio, magari non riuscirebbero ad arrivare agli etero. Oltretutto nella letteratura a tema, e in generale nelle discussioni pubbliche, si parla sempre di sesso e mai di affetto: non bisognerebbe mai dimenticarsi, invece, che omosessuale non è un’etichetta a tutto tondo, ma solo un aggettivo tra i tanti che caratterizzano una persona”.
Forse sarebbe il caso di ricordarlo anche ad alcuni dei nostri rappresentanti in parlamento.