Star Wars è qualcosa di più di un film di fantascienza. È una fonte di ispirazione. Alzi la mano chi, al riparo da sguardi indiscreti, non ha mai svitato il manico della scopa e fatto finta di essere un cavaliere Jedi. Io l’ho fatto spesso, soprattutto da adulto. A un certo punto esci dal tuo immaginario e ti accorgi che c’è qualcuno che imbraccia la spada laser con molto più stile di te e fa le cose come si deve.
In giro per l’Europa esistono diverse scuole di scherma ispirata allo stile dei Jedi – e dei Sith del lato oscuro, ovviamente. In Italia non siamo da meno. Se fai un paio di ricerche su google ti imbatti nei corsi di Jedi Generation, “l’accademia di spettacolo che si ispira ai combattimenti di Star Wars più popolare d’Italia.” Dovevo andarci per forza. I due dettagli che mi hanno convinto di più sono, nell’ordine: il maestro è un sosia di Darth Maul e le lezioni sono organizzate anche a Milano.
Un giovedì sera come un altro prendo la metro in direzione Gorla. Quando emergo su viale Monza trovo ad aspettarmi una nebbia densa e umida. Imbocco una strada a caso, alla ricerca dell’indirizzo della palestra. Mi perdo un paio di volte, ma alla fine la trovo: è un palazzo di sei piani che si affaccia su un giardinetto. Citofono, il cancello si apre e la Forza mi spinge verso le scale che portano al piano terra. Entro nella sala di aspetto di Total Training e stringo subito la mano di Emanuele Terzano, il maestro Jedi che mi farà brandire la mia prima vera spada laser. Manico di scopa, addio.
Emanuele e i suoi istruttori organizzano cinque lezioni a settimana, divise tra Alessandria – dove abita – Milano e altre città del nord e del centro Italia. Nel weekend il gruppo è impegnato in show dal vivo, feste in discoteca e altri eventi. In giro per l’Italia capita spesso di incontrare intere legioni di soldati imperiali, vestiti in costumi perfetti. Emanuele li conosce bene e ci collabora spesso. “Loro sono gli attori. Noi siamo un po’ gli stuntman.”
Parlando con Emanuele, salta fuori il curriculum di un personaggio eclettico. Nei suoi primi 34 anni di vita ha fatto musica, canto, danza e arti marziali. Mi racconta che durante il giubileo del 2000 è salito sul palco di piazza San Pietro a cantare: “Lo spettacolo ce l’ho sempre avuto dentro.” È un grande fan di Star Wars da sempre – “quando ero piccolo andavo nei negozi a chiedere se vendevano le spade laser” – ma Jedi Generation è nata solo nel 2012.
“Ho visto un video di combattimenti su Youtube e mi sono detto: fiche queste spade laser.” La cosa sarebbe anche finita lì, ma un suo amico ha messo benzina sul fuoco. “Belle, prendiamone altre due. Tu fai Darth Maul, che sei pelato, io Obi Wan.” Il primo nucleo di Jedi Generation è nato così: un gruppo di persone che voleva combattere come Jedi. Su YouTube trovi una valanga di video che ti spiegano le forme di combattimento con la spada laser, ma per imparare non basta stare di fronte a un computer. “Mi sono detto: lo stile è bello ma non è quello che piace a me” dice Emanuele, che è figlio di un insegnante di karate. “Ho ricercato uno stile di combattimento associato a personaggi di Star Wars e imparato una serie di forme che fossero divertenti e che piacessero alle persone.”
L’idea era di trasformare la loro passione in qualcosa di più. Imparare a combattere come Jedi per poi insegnarlo agli altri. “È come la musica. Bisogna aver coraggio. Pensi: questa cosa spacca. Ha un timbro, un reef che va.” E infatti al gruppo di Emanuele sono arrivate sempre più richieste di imparare come si impugna una spada laser. “All’inizio eravamo venticinque, ora siamo cento.”
Il gruppo di Jedi Generation si concentra sugli aspetti coreografici dei combattimenti con le spade laser. Significa che prima di presentarti davanti al pubblico devi specializzarti nei costumi, nella costruzione di spade laser e nell’arte dell’improvvisazione. “Ti fai il mazzo. All’inizio è stata veramente difficile. Abbiamo tenuto duro per due anni e ci siamo fatti la gavetta.” La svolta è arrivata nel gennaio 2014, quando Emanuele il suo gruppo hanno partecipato a un evento a tema Star Wars organizzata dal Museo del Manifesto Cinematografico di Milano. “In due giorni abbiamo insegnato a più di 750 bambini. È stato il nostro level-up.”
L’orologio della palestra segna le otto in punto. Inizia l’allenamento. I corsi di Jedi Generation seguono uno schema simile a quello delle arti marziali. Che tu sia un bambino o un adulto, parti dal livello di novizio. Ti alleni tutte le settimane e a fine anno sostieni un esame per passare di livello. La cosa più importante è che all’inizio di ogni ciclo di allenamento, devi scegliere se essere Jedi o Sith fino alla fine del corso. “È una questione mentale che riguarda la tua interpretazione del personaggio.” Personalmente, io mi sentivo molto Obi Wan. Però quello vecchio. Al rallentatore.
Premessa: in palestra siamo una quindicina di persone, di cui cinque ragazze. Non sono il solo ad affrontare la sua prima lezione, ma sono comunque tutti più allenati di me. Iniziamo con corsa, flessioni, addominali per scioglierci – questo video rende bene l’idea. Poi capriole e ruote per la parte acrobatica. Emanuele fai il giro della stanza e dà consigli agli allievi. “Ricordatevi che queste capriole poi le farete sul cemento.” Alle otto e tre quarti – sono già spompato da un pezzo – ci dice che possiamo impugnare le spade laser.
Siamo quattro novellini: ci piazziamo in un angolo a scambiarci colpi di spada laser in modo alternato. Diagonale alta: destra, sinistra. Diagonale bassa: destra, sinistra. Nelle pause butto l’occhio verso il resto della palestra. Gli altri allievi saltano, fanno capriole, si rialzano da terra e scambiano colpi molto coreografici. Capisco che ho un mucchio da imparare. L’ultima parte dell’allenamento si svolge al centro della palestra. Gli allievi siedono in cerchio e osservano coppie di Jedi che si affrontano svolgendo una coreografia ben precisa.
Se non conosci Star Wars, vederli all’opera è come assistere a un combattimento di spade molto esotico in una palestra di periferia. Se conosci Star Wars, è come ritrovarsi dentro i film, anche se sei in periferia. Mi perdo nella galassia lontana lontana, e non mi accorgo che sono già le nove e mezza. La lezione è finita. Uscito dallo spogliatoio, parlo con tre ragazzi che si chiamano tutti Francesco. C’è chi ha scelto il sentiero Jedi, chi quello Sith, chi una via di mezzo.
Parlo un po’ anche con Sarah, che vive e lavora a Bergamo. Tutti i giovedì prende la macchina insieme a un’amica e viene a Milano per allenarsi. È davvero brava. Anche se è molto Jedi, finisce quasi sempre a interpretare un personaggio del lato oscuro. “Ho indossato un mantello da Sith e sono rimasta affascinata.”
In palestra c’è un’aria molto rilassata. Da una parte, lo stile delle arti marziali ti impone di non stare a cazzeggiare durante le lezioni. Dall’altra, ci scappa sempre qualche battuta su Star Wars che puoi capire solo se hai visto i film almeno una volta. Appena usciti, la nebbia ci assale. Sono le dieci di sera passate e ci ritroviamo in sei intorno a un tavolo con Emanuele per mangiare una pizza. Gli chiedo cosa ne pensa del cambio di stile di combattimento tra i film della prima e seconda trilogia. Sorride. “Be’, meno male.”
In effetti, lo stile ingessato del vecchio Obi Wan non riscuote lo stesso successo delle acrobazie di Darth Maul. Con il nuovo episodio diretto da JJ Abrams potrebbero comparire nuove chicche: “Sono curioso di vedere i nuovi stili, ma la prima volta guarderò il film per godermelo.”