Society
di Camilla Campart 11 Ottobre 2018

Stanze Sospese: design sostenibile per il ridisegno degli arredi delle celle

Un team di architetti e designer ha sviluppato un piano di riprogettazione degli arredi delle celle del carcere di San Vittore e di quello di Opera chiamato Stanze Sospese.

Stanze Sospese è un progetto realizzato da un team composto da architetti e designer a cui è stato commissionato dai direttori del Carcere di Opera e del Carcere di San Vittore il ridisegno degli arredi delle celle.

Una cella, due persone, 9 mq in totale di cui 6, secondo quanto sancisce la legge europea, dovrebbero rimanere liberi, cosa che in realtà non sussiste.

La mancanza di spazi costringe i detenuti a trascorrere la maggior parte del loro tempo sdraiati, a non avere modo di sistemare i propri oggetti personali, a studiare seduti sul water mentre si cucina, a spezzare manici di scopa che, legati con pacchetti di sigarette, scotch e carta d’alluminio, vadano a creare delle mensole. Ed è proprio a partire dalla modalità con cui i carcerati si ingegnano al fine di creare mensole che nasce l’idea del progetto Stanze Sospese, sostenuto da Fondazione Allianz UMANA MENTE e portato avanti da un paio d’anni da un team composto da architetti e designer a cui il carcere di Opera ha affidato il ridisegno degli arredi delle celle.

Per arginare il problema degli spazi solitamente si valuta la possibilità di montare un letto sopra l’altro, ma in tal caso la distanza sarebbe di soli 30 cm. Il carcere di Opera ha chiesto al team di ridisegnare gli arredi delle celle in maniera tale da coprire i 6 mq che per legge dovrebbero rimanere liberi e di spingere le persone ad uscire dalla stanza per incentivare la socialità.

Il team ha valutato la realizzazione di una sedia in legno riciclato e revet, anche se l’idea sarebbe quella di utilizzare solo il secondo, ispirandosi alle modalità di gioco degli anziani al bar che, per aver più foga, ruotano la sedia al contrario. Si tratta di una sedia con tavolino integrato, con dama e scacchi scavati dentro, adibita allo studio individuale, al gioco collettivo e al consumo di pasti.

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Il fulcro del progetto è una barra, su cui è possibile appoggiare e appendere indumenti, che vada a sostituire le mensole create a partire da manici di scopa. Non a caso la bucatura data è la dimensione standard della scopa di legno. Tutti gli arredi funzionano grazie alla barra: il tavolo da pranzo, sempre in legno riciclato, è scomponibile a seconda delle esigenze.

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Il mobile posto in verticale presenta delle fresature in modo tale da avere dei ganci su cui appendere i vestiti; appeso invece in orizzontale si trasforma in un piano cucina e le frese diventano spazio apposito per mestoli e piatti. La stessa barra si ritrova anche sul letto, la cui altezza aumentata di 10 cm per ottenerne 40, permette a tutti di avere i propri spazi e ottenere un’ulteriore armadiatura.

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Per la prima volta nella storia del design e dell’architettura d’interni viene utilizzato un nuovo materiale ed è anche grazie a questo che sono stati raccolti i finanziamenti necessari per la realizzazione del progetto stesso. Il revet, prodotto in Toscana, è un tipo di plastica completamente riciclata, diversa però dalle altre. Solitamente per plastica riciclata si intende il residuo della lavorazione di altre plastiche, ma in questo caso si tratta di tappi riciclati e spazzatura da cui viene ricavato un materiale totalmente igienico, pulito, che non subisce deformazioni per il calore ed è stabile strutturalmente.

Il team è stato contattato anche dal carcere di detenzione femminile (Icam), istituto in cui al momento risiedono 15 detenute giovani che hanno bambini al di sotto dell’anno d’età. I bambini nascono e crescono fino ai sei anni in carcere con la mamma e vanno in casa famiglia o vengono adottati, ma non possono più rimanere nella struttura.

Al team, viste le previsioni di crescita da 0 a 6 anni, è stato chiesto di progettare un seggiolino che si adatti a tutte le età. E’ stata dunque rielaborata la sedia stokke ed è nata quella chiamata “cresci con me” sempre in materiale revet. Il seggiolone, spostando la base a seconda dell’altezza del bambino, va bene per tutte le età, e, spostando i due ripiani, si trasforma in una seduta più larga dove poter appoggiare i piedi.

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Le donne stesse non hanno idea di cosa voglia dire essere bambini: l’obiettivo è quello di far prima conoscere alle mamme il significato per poi far sì che si lancino nel gioco assieme ai loro figli. E’ stato progettato dal team uno sgabellino sempre in revet; sollevando la seduta vi sono le lettere per imparare a leggere e scrivere, e disegni in modo che si riesca a ristimolare la fantasia di entrambi.

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Durante la Milano Design Week del 2018 il team ha riproposto fedelmente la disposizione di una cella di Opera manifestando le proposte di un design sospeso a disposizione di chi ne necessita. Il 12 ottobre verrà presentata a San Vittore una cella del tutto riprogettata con gli arredi stabiliti.

Per avere altre rivelazioni seguite il progetto Stanze Sospese sul Sito Ufficiale e su Instagram.

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