Society
di Simone Stefanini 21 Marzo 2017

La tv di Stato che imita l’internet senza capirlo partorisce mostri

È stato chiuso Parliamone Sabato di Paola Perego, dopo la polemica sulla lista razzista e sessista

Ieri sui social si parlava solo della lista in sei punti sui motivi per scegliere una fidanzata dell’est, andata in onda a Parliamone sabato, condotto da Paola Perego su Rai Uno. Anche noi abbiamo detto la nostra in proposito.

Durante lo scandalo, della durata di un giorno come ogni scandalo web, i dirigenti Rai hanno messo una pezza, ognuno a modo suo: il Direttore Generale Antonio Campo Dall’Orto ha dichiarato “Gli errori si fanno, e le scuse sono doverose, ma non bastano. Occorre agire ed evolversi”, mentre la presidente Rai Monica Maggioni ha così commentato: “Non ho visto la puntata, lo sto scoprendo dai siti. Quello che vedo è una rappresentazione surreale dell’Italia del 2017: se poi questo tipo di rappresentazione viene fatta sul servizio pubblico è un errore folle, inaccettabile. Personalmente mi sento coinvolta in quanto donna, mi scuso”.

Bene, la soluzione in questi casi è telefonata: il programma chiude, chi ci lavora aggiorna il curriculum e l’agente di Paola Perego, Lucio Presta, che commenta così su Twitter:

 

 

Il grande errore del servizio pubblico è tentare di scimmiottare l’internet senza capirne le regole e questi sono i risultati. Gli autori che hanno preso una lista del noto e detestabile sito Oltreuomo, intitolata 20 motivi per farsi una ragazza dell’est, che l’hanno ripulita dalle sconcezze vietate ai minori e che l’hanno pubblicata in una schermata durante il sabato pomeriggio becero per famiglie di La vita in diretta, hanno dimenticato che il target di una lista del genere è ben diverso dal pubblico generalista della Rai.

La lista di Oltreuomo si nutre della cultura LOL, cioè di quel cinismo virale secondo cui sui social pare si possa ridere di tutto, dalla disgrazia ai temi politicamente scorretti, come quello preso in esame.

 oltreuomo

Quel tipo di attitudine  si è servita del linguaggio degli stand up comedian americani più caustici e lo ha fatto deragliare, cambiandone l’intento e sdoganando i troll, i cyberbulli e tutti quei comportamenti antisociali da tenere rigorosamente dietro la tastiera.

Benché sia decisamente opinabile, tale linguaggio ha trovato il suo naturale territorio vergine all’interno del mezzo internet, che sregolato com’è, diventa una sorta di Fight Club in cui la percezione degli utenti è “tutto quello che accade sul web rimane sul web”. Una percezione pericolosa che, come sappiamo, può portare a episodi di vero e proprio bullismo nella vita reale, come accaduto a Vigevano nelle scorse settimane.

In realtà, il linguaggio dei social, a tutti i livelli, dovrebbe essere capito e spiegato di più e meglio, anche dalla tv.

 

 

Con tutto il rispetto, Paola Perego è una professionista dell’intrattenimento televisivo classico, non è adatta a contestualizzare un linguaggio distante anni luce, come quello della cultura LOL, al pubblico del pomeriggio di Rai Uno.

Alcuni hanno parlato a sproposito di infotainment, cioè dell’informazione spettacolo che ha fatto la fortuna di siti come Buzzfeed, ma una lista di Oltreuomo e Buzzfeed non sono parenti neanche alla lontana, benché si servano degli stessi mezzi.

La più importante differenza, in questo caso, è l’offesa. Buzzfeed, che ha diffuso l’infotainment in tutto il mondo, fa anche veri reportage giornalistici e si attiene alla deontologia professionale, non pubblicando mai contenuti offensivi. Presta molta attenzione al sociale, prima ancora che al social. Nei sei punti della lista mandata in onda su RaiUno, la donna è trattata da schiava compiaciuta. Questo non dovrebbe avvenire in nessun modo, e nel caso si voglia parlare della lista di Oltreuomo, si dovrebbe fare spiegando storia e difetti della cultura LOL, che spesso partorisce mostri.

 

 vice

 

La televisione di Stato non dovrebbe cercare audience fingendosi l’internet o prendendo una lista trucida di un sito trash e facendola parlare a nome di milioni di italiani, senza dare al suo pubblico i mezzi per comprendere la complessità e la pericolosità di tale linguaggio e già che ci siamo, dovrebbe  prendere le distanze dal talk show della tv commerciale, che vive del dolore, della polemica gratuita e dei bassi instinti.

Dal momento che paghiamo il canone fin da quando abbiamo abitato la nostra prima casa da soli, ci sembra giusto pretendere dalla Rai anche una funzione didattica, aggiornata al 2017 se possibile.

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