Negli anni ’30, la marijuana in America era associata al diavolo, alla discesa negli inferi, all’horror in generale. Un celebre film del tempo, “Marihuana, the devil’s weed”, arrivato in Italia col titolo “Marijuana, l’erbaccia diabolica”, già spiegava molto della strana associazione. Diretto da Dwain Esper e scritto dalla moglie, era un exploitation movie, genere che andava forte in quegli anni, tutto sesso e violenza, senza grossa cura per la parte estetica e spesso con un messaggio da veicolare. Tipo, in questo caso, l’erba fa male. Nella pellicola, Burma è una ragazza che, dopo aver fumato, si ritrova in una serie di guai che nemmeno ad andarseli a cercare la notte. Gli slogan parlavano chiaro: l’erba con le radici all’inferno, vergogna, orrore e disperazione.
Ma perché tanto accanimento? La marijuana veniva usata dal 7000 Avanti Cristo ed era riconosciuta come erba medicinale e antidolorifico da Egizi, Cinesi, Greci e Romani, anche se nei libri di storia o nei film in costume difficilmente si vede un Centurione farsi un cannone dopo un crampo.
Come l’oppio e l’eroina, le origini della marijuana sono in Asia, da dove è stata poi esportata in tutto il mondo, diffondendosi negli Stati Uniti durante il proibizionismo, quando non c’era modo di bere un goccio d’alcol e la voglia di riunirsi segretamente, ballare e andare fuori di testa era ai massimi livelli.
Se si era arrivati a proibire l’alcol, immaginate quale potesse essere la preoccupazione dell’F.B.I. per la marijuana: Harry J. Ansliger, ispettore del Bureau of Prohibition, fece creare manifesti, libri e film talmente estremi e spaventosi, nella sua mente, da impaurire i giovani e farli desistere dal divertirsi. Tipo questo qua sotto, in cui si parla di marijuana ma si mostra una siringa impugnata da un gentiluomo baffuto che guarda lascivo una signorina pronta a sciogliersi tra le sue braccia, dopo il trattamento. L’importante era impaurire suggerendo situazioni estreme, anche se poco verosimili.
Qui sotto, addirittura, una donna che fuma marijuana seduce il diavolo in persona, colorato di verde, giusto per restare in tema. Peccato, degrado, vizio, follia. Tutto per una canna. Il racket del vizio sta mettendo le mani sui tuoi figli. Gli anni 30 non sono mai stati così terrorizzati.
Nel 1936 uscì un film di propaganda anti marijuana, intitolato “Refeer Madness” (oppure “Tell your Children”, oppure “The Burning Question, oppure “Love Madness”). Attori sconosciuti mostravano ciò che succede quando uno studente liceale prova l’erba: un incidente in macchina, un omicidio, uno stupro, poi chiaramente un mare di allucinazioni ed una discesa inesorabile verso gli abissi della pazzia. Tutto, ripetiamo, per una canna. Ok.
Anche per il film qui sotto film fu utilizzato il tanto amato diavolo verde. Della propaganda non si butta via niente.
Un altro film, stavolta del 1937, narra le vicende di un giornalista che sgomina una gang di spacciatori. Il titolo, decisamente apocalittico, è “Marihuana, Assassin of Youth”.
Di quegli anni è anche il libro “Marijuana Girl” di N. R. De Mexico, che parla di Joyce Taylor, una liceale che viene espulsa da scuola, va nella grande città e inizia a fumare come una turca, chiaramente diventando una ragazza facile. Evidentemente negli anni ’30 fumare l’erba cambiava il carattere.
Sotto, la storia di Lila Leeds, che va esattamente come le altre: quando fumi, ti succedono cose brutte di tutti i tipi. Lo so, vi sembra impossibile, perché siete abituati a sentir parlare di marijuana (di certo non per esperienza diretta, intendiamoci), come di un’erba dalla capacità rilassante, con cui ridi per nulla e poi ti viene una fame incredibile e vorresti andare a far colazione alle 4.20 del mattino con 5 pezzi dolci e 6 salati, ma poi ti ricordi che hai gli occhi gonfi come se ti avessero pestato i bulli e allora eviti e ti addormenti vestito.
E invece ti hanno sempre detto una falsità. Nessuna risata, nessuna fame chimica, solo una gran voglia di meretricio e di uccisioni, delle gran paranoie dalle quali non si esce nemmeno dopo il suicidio. La marijuana fa male, malissimo.
Stiamo scherzando chiaramente. Oggi, con la legalizzazione delle droghe leggere in Colorado, sono diminuiti i reati e sono diminuite le tasse, quindi tirando le somme, la scommessa dei 218 parlamentari si è rivelata un buon affare. [fonte]
Un dato che senz’altro fa riflettere e ci fa guardare alla propaganda qua sopra con un sorriso amarissimo.
FONTE | sobadsogood.com