La discriminazione nei confronti delle donne assume forme diverse, soprattutto quando si parla di denaro. Sappiamo che spesso gli stipendi sono più bassi rispetto a quelli degli uomini, ma non eravamo ancora a conoscenza del fatto che le aziende le convincono a pagare di più per prodotti sponsorizzati come “al femminile” che in realtà non sono altro che una versione maschile colorata di rosa. Lo dice un’indagine del New York City Department of Consumer Affairs (DCA), che non lascia spazio al dubbio.
Lo studio DCA ha raccolto informazioni sul costo di 800 prodotti di 90 diversi marchi con versioni sia “per lui” che “per lei”, arrivando a una amara conclusione: quelli pensati per il pubblico femminile costano in media il sette per cento in più, con punte del 13 per cento sui prodotti per la cura personale. Sembra che a rimetterci siano sempre le donne, che in totale pagano sempre di più in due casi su cinque, mentre gli uomini in un caso solo. Nei due casi rimanenti, maschi e femmine pagano prezzi praticamente uguali.
I ricercatori hanno analizzato diverse categorie di prodotti, spaziando tra giocattoli, vestiti per bambini, vestiti per adulti, prodotti per la cura del corpo e oggetti per la casa (la versione PDF dello studio è disponibile qui). Il caso più assurdo di tutti è quello dei prodotti per i capelli: in media le donne finiscono col pagare il 48 per cento in più prodotti come shampoo, balsamo e gel. Al secondo posto ci sono le lamette da rasoio – barba o peli sulle gambe, sono le stesse – che costano in media l’11 per cento in più se sono “pensate per lei”.
Ingiustizia a parte, risulta ovvio che il mercato di questi prodotti sfrutti alcuni stereotipi più o meno fondati su uomini e donne. Lei cura di più i capelli ed è pronta a spendere una barca di soldi per i cosmetici, mentre lui se ne sbatte e compra un flacone di shampoo antiforfora ogni due mesi, se va bene. In alcuni casi è ovvio che le aziende riservino un trattamento di favore per uno dei due generi – per esempio, dato che le donne fanno meno incidenti le loro polizze auto sono più favorevoli – ma poi entra in gioco il discorso della parità dei sessi. È giusto discriminare un uomo o una donna per il semplice fatto che sono, appunto, un uomo o una donna?
Paradossalmente, la giustizia è entrata in azione proprio nel caso delle polizze assicurative: al fine di cancellare la disparità tra i sessi, la Corte di giustizia europea ha imposto un incremento delle tariffe “per lei”, in modo da allinearle con quelle “per lui”. Pensateci: nonostante gli uomini siano più irresponsabili al volante, la legge dice che non è giusto avvantaggiare le donne. Perché allora non succede lo stesso con gli shampoo?
Probabilmente non dobbiamo aspettarci che un giudice intervenga su questo genere di cose – anche se, colorare una scatola di rosa e rincarare sul prezzo dicendo che è fatto su misura “per lei” sa un po’ di truffa. Forse, dovremmo essere noi, uomini e donne, a prestare più attenzione a quello che finisce sugli scaffali del supermercato.
FONTE | The Washington Post