Se pensavate che il punto più alto del teatro dell’assurdo della politica internazionale fosse la campagna elettorale statunitense, preparatevi ad alzare (o abbassare) ulteriormente l’asticella. Sì, perché nel corso del weekend su Twitter un po’ di gente scriveva che Julian Assange era stato ucciso e che il killer era Pamela Anderson.
Ok, piano, riprendete fiato. Lo sappiamo, nella testa di chiunque Pamela Anderson attiva due soli link: il costume rosso di Baywatch e il video porno con l’ex marito Tommy Lee dei Motley Crue. In ogni caso immagini ben lontane da quelle di uno spietato assassino al soldo dei poteri forti.
Tutto nasce da una serie di tweet pubblicate sull’account di Wikileaks:
Tweet criptici, che per alcuni erano però chiarissimi: si tratta di messaggi automatici già preparati per l’invio in caso di morte di Julian Assange. Quindi: Assange è morto, non ci sono prove, né testimonianze, ma per alcuni complottisti Assange è morto.
La caccia al colpevole arriva subito a un epilogo, perché poche ore prima Pamela Anderson aveva fatto visita ad Assange all’interno dell’ambasciata ecuadoregna a Londra, dove il fondatore di Wikileaks vive da quattro anni, per evitare di essere estradato in Svezia per un’accusa di stupro che lui giudica infondata.
Non abbiamo la minima idea di che senso abbia una visita di Pamela Anderson ad Assange, ma nel corso di questa visita lei gli ha portato un simpatico pranzetto vegano, su cui si è subito riversata l’attenzione dei detective dell’assurdo.
Ovviamente Julian Assange è vivo e vegeto. Wikileaks ha spiegato che c’è stato un tentativo di bloccare l’accesso a internet di Assange e che il gruppo sta indagando su quanto successo.
Pamela Anderson, nel frattempo, dorme sonni tranquilli.