Society
di Mattia Nesto 1 Agosto 2017

Il Palantir è un software utilizzato dalla CIA per prevenire attacchi terroristici

Il suo nome viene dalla sfera veggente di Saruman ne Il Signore degli Anelli di Tolkien e il suo utilizzo ha anche molti lati oscuri

 

Avete presente un Palantir? Un Palantir è uno dei tanti termini coniati da  J.R.R. Tolkien per il suo universo e rappresenta una pietra veggente che, letteralmente, legge il futuro. La loro creazione, stante Tolkien, si perderebbe nella notte dei tempi e l’utilizzo è quasi sempre dannoso perché il loro potere va al di là di ogni umana possibilità di comprensione. Ad esempio proprio a seguito del ritrovamento di una di queste pietre veggenti, Saruman, il primo stregone bianco, entrerà in contatto con Sauron, il signore oscuro caduto ma non sconfitto e inizierà via via sempre di più a bramare potere, passando infine per sempre dalla parte dei cattivi.

 

 

Tuttavia questa trovata letteraria ha avuto, ormai dal lontano 2004 ad oggi, una sua concreta applicazione nella realtà. Già perché leggendo un recente articolo pubblicato su The Guardian, si viene a sapere l’esistenza di una startup nata in ambito CIA che ha realizzato dei software in grado di prevenire attentati terroristici, attacchi a basi militari ed anche individuare per tempo dove e come un determinato crimine potrà avvenire. Fantascienza à la Minority Report direte voi? Beh non proprio visto che la società Palantir, chiamata guarda caso proprio così, può vantare tra i suoi clienti, oltre alla già citata CIA, anche l’FBI, la NSA (l’Agenzia per la Sicurezza Nazionale Americana), la Marina e l’Areonautica militare. Una cosa perciò dannatamente seria.

 

 

D’altronde questa società non poteva essere una bufala visto che è stata fondata da quel geniaccio di Peter Thiel, il co-fondatore di PayPal, grande azionista di Facebook e molto intimo col Presidente Trump: ed infatti i risultati, stante a quanti “l’hanno provato” sono del tutto eccezionali.  Ad esempio il Pentagono ha già testato il Palantir in Iraq e il software è stato in grado di prevenire numerosi attacchi, tracciando i modelli delle varie bombe utilizzate dai terroristi in unione ai movimenti degli indiziati. La Marina invece se ne è servita per non perdere gli spostamenti dei terroristi internazionali, sfruttando appieno le gigantesche capacità mnemoniche del Palantir, che è in grado di incamerare miliardi di campioni di DNA raccolti negli anni e di riconoscerli in giro per il mondo.

 

 

Tutto a posto quindi? Beh non proprio visto che, proprio come nel film con Tom Cruise, il progetto Palantir solleva più di un dubbio morale. Non solo infatti una società fondamentalmente privata (e che quindi ha come primario interesse il profitto) ha a disposizione una mole di informazioni sensibili gigantesca, ma cosa succederà quando anche gli Organi di Polizia si doteranno di una simile tecnologia ? E l’ipotesi non è troppo campata per aria dato che il Dipartimento di Polizia di Los Angeles ha già usato il Palantir per, udite udite, prevenire almeno un paio di crimini. Sfruttando gli algoritmi che uniscono i dati sulla posizione, l’ora e i dati dei crimini commessi in precedenza, siamo ad un passo dalla cosiddetta “polizia predittiva”: usare uno strumento tecnologicamente avanzato per individuare i nemici esterni sulla stessa popolazione sembra un incubo che si trasforma in realtà.

 

 

Proprio come Pipino ne “Il ritorno del re”, avere a che fare con una tale forza di preveggenza non sempre è una cosa buona e le conseguenze potrebbe essere molto più preoccupanti dei possibili benefici. Come si può leggere nel libro The Secret Deals That Are Changing Our World di Jacques Peretti di cui The Guardian ha pubblicato un estratto, il progetto Palantir ha una potenza e pervasività paragonabile a Facebook o Google, ma al contrario di queste società si muove nell’ombra, al segreto e nascosta tra le zona d’ombra della sicurezza nazionale. Quasi più preoccupante della classica orda di Uruk-hai non trovate?

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