Per la serie “tutto il mondo è paese”.
Ci lamentiamo tanto della poca (scarsa? nulla?) considerazione per il lavoro del grafic designer in Italia, ma anche nella bellAmerica di Obama le cose non sembrano andare meglio.
E si che un minimo di riconoscimento per chi ti ha aiutato a diventare il 1° presidente nero d’America dovresti averla (come prescindere dal lavoro grafico di Obey che ha stilizzato Obama in quell’icona pop contemporanea fissata definitivamente nell’immaginario collettivo?)
Bene. Succede invece questo. Con scadenza 4 novembre, Obama ha lanciato un bando per disegnare un poster “che illustra il motivo per cui sosteniamo il piano del presidente Obama di creare posti di lavoro”. Un lavoretto mica da poco, tanto che alcuni grafici professionisti interpellati ne hanno quantificato il valore di mercato tra i 40mila e i 100mila dollari (trattandosi di una campagna nazionale).
Sulla carta tutto molto interessante e stimolante, il premio sarà bello sostanzioso… Peccato la realtà sia ben diversa:
Quanti soldi ci sono in premio se si vince? Macchè vil denaro! Si ottiene una copia incorniciata del poster firmato dal presidente (“valore indicativo al dettaglio $ 195”). E, oltre al danno la beffa, partecipando al concorso si perde la proprietà intellettuale della proposta. Come dice il regolamento infatti “tutte le comunicazioni saranno di proprietà di Obama per l’America “.
Niente male vero? Un poster sul lavoro in cui il lavoro non è considerato lavoro, ma il solito contributo gratuito “alla causa”…
Certo potete leggere il brief, è sempre interessante (con tanto di suggerimenti per lo slogan da usare, robe potentissime come “Fighting for jobs,” “Get America back to work,” “Made in the USA,” and “Support small business”). Poi però prima di partire in quarta sull’onda dell’entusiasmo e mandare le vostre geniali proposte qui, fate una bella cosa, accendete un attimo il cervello e riflettete… E quando avrete realizzato la presa per il culo il nostro suggerimento è di mandare una bella proposta, certo, ma in stile: FUCK YOU. PAY ME.