Ah – (sospiro) – nell’era digitale il fascino discreto della vecchia corrispondenza cartacea, il rumore assordante e poetico di tutto quell’inchiostro speso, quelle calligrafie che parlavano anche più dei contenuti delle singole frasi, a volte ( “chissà com’è la tua calligrafia…”). Il medium più caldo che c’è. Un piacere, una pratica assolutamente trasversale e universale. Senza distinzione di genere, cultura o grado di celebrità. Per scoprire che davanti al foglio bianco di una lettera siamo tutti uguali: esseri umani.
Già, se vi siete sempre chiesti ma Elvis, Kafka, David Bowie, Churchill dal loro iperuranio scrivevano lettere ? La risposta è sì. E non solo, grazie a Letters of Note, un blog che raccoglie (e trascrive, per gli amanti del copia&incolla digitale) lettere e corrispondenze di personaggi celebri, abbiamo la possibilità di vederle. Aprendo squarci di intimità vertiginosa nelle vite irraggiungibili (prima di tutti i social network) delle celebrità.
Fatevi un giro nel sito, ci son delle chicche mica da ridere, la lettera di Elvis a Nixon (e che brutta calligrafia aveva THE KING?), Churchill alla moglie, la lettera in cui Einstein dice che la parola Dio è un segno di debolezza umana (venduta in un’asta nel 2008 a 170.000£), scoprire la calligrafia di Kafka (che ci potresti fare un font), e via così. Di tutto e di più.
Se vi viene voglia di prendere penna calamaio carta e scrivere, va bene, fatelo, anche se non siete (ancora) celebrities.