Lunedì 23 luglio a Piacenza si terrà un convegno patrocinato dal comune di centrodestra, dal titolo piuttosto allucinante: “L’erba della morte: la cannabis, aspetti medici e legislativi”. I relatori sono a prevalenza leghista e fa sorridere la testimonianza di “una mamma”, che non si capisce se sia la mamma di un relatore, della cannabis o di un ragazzo che ne fa uso.
Per confutare subito la tesi riguardante “l’erba della morte”, basterebbe ricordare a tutti che ad oggi non esiste alcun caso registrato di morte per overdose fatale di marijuana. Un consumatore dovrebbe fumare 700 chili in un quarto d’ora per arrivare a causare la propria morte e siamo totalmente sicuri che, per quanto possa essere delizioso fumare, nessuno si arrischierebbe di parcheggiare un camion con 7 quintali di erba per poi dargli fuoco e inalare tutto il fumo prodotto entro e non oltre 15 minuti.
Fatto questo preambolo, rimaniamo sconcertati dall’ondata di proibizionismo assolutamente antistorica che sta colpendo l’Italia sempre più schierata a destra, anche quando va contro i suoi interessi. Un mese fa infatti il Consiglio Superiore di Sanità si è dichiarato contrario alla vendita di cannabis light (quella legale) in Italia (ne abbiamo parlato qui).
Nel frattempo il Ministro dell’Interno Matteo Salvini, che un tempo si schierava a favore della legalizzazione della cannabis, oggi la paragona alle droghe pesanti, in una retromarcia per accaparrarsi il voto dei cattolici moderati.
Ripetiamo fino allo sfinimento: nei paesi in cui le droghe leggere sono state legalizzate di media si è assistito a un crollo della criminalità relativa allo spaccio illegale, in più i ricavati sono serviti per abbassare le tasse e aumentare i servizi. La cannabis illegale accresce l’illegalità, perché la domanda non è mai scesa e l’offerta in un modo o nell’altro arriva, quando la domanda è pressante. Ci teniamo a ricordare che sostanze nocive come alcol e tabacco sono assolutamente legali e hanno addirittura il bollino dello Stato.
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