Pedro G. C. Oliveira e Xuedi Chen sono due ricercatori dell’Interactive Telecommunications Program dell’università di New York. Hanno pubblicato Backslash, un interessante progetto che vuole farci riflettere su come la tecnologia venga usata durante gli scontri tra la polizia e i manifestanti in una rivolta civile. È un ipotetico kit super tecnologico pensato per la guerriglia urbana.
I due designer si sono ispirati alle proteste in Turchia e in Brasile del 2013 e a quelle di Hong Kong dell’anno successivo. Gli oggetti non sono realmente disponibili: quella di Oliveira e Chen è una provocazione molto intelligente che ci porta a ragionare sull’importanza che la tecnologia ha nella nostra vita oggi, e il fatto che tutto il progetto venga rappresentato da immagini simili a quelle delle riviste di moda non fa che ampliare la potenza del loro messaggio.
“Durante il movimento Primavera Araba, i più alti livelli di partecipazione sono stati osservati durante i periodi di blackout di internet” – dichiara il manifesto di Backslash – “Questo è accaduto perché il contestatore moderno ritiene che la connettività sia un diritto umano fondamentale. […] Come possiamo livellare il campo di gioco tecnologico per gli attivisti e la popolazione in generale? Come designer, troviamo che questa sia una sfida molto interessante. Ci siamo dedicati alle tecnologie che potrebbero aiutare a sviluppare questo discorso.”
Nel kit possiamo trovare: router che permettono agli attivisti di connettersi anche durante i blackout, strumenti che isolano i telefoni al fine di non essere intercettati o cloud per mettere al sicuro foto e dati prima che la polizia sequestri smartphone o altri device. E poi stencil per scrivere sui muri, bandane per non farsi riconoscere e altri gadget da indossare. Se volete approfondire il progetto, trovate tutto sul sito backslash.cc
FONTE | boingboing.net