Il modo più facile per capire se una persona gioca di ruolo è chiedergli quante facce ha una dado. Se ti risponde “sei” è fuori dal giro, se ti dice “quattro, sei, otto, dieci, dodici e venti” allora puoi affrontare la discussione Dungeons&Dragons. Con oltre 40 anni di storia, il gioco di ruolo più famoso di tutti i tempi ha riunito intorno a un tavolo milioni di persone in tutto il mondo. Tutto quello che ti serve per giocare sono un manuale, schede, matite, dadi e un’avventura.
Il tempo passa anche per i giochi di ruolo, e oltre Dungeons&Dragons si estende un mondo poco esplorato. Per conoscerlo meglio abbiamo intervistato i ragazzi di DiceGames Italia, il canale YouTube che ogni martedì sera ospita le avventure in streaming della Compagnia dell’inetto. Per farla breve, è una campagna “vecchia scuola” di D&D partecipata da Il Master, Quit108, Rexen, NauxCube e Cecil Robin dove succede di tutto.
Ma cosa fanno i giocatori di DiceGames nella vita reale? Quit e Rexen sono youtubers: “diciamo cazzate a un microfono per vivere”. Robin passa le sue giornate studiando al politecnico di Milano e lavorando nel weekend in un supermercato. NauxCube lavora come project manager in una ditta di design. “Stranamente è quello che ha il lavoro più serio di tutti.” Il Master è un po’ youtuber, autore di fumetti e grafico pubblicitario.
Se a un certo punto il gruppo si è messo a giocare a D&D su YouTube è tutta colpa di Quit. “Avevo visto un canale fare una cosa simile in inglese e da buon italiano ho deciso di scopiazzare il format.” Così, ha messo su una squadra di giocatori e un master. “Senza Quit, Rexen e un minimo bacino di utenza a cui attingere all’inizio sarebbe stato difficile,” dice Il Master. Dopo tre anni di attività, si trovano ad esplorare dungeon, recensire nuove uscite nel panorama dei giochi di ruolo e rilasciare interviste dopo l’una di notte.
Quando chiediamo al gruppo qual è la sessione più memorabile delle loro avventure ci rispondono “la prossima, dovete guardarla.” Ma sul loro canale YouTube non c’è solo la Compagnia dell’Inetto. “D&D è un caposaldo dei giochi di ruolo. È innegabile. È il gioco di ruolo più famoso, quello di cui tutti hanno quantomeno sentito parlare. Ma non c’è solo quello. C’è molta altra roba là fuori.”
Dato che su YouTube i video di gameplay – dove puoi guardare gente che gioca ai videogiochi – sono molto diffusi, chiediamo ai DiceGames se le loro campagne online non abbiano portato i giocatori di ruolo ad abbandonare i dadi e seguire le loro avventure anziché crearne di proprie.
“In realtà io credo che sia l’opposto” dice Il Master. “Io ricevo sempre un sacco di messaggi del tipo ‘mi hai fatto scoprire questo bellissimo gioco e me lo sono comprato subito’,” dice Rexen. Quit108 aggiunge che “spesso succede così, veder giocare un gioco che ti diverte – o con una persona che ti fa divertire – è una pubblicità positiva per il gioco stesso.” La vera differenza con i videogiochi è che un gioco di ruolo “crea illimitate possibilità di sviluppo.” Non importa quello che vedi su YouTube: ogni gruppo di amici vivrà avventure uniche.
Quando chiediamo loro cosa pensano dell’evoluzione di D&D negli ultimi anni – dalle varie edizioni agli spin-off come Pathfinder – il discorso cade sui pregi e difetti del gioco di ruolo. “Dipende da come lo si gioca, dal master e dai giocatori. Se ci sono cose che sono spiegabili dal personaggio in maniera logica e intelligente, allora quel personaggio può anche piegare una regola” dice Quit. “Rimane il fatto che, secondo me, D&D è solo uno dei giochi da giocare, perché è D&D.” Per Il Master “Limitarci solo a D&D, con un così ampio panorama, sarebbe stato brutto,” visto che là fuori ci sono Vampire, Sine Requie, Dark Heresy e tanti altri.
Ora che giocano di fronte a un pubblico, abbiamo chiesto ai ragazzi di DiceGames se si sentono in dovere di fare bella figura. “No, non facciamo mai bella figura,” scherza Quit. Il Master è molto più diplomatico: “Noi giochiamo come vogliamo giocare, però sappiamo anche che dobbiamo giocare in un modo tale da riuscire a intrattenere. Questo ci ha portato a giocare in modo leggermente diverso da come avremmo fatto intorno a un tavolo, ma per la mera questione che il media è diverso.” Insomma, hanno fatto in modo di essere naturali e, allo stesso tempo, spiegare alcuni aspetti del gioco al pubblico.
A un certo punto arriva la domanda seria: i giochi di ruolo servono a qualcosa? “Io non mi sentivo così attivo cerebralmente da quando ero piccolo e giocavo ai primi Zelda” dice Quit. “I videogiochi per me hanno perso del mordente nell’inserirmi nel gioco. Mentre con i giochi di ruolo è come se fossi tornato bambino. Quindi servono a un sacco, secondo me.”
“Io posso sfogare la mia schizofrenia” spara NauxCube. “Secondo me aiuta anche molto a conoscere se stessi” dice Rexen. “Aiutano a creare delle abilità sociali. Riuscire a mettersi nella testa di un personaggio che magari la pensa in maniera diversa – o simile – da te sotto alcuni aspetti aiuta tanto a rapportarsi socialmente con le persone” secondo Quit.
Quando finalmente chiediamo al gruppo di salutarci nei panni del loro personaggio, rispondono ridendo: “cacchio, quale?”. Il Master interviene dosando un’altra pillola di saggezza: “noi abbiamo vissuto una marea di vite negli ultimi tre anni, una marea di personaggi diversi.” Alla fine, riusciamo a strappare una serie di saluti agli avventurieri della Compagnia dell’inetto. Se non li capite significa che dovete andarvi a recuperare le puntate su YouTube.
“Che le vostre pance siano piene, e i vostri borselli anche. Perché sto arrivando a prenderli.”
“Scale e tetti, non mi avrete.”
“Mai fare incazzare un nano che può prendere fuoco.”
“Buona notte a tutti, ragazzi. Spero che questa intervista da molti possa essere vista.”
“Il master fa tutti i personaggi. Ma sono i giocatori che fanno la storia.”