Una superficie di 7.500mq, oltre 200 espositori e 7.000 visitatori. Questi i numeri di Bologna Sì Sposa giunta alla decima edizione nello scorso ottobre. Un traguardo festeggiato con la significativa inaugurazione di Gay Bride Expo, il primo Salone in Italia dedicato ai matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Si tratta della prima volta per l’Italia e va sottolineato che se vi aspettate paillette e boa di struzzo rimarrete delusi. Per fortuna, perché non si tratta di una sezione a sé stante o di una fiera ad hoc, ma la dichiarazione di intenti da parte di operatori del settore di volersi aprire anche all’organizzazione di matrimoni di coppie omosessuali. Un tema di stretta attualità che ha portato a un evento fortemente voluto da ArciGay Nazionale e dalla wedding planner Marilena Zambelli, ha avuto come ospiti d’onore la cantante Maria Nazionale e l’attore/autore Carlo Giuseppe Gabardini.
«L’idea di Gay Bride Expo è nata 5 anni fa – racconta Marilenza Zambelli – Sono una donna etero cresciuta con un caro amico omosessuale e quando ho deciso di buttarmi nel mondo dei wedding planner ho trovato di fronte a me una cosa che non capivo: perché tutti potevano pronunciare quel sì tranne lui? Così sono lentamente diventata un’attivista sostenendo Arcigay e tutte le manifestazioni di settore. Fino ad arrivare al Gay Bride Expo.»
Perché serve una fiera del matrimonio gay?
Innanzitutto perché non si tratta di una fiera del matrimonio gay ma di una disponibilità da parte degli operatori del settore a occuparsi di qualsiasi tipo di matrimonio, anche quello omosessuale. Ed è necessaria perché sancisce una volta per tutte una realtà e la distanza tra il polveroso dibattito politico e la società. Detta più grettamente: è il business che sancisce questa realtà. Quando anni fa ho parlato con i primi fornitori, non proprio giovanotti di primo pelo, mi son ritrovata addosso sguardi perplessi e dubbiosi. Ma non appena si sono accorti che non si trattava di un bizzarro vezzo di qualcuno ma di una esigenza reale la disponibilità è stata immediata, da parte di tutti. E siamo riusciti ad organizzarla solo oggi perché, finalmente, oggi si parla della questione in maniera più attiva e pervasiva anche nel nostro Paese. Abbiamo colto il trend del momento per far capire alle persone che c’è questa realtà ed è molto più tangibile di quanto i politici dicano.
A proposito di business: secondo uno studio dell’università della California l’effetto della sentenza della Corte Suprema in America che ha legalizzato i matrimoni samesex in tutto il Paese porterà all’economia USA 2,6 miliardi di dollari. Cosa stiamo aspettando?
Aspettiamo che qualcuno abbia le palle di schierarsi, se mi passi il francesismo, di prendere una decisione indipendentemente dallo scontento dell’una o dell’altra parte politica.
Saranno i preconcetti, saranno i pride ma con chiunque abbia parlato una volta messo piede al Gay Bride Expo si aspettava qualcosa di “diverso”. E invece?
Invece l’unica cosa da capire è che non c’è niente di diverso. E il punto è proprio questo. Si tratta di pronunciare lo stesso sì con gli stessi anelli, gli stessi vestiti, gli stessi addobbi floreali e chi più ne ha più ne metta. Poi per mettersi una fede con diamante o vestiti particolarmente appariscenti non c’è mica bisogno di essere omosessuali. Ho avuto due spose con abito fucsia. Ed erano etero.
Parlami dell’organizzazione della cerimonia: anche lì, niente di diverso?
Assolutamente niente. L’unico aspetto è la cerimonia religiosa che al momento non è possibile praticare. E, per le persone omosessuali, anche quella civile. Ma se ci pensi anche il rito civile di coppie etero che si svolge in location ad hoc ha una valenza puramente celebrativa. I registri non si possono portare fuori dagli uffici comunali, la firma avviene altrove, il matrimonio, di fatto, è già stato effettuato. È una cerimonia e il suo valore è che avvenga davanti a tutti, amici, parenti e persone care alla coppia che decide di sposarsi.
Però dai, qualcosa di diverso dovrà pur esserci. L’accompagnamento, ad esempio: nella coppia etero c’è l’uomo all’altare e la sposa che lo raggiunge. Nel matrimonio samesex come funziona? Chi accompagna chi? Come entrano gli sposi e le spose?
Ma guarda, Gay Bride Expo serve a dire proprio questo: il matrimonio tradizionale è molto cambiato. In 5 anni di attività mi è capitato spesso di trovarmi di fronte a famiglie allargate, a spose che decidevano di farsi accompagnare dalla madre fino all’ingresso in chiesa e altri ancora che decidevano di fare il loro ingresso insieme. Stesso dicasi per le coppie omosessuali: c’è chi decide l’ingresso insieme, chi vuole che l’altro aspetti e chi entra accompagnato dalla famiglia. Che è la cosa più bella, perché sottolinea il sostegno di chi ti ama. Dipende comunque tutto dalla predisposizione personale.
Immagino che lo stesso discorso valga per la scelta dei vestiti, degli addobbi e via dicendo.
Esatto. Gli uomini hanno poco margine d’azione: oltre al vestito c’è poco. Si può giocare su colori e sugli accessori, quello sì, ma di base il vestito è quello classico. Più variegata invece la situazione per le coppie lesbiche: all’interno della coppia può capitare sia di trovare una sposa con abito tradizionale e una con tailleur; sia entrambe in tailleur o, addirittura, entrambe in abito tradizionale. Ma ripeto: come nel caso degli accessori, dei colori, dei fiori e delle bomboniere, è solo una questione di predisposizione personale. C’è chi sogna sin da quando era bambina di mettersi l’abito da principessa e chi, invece, preferisce qualcosa di più sobrio. L’evoluzione dell’abito da donna comunque la puoi trovare anche nelle coppie etero: sono tantissime, soprattutto andando avanti con l’età, le donne che decidono di sposarsi in abito elegante ma non da sposa. Sono i tempi che cambiano e che svecchiano un bellissimo momento su cui era rimasta sopra troppa polvere.