Un capezzolo maschile e uno femminile. E chiare indicazioni a pennarello per spiegare che sono esattamente la stessa cosa, senza differenze. Eppure quello maschile è in bella vista, quello femminile censurato. La foto è di qualche tempo fa, arriva dall’account Instagram della modella Cara Delevingne ed è uno degli esempi più famosi della campagna #FreeTheNipple, che sta montando sempre di più sui social network.
Tutto parte dal fatto che Facebook e Instagram (che sono da tempo la stessa cosa) siano particolarmente attenti alla presenza di foto di nudo e che i loro algoritmi non siano in grado di distinguere tra foto porno, foto in libertà e semplici foto di mamme che allattano al seno. Tutto parte da qui, ma anche dalla volontà di tante donne di sdoganare il seno libero in ogni dove, dai social alla vita di tutti i giorni. In poco tempo è nato l’hashtag #FreeTheNipple, usato per rivendicare la pari opportunità dei capezzoli e veicolato soprattutto su Twitter, dove la censura è meno pesante.
Dalla campagna è nato anche un film, girato da Lina Esco e che ha tra le protagoniste Lola Kirke (già vista in Mozart In The Jungle e sorella di Jemima, ovvero Jessa di Girls). Una delle prime a sostenere la campagna fu Chelsea Handler, che venne censurata da Instagram per una parodia a seno nudo della celebre foto di Putin a cavallo. Oltre al film, non si contano le dimostrazioni di supporto, da nomi come Miley Cyrus, Liv Tyler, Lena Dunham e molte altre, passando per mobilitazioni spontanee. Come quella di qualche giorno fa in Islanda, dove una ragazza è stata ricoperta di insulti e stigmatizzata dopo aver caricato una foto a seno nudo sui social network: per reazione, tantissime sue connazionali hanno risposto con foto simili a suon di #FreeTheNipple.
Al momento Facebook e Instagram non sembrano voler allentare il controllo, ma nemmeno #FreeTheNipple sembra voler rallentare. Chi la spunterà?