“When I am king you will be first against the wall.”
Paranoid Android, Radiohead (1997)
Il Museo Egizio di Torino è diventato di recente oggetto di dibattito politico a causa della protesta messa in atto da Giorgia Meloni e alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, che hanno manifestato il loro malcontento nei confronti di un’iniziativa che prevede sconti sul biglietto d’ingresso per i cittadini di lingua araba, che specie in Egitto, non sono messi in condizione di ammirare l’arte del loro paese.
Il direttore Christian Greco è sceso in strada per incontrare la delegazione politica che davanti alla stampa gli contestava “l’agevolazione per i musulmani” e il “razzismo nei confronti degli italiani”. Il direttore, spiegando pacatamente come si fa coi bambini piccoli, ha replicato alla Meloni: “Siamo il primo museo archeologico d’Italia, dialoghiamo con tutti e facciamo attività pubblica di inclusione per avvicinare il più possibile il pubblico al museo. Accogliamo senza tetto, andiamo negli ospedali e nelle carceri e con questa promozione cerchiamo di avvicinare quelle persone che in Egitto non si sono avvicinate al loro patrimonio. Per quanto ci riguarda, il nostro museo è di tutti e non siamo d’accordo che si prenda una delle tante promozioni che facciamo e la si demonizzi a uso politico”.
Di questo dibattito esiste un video che spiega più di mille parole quanto l’ignoranza e la presunzione possano far danni. I rappresentanti di Fratelli d’Italia infatti, non si fermano neanche dopo l’intervento chiarificatore del direttore e continuano con gli slogan: “È una promozione contro i cattolici”. Il direttore spiega loro ancor più docilmente, con fare da insegnante di sostegno, che non tutti i cittadini di lingua araba sono musulmani: “In Egitto vivono 15 milioni di copti, che sono cristiani come lei e me”. Niente. Il direttore tenta di far capire che la collezione che mostrano al Museo Egizio non è italiana bensì egiziana e che gli egiziani hanno tutto il diritto di poterla ammirare.
La Meloni rilancia con quel fare da laurea all’università della vita: “Se fate la promozione per gli stranieri allora dovete fare anche quella per gli italiani”. “Ci sono già”, risponde in coro il personale del Museo. “Ah, non lo sapevo” chiosa la Meloni, e chiunque avesse fatto una così magra figura di fronte alla stampa e a persone di cultura, al posto suo avrebbe meditato il piano B: nuvola ninja, fuga e sparizione per un po’.
A bocce ferme invece arriva una dichiarazione che ha dell’incredibile. Il responsabile per la comunicazione di Fratelli d’Italia ha così commentato l’accaduto: “La campagna di comunicazione fatta dal Museo in arabo, infatti, con tanto di visual raffigurante una coppia con la donna velata, al di là della sua durata temporanea, è il sintomo della malattia dell’Occidente. Un pensiero debole che distrugge la propria storia e identità a favore delle altre. Una iniziativa ideologica e anti italiana. una volta al governo Fratelli d’Italia realizzerà uno dei punti qualificanti del proprio programma culturale che prevede uno spoil system automatico al cambio del Ministro della Cultura per tutti i ruoli di nomina, in modo da garantire la trasparenza e il merito, non l’appartenenza ideologica”.
In paroloni: quando saremo al governo, tu sarai uno dei primi a perdere il lavoro. Una minaccia, travestita da programma politico. A nulla è servito spiegare loro che la promozione per la durata di 3 mesi ha uno scopo culturale, che ci sono molte promozioni per gli italiani, che è il Museo Egizio quindi tra il target di riferimento c’è anche la popolazione egiziana. I Fratelli d’Italia sono passati direttamente alla minaccia di epurazione.
Epurazione peraltro inefficace dal momento che la scelta del direttore spetta alla Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino, quindi l’eventuale ascesa politica di Fratelli d’Italia non porterebbe a nessuna vendetta reale.
Questo è un assaggio della politica post elezioni del 4 marzo: ignoranza, supponenza, populismo, minaccia. Siamo sicuri che le nostre eccellenze artistiche e culturali vadano salvaguardate da questi politici che meno sanno, più vogliono imporre il proprio pensiero e ci schieriamo solidali con il direttore Christian Greco, del quale vogliamo citare una frase particolarmente importante: “Io sono cattolico. Sa cosa vuol dire cattolico? Universale, quindi ci apriamo a tutti.”