Siamo arrivati alla fine del 2017. Non vi sembra ieri che parlavamo del 2016 come anno maledetto, che ha portato via tutti i nostri vip preferiti, da David Bowie a Prince? Cos’è successo allora, che ci siamo ritrovati direttamente al Capodanno del 2018 senza passare dal via?
La sensazione che il 2017 sia passato in un lampo è la percezione logaritmica del tempo, in base all’età che uno ha. Questa convinzione sembra essere basata su impressioni soggettive, che sono così spiegabili: a un bambino di un anno, il secondo anno di vita gliela raddoppia, quindi è praticamente infinito. Quando avrà 10 anni gliela allungherà del 10%, quando ne avrà 40 del 2,5%, quando (bontà sua) ne avrà 100, un anno sarà solo l’1% della vita.
Chiaro dunque che ogni anno che vivremo in più, ci darà la sensazione del tutto soggettiva che duri meno in relazione alla nostra età. Ciò non accade se in un particolare anno avviene un evento importante o un trauma che fa da spartiacque e rende la percezione dell’anno molto più lenta.
Ecco svelato a livello teorico il perché di tutti gli struggimenti, il romanticismo a palate e la retromania che abbracciamo una volta raggiunto il poco ambito traguardo dei trenta: la vita sembra più veloce perché ogni anno la percentuale di quella porzione di tempo all’interno della vita vissuta si fa sempre più piccola.
Le estati dell’adolescenza, il Natale di quando eravamo bambini, spesso ci sembrano più belli e importanti proprio perché ai tempi, duravano di più. Dei primi amori analizzavamo ogni secondo, perché quel secondo era eterno.
Come vi sentite ora? Più vecchi? C’è un solo modo per ridare tempo a ogni singolo momento di vita: valorizzarlo, dandogli dignità. Creare, amare, mangiare, viaggiare, godere, oltre a essere imperativi buoni per film tutti melassa, sono anche verità assolute che danno qualità al tempo, rendendo unici anche gli attimi. La vita è adesso, diceva il poeta Baglioni e queste consapevolezze devono rendere ogni secondo importante.
FONTE | Il Post