Society
di Simone Stefanini 29 Novembre 2016

La morte di Fidel Castro ha unito per la prima volta Pisa e Livorno

Partono carovane da Pisa per firmare a Livorno il registro di condoglianze a per la morte di Fidel Castro

fidel-castro huffington post

 

A Livorno, il sindaco Filippo Nogarin ha autorizzato un registro per le condoglianze per la morte di Fidel Castro, il lìder maximo di Cuba morto il 25 novembre scorso. È l’unico comune in Italia ad aver accettato di onorare pubblicamente l’ex politico socialista. Il registro, una volta completato, sarà inviato all’ambasciata cubana.

Sono molte le cose che fanno effettivamente sorridere nella vicenda: la prima è che la città,  in cui è nato il Partito Comunista Italiano nel 1921 e da sempre roccaforte della Toscana rossa e filocastrista, è amministrata dal Movimento 5 Stelle proprio nel momento in cui c’era da onorare uno degli idoli dei compagni livornesi.

La seconda è che da Pisa e dai comuni della provincia pisana, molti comunisti stanno organizzando carovane per firmare il registro e porgere l’ultimo saluto al rivoluzionario che è stato il primo segretario del Partito Comunista di Cuba, di fatto l’unico partito dell’isola.

 

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Come riportato da Repubblica, il pisano Giuliano Marrucci di Report, il noto programma di Rai3, ha lanciato un appello su Facebook in cui ha scritto:

“Come sapete il comune di Livorno, unico in Italia, ha allestito un registro delle condoglianze per la morte del compagno Fidel Castro. Da Pisa ci stiamo organizzando per andare a lasciare un contributo tutti insieme. Siamo l’#Accozzaglia, e per salutare uno dei più grandi simboli di sempre della lotta per l’emancipazione delle classi subalterne, dobbiamo lasciare per qualche ora il nostro comune amministrato dai compagni che a Fidel preferiscono Marchionne, per recarci in un comune amministrato da quei pericolosi populisti reazionari dei 5 stelle. Ci troviamo alla stazione di Pisa Centrale. È in corso una votazione per decidere l’orario.”

Un’adunata che sa di vecchi cortei sindacali e case del popolo, di amari a poco prezzo e di bestemmie creative durante le partite a carte, tutte tradizioni di una Toscana che ormai non esiste più. Un po’ come il P.C.I.

 

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