Society
di Stefano Disastro 22 Febbraio 2018

Tutto il fascino e la magia dei Terrarium raccontati da una vera Plant Lady

Dopo aver letto un bel libro sui terrarium abbiamo voluto saperne di più e abbiamo intervistato Alice Delgrosso, che realizza questi splendidi giardini in miniatura

 

Cos’è un terrarium? Come dice la parola stessa è un giardino in miniatura costruito attentamente dentro una teca o un altro recipiente in vetro. Nel caso di Alice Delgrosso/I giardini di Ellis, in una bottiglia. L’abbiamo intervistata per saperne di più di questo trend affascinante, perfetto per chi ama e rispetta la natura, adora rilassarsi e godere anche in città di un angolo di verde. E alla fine di questa lunga intervista trovate un libro perfetto per iniziare questa magica arte.

 

Ciao Alice, presentati ai lettori di Dailybest
Mi chiamo Alice Delgrosso e con una piccola laurea in filosofia mi sono avvicinata al mondo sperimentando da sempre le cose che mi appassionano. Il mondo delle piante è l’ultimo luogo in cui mi sono avventurata. Plant lady dal 2015, come si direbbe sui social, sono una collezionista di piante d’interno, amante del verde, creatrice di giardini in miniatura e terrari per passione. Amo la mia città, Milano, e sogno di aprire presto il mio laboratorio in cui continuare a creare giardini in bottiglia, condividere esperienze ed insegnare a chi lo desidera questa meravigliosa arte. Mi potete trovare su Instagram: @i_giardini_di_ellis sono il mio diario di viaggio.

 

Come e perché si comincia a creare piccoli mondi sotto vetro?
Io ho cominciato a modo mio, facendo piccoli esperimenti e tentativi così come faccio con ogni cosa che mi incuriosisce ed appassiona. Il mondo delle piante è incredibilmente vario e ci si può avvicinare in tanti modi, io ho scelto di provare ad osservarlo “sottovetro” ed è un punto di vista che ogni giorno ancora mi sorprende.
Tutto però è iniziato con un breve workshop durato qualche ora, circa 3 anni fa e da lì mi si è aperto tutto un mondo da scoprire.


È qualcosa di vicino alla meditazione?
Ci penso spesso, non ho mai praticato la meditazione, ma credo che per certi versi sia un’attività molto vicina alla filosofia orientale. In particolare la ricerca dell’armonia – e soprattutto dell’equilibrio – è uno dei punti centrali. Un ecosistema perchè sia autosufficiente ha bisogno di essere progettato e realizzato in un modo preciso, distante dall’estro artistico o dal caos creativo, ogni elemento organico e minerale va dosato nelle giuste quantità: la scelta del posto in cui collocare il terrario, la quantità di luce, la temperatura dell’ambiente nonchè l’acqua necessaria ad avviarlo sono tutti passaggi delicati, momenti di ricerca di un equilibrio che ci si augura possa durare il più a lungo possibile.
Osservare poi i tempi lenti della crescita delle piantine o la quiete e la pazienza necessaria alla realizzazione sono tutte cose molto zen!


Vedi ogni terrarium che fai come una tua opera d’arte?
In un certo senso certamente lo è. Come ogni artista anche io mi scontro con i limiti che impone la materia, utilizzo strumenti e tecniche che richiedono un po’ di abilità e nella mente ho sempre una visione. Il risultato però non mi appartiene mai, nel senso che sono loro, le piante, che alla fine si realizzano in modi che spesso non avevo previsto.

 

Lo può fare anche un omone con le mani giganti o ci vogliono per forza mani con dita lunghe ed affusolate?
Lo può fare anche un omone con le mani giganti purché abbia il tocco di una fata… a parte gli scherzi, per realizzare un giardino in bottiglia ci sono strumenti apposta che permettono di arrivare anche dove le mani non potrebbero. Lunghi bastoncini, forbici speciali, pinze e tanti altri strumenti che ciascun “giardiniere sottovetro” si inventa di volta in volta, il suo equipaggiamento però è il suo segreto…

 

Bisogna avere conoscenze tecniche particolari? tipo una laurea in agraria o qualche corso specifico?
Non credo che siano necessarie grandi conoscenze, almeno all’inizio. Credo che invece sia indispensabile una certa sensibilità, la capacità di osservare le piccole variazioni proprio in vista di quella ricerca dell’equilibrio dell’ecosistema che dicevamo prima.
La curiosità, qualche giro nei vivai di zona, le chiacchiere con la vicina di casa nota al quartiere per il suo pollice verde, possono essere già un buon modo per imparare cose nuove.
Io comunque per non sbagliare e per non perdermi dei pezzi mi sono iscritta anche alla Scuola di Agraria di Monza. Tutto dipende dagli obiettivi che ci si pone e da quanto ci si faccia prendere la mano!

 

Tu che obiettivi ti sei data?
Il mio obiettivo personale è certamente quello di creare giardini sempre più belli ma la cosa che desidero di più è insegnare a mia volta quello che piano piano sto imparando. Nei miei progetti c’è senz’altro la creazione di qualche evento in cui far conoscere il mondo dei terrari e dei workshop base ed avanzati per chi desidera mettere le “mani in terra”. Sono in contatto con alcune realtà a Milano interessate ad avviare dei mini corsi e mi auguro accada a breve!

 

 

Ti sei fatta un’idea di quanta gente può esserci in Italia che li fa?
Boh! Di realtà strutturate ne ho individuate poche a dire il vero, mi pare che ci sia invece un movimento di appassionati e sperimentatori. In Francia al contrario quella dei terrari sta diventando una vera e propria tendenza ed esistono diverse realtà di atelier e boutique del verde che realizzano opere molto belle.

 

Ci sono dei momenti di incontro, tipo dei festival, delle rassegne o anche dei contest tra creatori di terrari?
Mi piacerebbe conoscerne, al momento non mi è ancora capitato di incapparvi. Lo scambio di informazioni è fondamentale, in questo i social fanno la loro parte. Su Instagram vengo in contatto con diverse realtà simili alla mia, proprio oggi ho avuto occasione di scambiare dei messaggi con un ragazzo di Ferrara che io ritengo molto abile nell’uso del muschio (@mosshelter) è dialogando con le persone che possono nascere occasioni di crescita e chissà, magari stringendo rapporti si arriverà al punto in cui nascerà l’esigenza di una rassegna o addirittura un festival.

 

Qual è la tua micro pianta preferita? Perché?
La mia piantina preferita per i terrari è lo Spathiphyllum. Particolarmente adatta al microclima umido che si crea all’interno del vaso e i suoi fiori bianchi sono una bella sorpresa ogni volta che se ne scopre uno nuovo. Questa pianta è conosciuta anche come Peace Lily, un bel significato per chiunque lo riceva o voglia regalare.

 

Chi sono, se li hai, i tuoi maestri/modelli?
Da quando mi sono appassionata ai terrari ho davvero scoperto un mondo, su Instagram ci sono moltissimi profili di persone che realizzano vere e proprie opere d’arte, ognuno ha il suo stile, in Francia credo ci sia una grande concentrazione di talenti ed appassionati. In particolare amo lo stile di @uncoindeparadispaysage , la sua ricerca non si limita alla creazione di un ecosistema, i suoi vasi, i tappi in sughero grezzi che realizza sono davvero pezzi unici.

 

È mai capitato che a qualche tuo cliente non piacesse il terrario che gli avevi preparato? Come reagisci?
Devo dire che finora per fortuna non mi è mai successo, spesso condivido la scelta delle piante con chi mi commissiona il lavoro e questa è già un po’ una garanzia.
Più volte invece mi è capitato che qualcosa nell’ecosistema non abbia funzionato, che una pianta morisse o che spuntasse qualche fungo… nei primi giorni dalla creazione l’ecosistema cerca un suo equilibrio, il cambio di esposizione, di temperatura nella nuova casa, lo shock termico del trasporto sono tutte condizioni che possono compromettere questo equilibrio. Quando questo capita molto felice di venire ricontattata perchè la possibilità di riparare mi permette di imparare qualcosa in più e di offrire un buon servizio.

 

 

In quello che fai c’è anche il “racconto di quello che fai”, ovvero hai un Instagram (@i_giardini_di_ellis) molto molto bello in cui tutti possono vedere le tue creazioni e il tuo mondo. Quanto tempo dedichi alla promozione di te?
Grazie! Il mondo social non è il mio mondo… sono una che ama il silenzio delle piante e che sogna di lavorare in un laboratorio in cui rifugiarsi. Instagram però si è rivelata una grande fonte di informazioni e ispirazioni nonchè un’occasione per raggiungere una cerchia sempre più ampia di persone. Raccontarsi è l’unico modo che abbiamo per lasciarci scoprire, quindi usare bene questo strumento è diventata una sfida. Ovviamente è un vero e proprio lavoro e dedico qualche ora alla settimana per programmare i miei post, nel breve vorrei fare un corso di fotografia e acquisire maggiori competenze nel digitale. Sono una maledetta perfezionista e questo complica le cose!

 

E invece quanto tempo dedichi al pensiero, allo studio, alla progettazione di un terrario? Fai dei bozzetti prima? Ti appunti delle visioni? O è un gesto di creazione che viene man mano che lo stai facendo?
Sto dedicando tanto tempo allo studio del mondo delle piante, chiamarle per nome mi piace e sapere come funzionano mi aiuta a trovare con più precisione quell’equilibrio che nei terrari fa funzionare l’instero ecosistema. Dedico tanto tempo alla ricerca anche del materiale, la maggior parte dei miei terrari sono realizzati all’interno di vecchie damigiane, trovarle non sempre è facile, giro i mercatini e scansiono internet alla ricerca di qualcuno che le venda.
Non ho invece mai fatto dei bozzetti, la composizione è legata alla materia vivente ed ogni pianta, anche della stessa specie, è diversa… così è solo trovandomi di fronte alle piante che decido come abbinarle e quasi mai quello che avevo in mente all’inizio assomiglia a quello che ottengo alla fine.

 

 

Come pensi che vivano i tuoi terrari una volta che lasciano casa tua? Ti capita di immaginarli nelle case in cui sono finiti? Pensi che la gente se ne prenderà cura o che verranno in qualche modo “dimenticati” dopo lo stupore iniziale come un soprammobile qualsiasi?
Ci penso spesso, credo di essere anche un po’ apprensiva in questo senso. Amici mi dicono che non dovrei preoccuparmene poi così tanto… ma per me è importante sapere che l’ecosistema funzioni, che le piante crescano e che continuino a generare un po’ di stupore.
Di fatto sarebbe un errore considerare un terrario un soprammobile, al suo interno c’è qualcosa che vive e che necessita di cure.
Se chi ne possiede uno non si dimentica di questo allora potrà continuare a stupirsi ogni giorno per un germoglio, un fiore o il volo di un moscerino… tutte cose piccole che accadono in un mondo piccolo ma mi sembra comunque un buon esercizio, non credi?

 

Assolutamente sì.
E per chi vuole approfondire e iniziare il viaggio nel magico mondo dei terrari, oltre a rimanere in contatto sui social con I Giardini di Ellis, questo è il libro giusto:

 

‘Terrarium. Mondi vegetali sottovetro’

di Anna Bauer & Noam Lewy
224 pagine
Editore: L’Ippocampo

Compra | su Amazon

“Ho letto con grande entusiasmo il libro di Anna Bauer e Noam Levy, da qualche tempo infatti seguo il loro account instagram @green_factory che è sempre fonte di ispirazione. Il libro oltre ad avere delle bellissime fotografie ed un chiaro riassunto di fisiologia botanica, racconta il mondo dei terrari in un modo nuovo e divertente, come fosse un vero e proprio ricettario. Passo a passo la giusta dose di terriccio, il tipo di ghiaia, la quantità d’acqua… e non solo, ogni ricetta-terrario è catalogata per difficoltà, tipologia di contenitore ed attrezzi necessari per la sua corretta realizzazione. Un approccio che permette di cimentarsi nell’arte del terrari anche a chi è alle prime armi. E ci sono Terrarium per tutti i gusti: la ricetta per creare il terrario delle Foreste inglesi o quello ispirato ai paesaggi del Machu Picchu, il terrarium aromatico e quello con le piante carnivore… più di 30 bellissime ricette e paesaggi sotto vetro in cui avventurarsi.
Interessante anche per chi ha esperienza in questo mondo di giardini in bottiglia la classificazione delle piante più adatte in considerazione della loro provenienza e del microclima più adatto alle loro esigenze.
Un bel libro per appassionati ma soprattutto per chi desidera muovere i primi passi guidati da due artisti del verde.”

recensione di I Giardini di Ellis

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