Oggi ho visto un meme che mi ha fatto riflettere più del necessario, forse perché mi ha colpito sul vivo. Ve lo mostro:
Il solito cliché per cui a 40 anni, se fai il giovane sembri un vecchio che fa il giovane mentre se non ami le mode giovani sembri Clint Eastwood in Gran Torino sulle prime fa ridere, poi un paio di riflessioni te le fa fare, specie all’indomani della chiamata per il nuovo sito d’informazione di Enrico Mentana dedicato ai giovani under 33.
In questi ultimi anni di internet la dittatura della gioventù è evidente, sono gli under 30 (ma facciamo anche under 25) che producono i linguaggi social, il modo di comunicare, l’arte, la cultura e rappresentano al 100% la vita ai tempi di Facebook. Soni i buttafuori, quelli attenti al dress code, metaforico o meno ed è tutto giusto.
Pensate agli ex giovani che usano Facebook per inviarsi i vari Buongiornissimo Kaffè: che pena, vero? Fin qui siamo tutti d’accordo, non a caso nella bolla in cui viviamo siamo diventati esteti dediti al piacere dannunziano, incapaci di relazionarci con ciò che è alieno alle nostre abitudini. Come abbiamo avuto modo di appurare, ciò che viene discriminato sui social presto viene discriminato anche nella realtà e l’opinione distorta del quarantenne sul social rischia di avere pesanti conseguenze sulla vita reale.
Per chiarire il concetto, qui sotto vi elenco qualche situazione in cui il quarantenne diventa un vecchio da ridicolizzare:
- Quando ascolta musica giovane
- Quando va a ballare
- Quando ha smesso di andare a ballare
- Quando ascolta musica datata
- Quando si lamenta della musica giovane
- Quando loda una band sei suoi tempi
- Quando scrive sui social imitando il linguaggio giovanile
- Quando scrive sui social col proprio linguaggio
- Quando sbaglia la grammatica
- Quando scrive troppo bene
- Quando sbaglia un emoji
- Quando pensa che gli originali siano meglio dei remake
- Quando va a letto troppo presto
- Quando va a letto troppo tardi
- Quando fa un lavoro normale
- Quando fa (ancora) un lavoro creativo
- Quando perde il lavoro e si lamenta
- Quando si sposa
- Quando posta foto dei figli
- Quando fa serata
- Quando l’hangover non passa più
- Quando sostituisce la vacanza a Ibiza con quella alla SPA
- Quando non capisce più la politica
- Quando non capisce più il mondo che ha attorno
- Quando si chiude nella retromania consolatoria
Lista arrotondata per difetto, le voci sarebbero praticamente infinite e, a parte quelle specifiche riguardanti i social, potrebbero appartenere ad ogni epoca, da quella in cui i quarantenni erano definiti matusa a oggi, in cui sono più prosaicamente definiti vecchi di merda. Fa parte della vita, non ce la dobbiamo prendere, l’abbiamo fatto anche noi quando era il nostro turno e anche se il cliché “prima però c’era più rispetto” è vero come la muerte, non è quello il punto.
Il centro della questione è: cosa deve fare un quarantenne per partecipare attivamente alla società senza essere messo ai margini? Che non sia più giovane l’abbiamo capito, però non è neanche vecchio. Il 40enne medio ha ancora 30 anni alla pensione (metaforica) e non accade raramente che si trovi in condizione di disagio economico. Purtroppo per lui, quando si facevano i soldi negli anni ’80 era ancora piccolo e ha iniziato a lavorare seriamente durante gli anni della crisi. Non molti 40enni hanno avuto il piacere di comprarsi la casa e stanno come avvoltoi ad attendere quella dei genitori, mentre l’orologio biologico corre.
Questo significa che chi ha voluto fare figli li ha già fatti e magari la relazione è andata male, con conseguenti avvocati, alimenti, sangue amaro etc., ma anche le famiglie felici non arrivano scialle alla fine del mese e qui non siamo in America che i figli si tolgono di casa a 16 anni: i giovani spesso vanno mantenuti fino all’indipendenza, che potrebbe non arrivare mai.
La vita dei 40enni è una bella merda, spesso e volentieri. Non ci sono le agevolazioni dedicate ai giovani, non c’è l’assistenzialismo per gli anziani, chi è senza lavoro non ha reali possibilità di trovarne un altro perché nessuno assume a cuor leggero un 40enne e chi è ha la fortuna di lavorare nello stesso posto da 10-20 anni si trova invischiato senza facoltà di carriera in una routine devastante (della quale deve anche ringraziare).
Quando ci si domanda cascando dal pero come mai l’Italia (o il mondo) sia diventata così cattiva (razzista, omofoba, culturalmente regredita etc.), dobbiamo mettere sulla bilancia il trattamento riservato ai quarantenni, un tempo colonna portante dell’economia della nazione, adesso una classe disagiata come poche, senza riferimenti ideologici, col futuro alle spalle, che tira a campare come può e intanto si arrabbia.
Invece di prendere per il culo i quarantenni sarebbe opportuno cercare un dialogo serio, perché se c’è una cosa sicurezza nella vita è che i ventenni di oggi saranno i quarantenni tra vent’anni e basta perdere di vista l’orologio per un attimo per accorgersi che il tempo è passato e da Instagram Star siete diventati vecchi di merda, con tutto quel che ne consegue: la vita vera fuori dalla bolla.