Ma davvero il Presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump ha detto che i sostenitori del Partito Repubblicano sono “the dumbest voters“, ovvero gli elettori più stupidi e a cui sarebbe più facile strappare il voto? Troppo bello per essere vero. Il “cattivo” che si conferma cinico, spietato, infame, sprezzante, che umilia persino quegli elettori che dovrebbe solo ringraziare per il miracolo che l’ha spedito alla Casa Bianca. Infatti è troppo bello per essere vero: è una bufala.
Non esiste nessuna intervista al magazine People del 1998 di Trump, è una bufala che peraltro era stata già sbufalata in passato – per esempio sia su BuzzFeed che su Snopes.com – ma che persiste e riemerge in questi giorni, in virtù di quella stessa dote che rende ogni bufala persistente.
Ci dice qualcosa di “segreto”, che vogliamo dire subito agli altri, e che vorremmo fosse vero. Rinforza un pregiudizio, ovvero “Trump cattivo”, e allo stesso tempo accarezza quello che tanti magari pensano ma non hanno il coraggio di dire, ovvero “chi l’ha votato è un subumano”. È un meme bufala che circola anche in altre versioni oltre a quella qui sopra.
Scriveva Paolo Attivissimo a proposito di come gli appelli strappalacrime e le catene di Sant’Antonio si diffondano – e vale parola per parola per i meme bufala – che “fanno leva sui sentimenti o sui pregiudizi: due aspetti della psicologia umana che notoriamente annebbiano la parte razionale del nostro modo di pensare (…) Lo stimolo irresistibile a diffondere un appello ricevuto deriva anche da un altro fattore: il piacere di far sapere. La bufala si presenta in genere come un’informazione importante che pochi sanno: ricevendola e inoltrandola, crediamo di entrare a far parte di una cerchia elitaria di “coloro che sanno”, e ci nasce dentro irresistibile la voglia di farci belli con amici e colleghi ostentando il nostro nuovo sapere“.
Il problema è che non stiamo ostentando sapere: ma il suo esatto opposto.