Society
di Simone Stefanini 11 Dicembre 2015

10 cose da non dire MAI a un colloquio di lavoro

Se non smetti di fare domande stupide, non ti assumeranno mai

torrence youtube - Il colloquio di lavoro di Jack Torrence gli fruttò l’impiego di guardiano dell’Overlook Hotel.

 

Viviamo in un’epoca mutevole, in cui per rimanere vivi dobbiamo sempre aggiornarci. Archiviate ormai le sicurezze degli anni ’80 o i prepensionamenti dei ’90s, oggi l’obiettivo finale è trovare lavoro. Come fare bella figura a un colloquio ve lo abbiamo già detto, oggi affrontiamo il rovescio della medaglia: come evitare di rendere il vostro curriculum carta straccia.

La regola aurea è una sola: non fare cazzate. Se un vostro comportamento o atteggiamento vi sembra giudicabile come cazzata, evitatelo sulla fiducia. Qui sotto, elenchiamo il decalogo delle fesserie più frequenti che possono capitare a un colloquio di lavoro e se alcune di esse vi sembrano improbabili, vi garantiamo che capitano più spesso di quanto crediate.

 

1) “Buongiorno, scusate il ritardo”

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E il tuo curriculum diventa coriandoli. Qualunque sia la tua scusa, non arrivare mai in ritardo a un colloquio, altrimenti fai la figura dell’inaffidabile già dal primo sguardo. Poi magari sei pure sudato e col fiatone. No, dai. Regola aurea vorrebbe evitare di arrivare un’ora in anticipo, altrimenti gli esaminatori vedranno in te uno che non ha niente da fare ed è divorato dall’ansia. Puntuale, una cosa giusta, su.

 

2) “Mi scusi, che ditta è questa? Oggi ne ho 5 di colloqui”

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Risposta: la ditta che non ti assumerà mai, perché non sai nemmeno tenere il conto dei tuoi impegni. Catalogato come stordito e rispedito a casa. Preparati per ogni incontro che andrai a fare, perché se non fai capire di essere davvero interessato, ci sarà qualcuno risulterà molto più motivato di te. Certo, far capire di non essere disperato e senza alternative potrebbe essere una buona cosa. Ma occhio.

 

3) “Sarei molto felice di lavorare presso di voi, il mio ex capo era un stronzo”

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Ecco, no. Perché anche se hai lavorato per il Mostro di Milwaukee, parlarne male alle spalle è sempre brutto e poi il tuo futuro datore di lavoro non sarà entusiasta di sentire pettegolezzi su un suo parigrado. In ogni caso ci passi da infame, non la figura professionale che ti interessa diventare.

 

4) “Il mio peggior difetto è che sono troppo perfezionista”

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Un po’ come quelli che dicono che il loro miglior pregio e miglior difetto è la sincerità. Garanzia di risultare subito antipatici. Qui è ancora peggio, perché quelli che esaminano la tua posizione ti sgamano tempo zero. Sii te stesso, o se ci riesci, una versione professionalmente affascinante di te, senza supereroismi, tanto non ci crede nessuno.

 

5) “Le ferie ci sono? E i giorni di malattia? Quanto è la paga al netto?”

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Ferie quante te ne pare, visto che continuerai a rimanere senza lavoro. Fatti furbo, intanto metti un piede nell’azienda, poi scoprirai anche tutto il resto. Se al contrario la prima cosa che t’interessa è lo stipendio e glielo fai sapere con troppa veemenza, ne prenderanno uno più furbo di te. Ah, questo non vuol dire non fare domande sul trattamento economico, altrimenti passate un po’ per degli idioti.

 

6) “Sono venuto con mia mamma, lei deve aspettare fuori?”

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Non stiamo scherzando. Esistono persone che, specialmente alla prima esperienza lavorativa, si fanno accompagnare dai genitori. NO. Ci fai la figura del mammone, di certo non adatto all’indipendenza. Ma poi, sul serio, con la mamma? Ma come ti è venuto in mente?

 

7) “Ah, ma si lavora in divisa per forza?”

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No, qui da McDonalds ce la mettiamo perché ci piace, ma tu puoi decidere di venire in giacca e cravatta. Oh, ma la smetti di fare domande stupide?

 

8) “Finalmente una ditta italiana che assume solo italiani”

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Ecco, considerazioni da bar di tipo religioso, politico e sociale tienile per te, che non sai assolutamente chi ti trovi davanti, la sua storia e il suo credo. Poi vai al bar e ti sfoghi, ma al colloquio si parla solo del colloquio. Tipo Fight Club.

 

9) “Se mi prendete però faccio una premessa: il 7 ho un matrimonio in Puglia”

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Certo, la prima cosa è mettere le mani avanti e chiedere giorni liberi, giusto per essere sicuri di rimanere disoccupati. Dai regaz, i tempi sono quelli che sono e al matrimonio in Puglia capiranno.

 

10) “Grazie per questo meeting, mi è piaciuto il brainstorming. Ci briffiamo a breve”

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Per non finire come la caricatura di Nicole Minetti, evita come la peste di incartarti in troppe definizioni e neologismi anglofoni di sui magari sai a malapena il significato, giusto per fare l’ennesima figuraccia. Parla un po’ meglio di come mangi, senza fare il fenomeno.

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