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“Il problema oggettivo del “coronavirus” diventa problema soggettivo in relazione al vissuto psicologico, alle emozioni e paure che il tema suscita nelle diverse persone. La “percezione del rischio” può essere distorta e amplificata sino a portare a condizioni di panico che non solo sono quasi sempre del tutto ingiustificate, ma aumentano il rischio perché portano a comportamenti meno razionali e ad un abbassamento delle difese, anche biologiche, dell’organismo”: con queste poche parole, il Consiglio Nazionale Ordini Psicologi, riassume in maniera chiarissima quella che è l’attuale condizione mentale di moltissime persone.
Sin dai primissimi giorni si è parlato di psicosi da Coronavirus, cioè, di quella particolare ed esagerata e tutt’altro che sana, ansia e preoccupazione che hanno portato le persone a pensare cose pazze e a compiere gesti altrettanto folli, come l’assalto ai supermercati, le razzie di mascherine e amuchina, fughe clandestine nella notte, e quant’altro. La verità, tuttavia, è che “quando abbiamo paura diventiamo tutti scemi” (lo scrivevamo su: Coronavirus: la razzia ai supermercati come nei film con gli Zombie di Romero). Da questo punto di vista, allora, il tutto diventa anche abbastanza comprensibile.
Insensatezze giustificate o meno a parte, c’è da dire che la mental health di molte persone è stata messa a dura prova da questa situazione di emergenza medico e sociale straordinaria e di allarme, provocata dall’epidemia in corso di Coronavirus. E questo è un dato di fatto. Tralasciando i casi più estremi di psicosi, è vero che, per coloro che si trovano nelle zone rosse da ormai più di due settimane, rimanere a casa riducendo i contatti sociali e mettendo in stand-by la propria vita, sta diventando un problema serio in termini psicologici.
È proprio per questo che, chi prima chi dopo, molti professionisti hanno deciso di mettersi a disposizione della comunità fornendo colloqui psicologici individuali e famigliari gratuiti on-line o telefonici via telefono, Skype o Whatsapp: “più di 40 psicologi esperti si sono messi a disposizione a livello volontaristico per far fronte alle richieste di supporto psicologico gratuito […], segno del grande senso umanitario e di rete sociale che gli operatori sanitari hanno in momenti di crisi.” (TorinOggi)
A Codogno, nel Lodigiano e nelle altre zone origini del focolaio del virus, come successivamente in tutta la Lombardia e nelle altre regioni interessate, quello che il resto d’Italia comincia a sperimentare oggi, accade da tempo.
Qui ci troviamo già da giorni nella fase post-psicosi e “al panico per il virus, seguono rabbia e depressione originate dall’incertezza del futuro”: la prima settimana senza Università, senza scuola e lavorando da casa è una vacanza, è la settimana giusta per riposarsi dalla frenesia della vita normale. Poi, lentamente, le giornate si fanno monotone, le strade diventano anonime, non puoi veramente vedere nessuno e qualcuno comincia davvero a mancarti… ti senti solo, solissimo, e un po’ hai paura anche se di te non l’avresti detto mai perché sei una persona razionale, forte, intelligente.
Un po’, invece, è vero, hai paura e vorresti tornare a casa, specie se sei fuorisede a Milano e la tua coinquilina è andata via da tempo lasciandoti in una casa silenziosa e immobile. Specie se studi all’estero, e non sai se e quando potrai tornare per rivedere la tua famiglia. Specie se sei un anziano, che aspetta all’infinito in una casa di riposo la visita della famiglia. Chiunque tu sia, se sei a casa da solo e non puoi vedere nessuno, per qualsiasi dubbio o necessità, chiedi aiuto, è importante!
Vi segnaliamo solo alcuni sportelli di ascolto e sostegno psicologico gratuito attivi in Italia, esclusivamente rivolti a coloro che si trovano in difficoltà a causa della contingente emergenza sanitaria:
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