Leicester campione d’Inghilterra, per la gioia degli appassionati di calcio di tutto il mondo, fatta eccezione per i fan del Tottenham, che avrebbero potuto vincere uno scudetto storico e si sono visti esplodere davanti agli occhi la squadra di Claudio Ranieri. I sostantivi che si usano sono sempre quelli: favola, fiaba, sogno e altri sinonimi nella stessa bolla semantica. Al di là del fascino della storia, è evidente la portata dell’impresa di questa squadra operaia, che ha approfittato dell’anno storto di tutte le big inglesi, in una storia che sembra uscita da un film di Hollywood a tema sportivo, uno di quelli in cui tutti giocatori e tecnico hanno un riscatto personale da ottenere.
La domanda più ovvia e spontanea che possa venire è: in Italia sarebbe possibile? Al di fuori della narrazione e delle emozioni, la risposta non poteva che nascere dai numeri, per l’esattezza dal monte ingaggi delle singole squadre. Non i bilanci, insomma, ma i soldi spesi per gli stipendi dei giocatori.
In Inghilterra ci sono quattro squadre con un monte ingaggi superiore ai 200 milioni di euro a stagione (Chelsea, Manchester United, Manchester City, Arsenal) e altre due che superano i 100 milioni (Liverpool e Tottenham). In questa particolare classifica, il Leicester si posiziona al quartultimo posto, con un monte ingaggi di circa 62 milioni di euro.
Cifre che a un profano possono dire tutto e niente, ma che assumono un senso maggiore se paragonate all’Italia. Da noi, solo tre squadre hanno un monte ingaggi che supera i 100 milioni di euro: si tratta di Juventus, Roma e Milan. A seguire Inter (94 milioni) e Napoli (72 milioni). Se il Leicester fosse una squadra italiana si piazzerebbe al sesto posto di questa graduatoria, con una decina di milioni di euro in più rispetto alla Lazio e una decina in meno rispetto al Napoli, una delle naturali candidate alla conquista dello Scudetto, che può vantare in rosa uno dei tre migliori giocatori del nostro campionato, ovvero Gonzalo Higuain.
Proviamo a continuare questo paragone tra i due campionati, andando a scoprire che la quartultima squadra per stipendi in Italia è il Chievo Verona, che sta per concludere una stagione ampiamente al di sopra delle aspettative: indicata a settembre come una delle più probabili candidate alla retrocessione, presumibilmente finirà al nono posto.
È questa dunque la versione italiana della “Favola del Leicester”? Un piazzamento che non vale nemmeno i preliminari di Europa League? Probabilmente sì, perché la tragica differenza tra il monte ingaggi del Chievo e del Leicester (siamo a un terzo) fa sì che le squadre italiane da bassa classifica possano attirare solo giocatori con poche prospettive. Tradotto: quei 40 milioni di euro coprono la differenza tra una squadra di giocatori scarsi e una di giocatori un po’ più che mediocri. Nella loro migliore annata, gli scarsoni ti possono portare nella parte sinistra della classifica, quelli mediocri ti possono fare sognare. Ma sognare davvero.
In Italia non è sempre stato così: il Verona campione del 1985 è una squadra molto simile al Leicester, senza veri campioni, così come il Cagliari del 1970, ma stiamo andando indietro di oltre 40 anni. L’ultimo caso di scudetto a sorpresa è quello della Sampdoria nel 1991, ma lì i campioni c’erano, così come l’anno precedente c’erano nel Napoli.
L’idea di un Chievo campione d’Italia supera ogni possibile fantasia, soprattutto alla luce di un campionato in cui due squadre ben attrezzate come Napoli e Roma non sono riuscite ad approfittare della crisi iniziale della Juventus, che avrebbe potuto portare a scenari simili a quelli della Premier League. E invece i bianconeri sono campioni d’Italia e il miracolo del calcio italiano del 2016 non va oltre il Sassuolo al sesto posto. Non si tratta di sminuire il nostro campionato, ma di semplici constatazioni: per vincere si può anche fare a meno dei campioni, ma bisogna almeno provare a evitare gli scarsoni. E sperare che ti esploda in mano un Jamie Vardy.