Per anni, Bruce Willis nel nostro immaginario ha incarnato l’uomo risoluto, l’eroe tutto d’un pezzo che di lavoro fa il salvatore. Salva gli ostaggi intrappolati in un grattacielo, salva la dignità di Marsellus Wallace riuscendo a non farsi ammazzare, salva un bambino che vede la gente morta e salva la terra trivellando un cazzo di meteorite nello spazio.
Praticamente un Übermensch nietzchiano, un superuomo dannunziano che per le sue qualità e virtù è amato dalle donne e invidiato dagli uomini. La sua filmografia comprende ruoli da duro ma anche da uomo innamorato che fa sciogliere le partner con il suo sguardo furbo e indolente, con la sua testa finemente cesellata e coi suoi muscoli presenti ma mai invadenti.
Stiamo quindi parlando dell’uomo perfetto? Probabilmente sì, finché dal 2015 non è stato assunto da Vodafone Italia per una saga infinita di pubblicità sulle offerte telefoniche e sugli smartphone brandizzati, per la regia di Gabriele Muccino.
In quel contesto, Bruce ha fornito una prova attoriale superba, volta al superamento degli schemi e delle etichette e improntata a creare un nuovo personaggio, quello del signore solo di mezza età solo e deluso, impotente di fronte alle cose della vita.
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La saga ha inizio con Bruce Willis in smoking, che deve andare a un evento vip in Italia ma si perde in una strada di campagna di solito frequentata dai compagni di merende e ne trova uno, l’attore Giorgio Gobbi che sarà il suo Virgilio nella discesa all’Inferno. I due in Ape Car giungono al luogo della festa, non prima di aver mostrato il cliché dell’Italia della Dolce Vita. Bruce sorride perché non sa cosa lo aspetta.
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L’amicizia con Giorgio Gobbi si fa così intima che i due diventano pure coinquilini. Bruce però ne soffre e il suo look testimonia l’affanno: sembra invecchiato di 20 anni, ha barba e (pochi) capelli bianchi e lunghi. Nello spot dà segni di senilità e si stupisce che la fibra Vodafone prenda in tutta la casa. Gli occhi sono tristi come quelli di un sequestrato, si vede che prova dolore e noi stiamo male per lui.
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Per sfuggire dal giogo del terribile Giorgio Gobbi, Bruce finalmente taglia capelli e barba e prende un Ryan Air veloce per la Spagna. Giunto lì, come un poraccio qualunque cerca ossessivamente il wi-fi gratis, e ancora non capiamo perché un attore miliardario, che ha verosimilmente a disposizione gli hotel a 10 stelle se ne debba andare in giro a elemosinare internet. Lo spot diventa amaro quando Bruce tenta la mossa del giaguaro con una ventenne su una panchina.
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Bruce torna con la coda tra le gambe da Giorgio Gobbi e quest’ultimo lo invita con sé al mare. Bruce, invece di comprare un’isola privata e trascorrere il tempo tra cocktail e modelle, preferisce la compagnia del caratterista romano e insieme si fanno un sacco di selfie. Da iviare a chi, ci chiediamo, dal momento che in questo metaverso distopico, Bruce ha come amico il solo Gobbi e viceversa.
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Purtroppo, anche Gobbi viene preso da una forte senilità, sarà la presenza osmotica di Bruce, chissà. In ogni caso, il prosieguo della saga rende tutto surreale come fosse uno spin off de L’Angelo Sterminatore di Bunuel. I due sono evidentemente andati a sciare insieme e stanno prendendo la seggiovia quando il Gobbi, tornato per un istante sano di mente, si gia verso Bruce e lo saluta come se non l’avesse mai visto prima. Bruce vorrebbe morire e invece viene toccato dal malocchio: la seggiovia si ferma a quota due milioni di metri e il Gobbi tira fuori lo smartphone con Netflix, e pure un plaid, poi guarda Bruce con gli occhi di Kathy Bates in Misery non deve morire. Bruce tenta di salvarsi gridando “Fermo”, un segnale in codice che in realtà significa: Liberatemi, ogni istante che passo con quest’uomo è un’agonia.
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Uno degli ultimi capitoli della saga ci restituisce un dramma mai sperimentato in una pubblicità televisiva. Bruce riesce a fuggire dalla pazzia del Gobbi e si rimette un po’ in forma, pronto per farsi un bagno di folla tra i fan, di quelli che fanno bene all’autostima. Vagando, giunge in un luogo in cui si fa street art e vede una ragazza che fa il suo ritratto. Vorrebbe riprendere la scena ma finisce i giga e la tipa, faccia di culo senza pari, gli dice che è un vecchio di merda, perché se aveva meno di trent’anni Vodafone gli regalava i giga. Come se non bastasse, la figlia di papà che gioca a fare la punkabbestia saluta tutti si suoi amici con un 5 alto e un ciao bro, per arrivare a Bruce e fargli la mossa del suca. Bruce non lo inquadrano ma va via con le lacrime agli occhi e noi con lui.
Avrebbero dovuto fargli dire un’unica battuta e sarebbe ritornato a essere il mito che conoscevamo.
Non ce la facciamo più a vedere Bruce imprigionato in questi spot sempre più avvilenti per la sua immagine. Abbiamo bisogno di vederlo risorgere dalle ceneri, vogliamo che torni a mitragliare i cattivi, a spaccare facce, a salvare il mondo e il matrimonio di sua figlia con Ben Affleck. Lui ha bisogno di noi, del nostro appoggio.
In ogni spot, se guardate attentamente lancia uno sguardo in camera che significa “Aiutatemi”. Proviamo a capire dove l’hanno sequestrato, ascoltiamo i lavoratori dei call center di Vodafone, magari possiamo riconoscere la sua voce e parlarci un attimo, o dare istruzioni ai Carabinieri per la sua liberazione. C’è bisogno di un’azione massiva, aiutateci, #freebrucewillis.