Quando arrivo alla case d’asta Il Ponte – in via Pontaccio a Milano, una via che emana lucore di almeno due decadi fa, sa di visone, Thema Ferrari 8.32 e gaudente rampantismo socialista – non so ancora quanto sarà straordinaria l’asta degli oggetti appartenuti a Mike Bongiorno. Ma lo sarà, oh se lo sarà. Nell’attesa faccio quattro parole in giro e scopro che l’asta, divisa in due tornate, non è partita benissimo al pomeriggio. C’è stato qualche lotto invenduto, ma va anche detto che si trattava dei pezzi meno pregiati, almeno dal punto di vista del collezionismo LOL-pop, categoria che ho coniato ora. La sera si mette all’incanto ben altro.
Se al pomeriggio trionfavano argenti, quadri antichi, oggettistica che non avrebbe stonato nella casa dei nostri nonni più che in quella dei nostri genitori, la sera la faccenda è ben differente. Che cosa c’è? Di tutto. Ed è tutto bellissimo, emana luce: oggetti siderali, non giacche Colmar passate di moda decenni addietro, sono memorabilia Supernova, esplosa sì, ma a patto di spargere nel cosmo una luce accecante.
Tutto quello che è appartenuto a Mike Bongiorno che potete immaginare c’era: giacche da sci, foto, foto di lui con Silvio Berlusconi, foto di lui con tutta Mediaset nei primi anni novanta, foto di lui che scia, caricature, caricature di Forattini, caricature di Franco Bruna, quadri, statue a grandezza naturale di Mike, statue un po’ più piccole di Mike, statue di Mike in versione Batman, cravatte di Finollo, cravatte di Crivelli indossate in qualunque occasione, magliette un po’ assurde, foto di lui in maglietta con bandiera della Turchia (perché?) e maglietta con bandiera turca, molti occhiali a goccia, altri occhiali a goccia, orologi anche pregiati, un quadro di Sebastiano Mauri che partiva da 6mila euro di base d’asta, e poi ancora targhe, premi, sci, tutto l’arredo dello studio casalingo di Mike in ciliegio e legno ebanizzato – base d’asta da 15mila euro. E chissà che altro mi sto dimenticando, se volete sul sito della casa d’asta c’è il catalogo completo, e ogni pagina è una meraviglia.
In fondo, perché fare tutto questo? Certo, per sostenere la Fondazione Mike e un progetto di riqualificazione per la piazzetta sotto le Torri BBPR di Gratosoglio, ma anche e soprattutto per soddisfare un feticismo che se si è nati nei primi anni ottanta, o qualcuno prima, è difficile non provare. Questi oggetti hanno “fatto il giro”, e c’è un mercato per tutto questo, c’è eccome: non è fatto da signore borghesi che abitano in zona Brera, anzi, credo che quella parte di acquirente sia residuale. Sono i trenta, trentacinquenni di oggi ad avere la lucida follia e la capacità di spesa per portarsi a casa un quadretto come questo. Lo so perché se l’è portato a casa un amico. Per cui ecco l’asta condotta da Fabio Fazio, ecco Daniela Zuccoli, moglie di Mike, ecco figli di Mike che non ci sono tutti: ne manca uno, è a presentare un documentario.
Alle 21 si comincia, si finirà a notte fonda: è un caleidoscopio di follie, tra telefonate di Walter Veltroni, che ricorda come suo padre fu uno dei primi a far lavorare Mike in Italia, poi seguono a ruota altre telefonate, c’è Carlo Conti che mette in scena siparietti con Fazio, siparietti che non avrebbero stonato in prima serata, c’è il Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che si mette a fare il banditore, ed è rilassato. Vorrebbe comprare una cosa, ma alla fine rinuncia. C’è una platea di dirigenti Publitalia non più giovanissimi, sulle cui retine è passata l’epopea che adesso ci facciamo raccontare da Accorsi in 1992, ecco loro a quel tempo c’erano, e hanno visto. A Natale hanno regalato un quadro a Mike, magari venticinque anni fa, e oggi se lo vedono messo all’asta. Dopo che Mike è morto da sei anni e rotti, dopo che ne hanno rapito la salma, dopo che l’hanno ritrovata nel 2011 a Vittuone, nel milanese. Oggi magari sono dei nonni, con nipotini perfetti, vestiti come immaginate vestiti i bambini di una iperborghesia le cui condizioni di vita si manifestano solo ed esclusivamente a Milano 2 o Milano 3. Avrei comprato tutto.