Ieri sera, la maggior parte degli italiani stava guardando Sanremo, col pretesto di ascoltarne le canzoni, ma in realtà per capire come tira il vento. Perché il Festival è esattamente lo specchio del paese reale e anche ieri ce ne siamo accorti un bel po’. Il Sanremo di Carlo Conti è partito in stile talent, facendoci conoscere i cantanti dietro le quinte, per poi proseguire come vuole la tradizione di mamma Rai, con gli eccessi ed i fronzoli programmati. Lontano anni luce da quello impegnato e un po’ sonnolento di Fazio, che sembrava adatto per il pubblico di mezzanotte di La7. Ieri, sembrava di assistere ad una puntata de “I migliori anni”, finché uno dei più grandi autogol della storia della televisione italiana si è abbattuto sul palco del Teatro Ariston.
Carlo presenta due genitori di Catanzaro con i loro due figli piccoli. Cosa ci facciano, non è dato sapere. Poi svela l’arcano: si tratta della famiglia Anania, che in realtà di figli ne ha 16 e che salgono tutti sul palco. Le donne delle prime file guardano la signora come si guarda uno che fa body art estrema, intanto il marito, ad ogni domanda di Carlo, risponde tirando in ballo Dio:
“È stato lo Spirito Santo”.
“Ci penserà la Provvidenza.”
“L’applauso va fatto al Signore perché non è opera dell’uomo.”
“Ciò che ci fa straordinari è il Cristo.”
Carlo tenta di glissare, ma anche dal pubblico in sala si sente rumoreggiare roba tipo “Abbello, mò se chiama spiritosanto…” Ciò che doveva essere un omaggio alla famiglia democristiana si è trasformato nel momento televisivo più trash degli ultimi 15 anni. Una domanda ci è sorta spontanea: ma Dio, tutti questi accolli, li gradisce o meno? Se ieri sera fosse potuto spuntare da una fessura sul tetto dell’Ariston, cosa avrebbe detto al signor Anania, che gli ascrive così tanto vigore mascolino?
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