Parole intense e sentite, parole da cantare in coro con le lacrime agli occhi. Tutti insieme, ovvio, magari in occasione di un grande incontro pubblico come quello previsto a Imola a metà ottobre. È questa l’idea che è venuta a due attivisti del Movimento 5 Stelle e che ha portato alla nascita di “Lo facciamo solo noi”, il nuovo inno dei grillini, che va a sostituire quello di Fedez.
L’annuncio arriva dalla fonte più autorevole: il blog di Beppe Grillo, che oggi non solo ha pubblicato il video (anticipato da un ironicissimo pre-roll pubblicitario di Expo), ma ha anche raccontato la genesi del nuovo inno del Movimento 5 Stelle. Autori del brano sono Simone Pennino e Andrea Tosatto, con la collaborazione di Max Bugani. Tutti grillini doc, ovvio.
Andrea Tosatto, ricordiamolo, è l’autore di questo pezzo da 90 della discografia nostrana: “Il marò non c’è più”
“Vorrei scrivere una canzone nuova insieme ad Andrea (Andrea Tosatto) ma vorrei che non facesse ridere come le altre che abbiamo fatto per divertirci, vorrei che fosse utile a tutto il M5S, che aiutasse le persone a far capire quanto siamo diversi dagli altri”. Queste le parole di Simone Pennino che hanno dato il via al tutto e hanno portato a “Lo facciamo solo noi”.
Dichiarazioni che lasciano presagire una canzone emozionale, densa, identitaria. Qualcosa in cui tutti gli attivisti del Movimento si possano riconoscere.
Insomma, una canzone bella e di cui andare orgogliosi.
Ecco, no.
Intendiamoci: ognuno è libero di essere orgoglioso di ciò che vuole, però partire da “vorrei scrivere una canzone, ma vorrei che non facesse ridere” e arrivare a questo è davvero molto, molto divertente.
A livello musicale, siamo a metà tra Vasco e “T’appartengo” di Ambra, con netta predominanza della seconda. Ma chissenefrega, l’importante è che le parole siano potenti, che riescano a toccare i cuori dei Cittadini 5 Stelle. E forse è così, sempre che siate fan senza ritorno dei temini dei bambini di prima elementare.
A meno che non ci siano dei significati nascosti molto più profondi. Abbiamo provato ad analizzare tutto il testo e all’improvviso, al quarantottesimo ascolto, tutto è stato chiaro. Un caso? No: il 48 è l’anno di nascita di Beppe Grillo.
Salire sopra il tetto può far pensare alle proteste e ai sit in sopraelevati del Movimento, ma è evidente che si tratti in realtà di una tensione verso il cielo e l’assoluto, per allontanarsi da chi abita questa Terra senza rispetto. Non è un caso che questi esseri spregevoli vengano legati a un’espressione orrenda come “non ce n’ha”. Non può essere casuale.
La seconda strofa spiega meglio il motivo per cui il grillino tende verso l’alto: non fa compromessi, non accetta di trattare con chi vive intorno a lui e nella terza strofa si perfeziona il tutto: niente rimborsi, niente discorsi (che rima!). Arrivati a questo punto non si capisce cosa sia questa ITALIÀ, con l’accento sulla A, forse la città-stato stile Paperopoli in cui il Movimento si rinchiude dopo aver deciso di non voler più avere rapporti con nessuno.
Saltiamo per un attimo il ritornello, ma ci arriviamo presto. Nella quarta strofa si capisce chi è l’essere superiore a cui si tendeva nell’incipit: Batman. È lui il totem venerato dal Movimento, in grado di fermare lo spargitore di liquami come il grande criminale. Batman per i grillini è la personificazione della giustizia: l’uccisione dei genitori di Bruce Wayne rappresenta la perdita dell’innocenza della loro patria, quella da cui nascerà l’Italià con l’accento cui si accennava in precedenza. L’ultima strofa è poi un sentito ricordo di tutti quelli che non ci sono più: quel “siamo ancora qua” risuonerà nei cuori come un sofferto omaggio ai valorosi che hanno sacrificato la loro vita nelle trincee della Prima Guerra Mondial… ah no, scusate, quella era un’altra storia.
I ritornelli sono i momenti in cui l’orgoglio movimentista straripa senza freni. Con uno sprezzo della metrica che si fa ribellione allo status quo, si procede per contrapposizione tra il noi e un “loro” generico. Non si capisce se si parla di Satana, del Pinguino o di qualcosa di ancora più grande (il gruppo Bilderberg?). Il cattivo in questione usa la politica per fermare le piccole imprese: è forse Stalin reincarnato? No, è la casta, il mostro finale di quella grande avventura arcade che è il Movimento. I grillini sono diversi, perché guadagnano poco e lo sottolineano evitando di mettere la i in “guadagniamo”. Una licenza poetica molto ardita, che fa il paio con la citazione del Natale lavorativo e dei danni delle sigarette, chiaro messaggio contro le lobby del tabacco. Dopo aver messo in fila tutti gli arcinemici, si finisce con la certezza del “governiamo noi”. Tutto chiaro, tranne una cosa: ma che fine ha fatto Batman?
Come suggerisce il sito di Grillo, non resta che impararla a memoria.