Tradate, provincia di Varese. Come riportato dal sito VareseNews, nel corso del consiglio comunale del 31 luglio si decide di eliminare la consuetudine di far suonare in aula l’inno italiano prima di ogni seduta. La decisione viene presa dalla nuova giunta, insediatasi dopo la vittoria di Dario Galli nelle ultime elezioni amministrative. Dario Galli fa parte della Lega Nord e quindi la decisione di smettere di suonare l’inno va inserita in quel filone ideologico e politico anti-italiano che caratterizzava la Lega fino a qualche anno fa, prima che Matteo Salvini la trasformasse in un partito xenofobo di destra, senza più velleità secessioniste. Un fatto curioso, certo, ma non tanto quanto accaduto sul profilo Facebook di VareseNews.
In seguito alla condivisione dell’articolo, infatti, arrivano i commenti, la maggior parte dei quali dimostra come i lettori non abbiano capito nulla. In particolare, la maggior parte dei commenti folli si divide in due tipologie.
La prima:
Commenti che danno per scontato che la giunta di Tradate sia di sinistra. Certo, fa ridere pensare al PD di oggi e avvicinarlo a “Bella ciao” o all'”Internazionale”, ma queste sono ancora le conseguenze della crociata anti-comunista portata avanti in maniera anacronistica da Berlusconi per 20 anni.
La seconda tipologia, invece, è molto più recente:
Ed eccoli gli immigrati, che fanno il loro trionfale ingresso in questa galleria dell’incredulità. Sorvoliamo sul fatto che si parli di inno musulmano come se l’Islam fosse una nazione, ma di nuovo il punto ritorna quello: la convinzione che la giunta sia a guida PD e quindi prona agli interessi degli immigrati. A sorpresa, però, non appare il nome di Laura Boldrini.
Per fortuna, non tutti i commentatori hanno compiuto la scelta di leggere solo il titolo e non approfondire, partono così un po’ di chiarimenti, che vengono però accolti in modo del tutto irrazionale.
Anche di fronte all’evidenza dei fatti, nessuno ammette di aver sbagliato o di non aver letto l’articolo: tutto viene fatto rientrare nella propria narrazione del paese, quella che vede un’Italia ormai condannata a una deriva “comunista” o “africana”. “Danno tutti i numeri”, “È un paese di pagliacci” sono le più classiche esternazioni di qualunquismo, che si dimostra così immune anche alla realtà, alla dimostrazione dell’insensatezza delle basi del discorso. Del resto è argomento di qualche giorno fa: è inutile provare a spiegare a chi condivide una bufala che si tratta di informazioni sbagliate, perché l’unico risultato è l’arrocco sulle proprie posizioni, pur di non ammettere l’errore.
Il titolo di questo pezzo parla però di analfabetismo funzionale, termine che torna spesso nei discorsi negli ultimi anni e fenomeno che riguarda direttamente gli italiani. Per analfabeta funzionale si intende una persona in grado di leggere, guardare o ascoltare un testo, senza però essere in grado di capirlo. Ovvero: leggono e decodificano le parole, ma non comprendono il significato di quello che hanno appena letto. I numeri legati al fenomeno sono talmente differenti a seconda della fonte che non ha molto senso riportarli, ha invece molta più importanza riportare alcuni commenti che dimostrano in maniera lampante non solo l’esistenza, ma anche il proliferare dell’analfabetismo funzionale.
A un certo punto, infatti, VareseNews ritiene necessario invitare i lettori a leggere l’articolo prima di commentare. Quello che succede dopo lo sapete già, vero?
Game, set, match: ti dimostro che stai sbagliando, ma tu non riesci a capirlo. In questo caso si parla di un fatto minimo, ma l’atteggiamento è lo stesso quando si affrontano i vaccini o qualsiasi altro tema. Cavalcare questo tipo di atteggiamento è facilissimo, così come trasformare questa indignazione a senso unico in voti: maggiore è la semplicità del messaggio, minore è lo sforzo da compiere per portare elettori dalla propria parte. L’abbiamo visto succedere già all’estero, prima con Brexit, poi con la vittoria di Trump: le elezioni politiche in Italia sono tra meno di un anno, evitare che tutto questo si ripeta anche da noi è probabilmente una speranza vana.
p.s. per chiudere con meno amarezza, ci concediamo questa chicca: