Nel nostro paese, sono 30 anni che facciamo di tutto per introdurre le parole inglesi nel lessico di uso comune, per poi coniugarle all’italiana, fino ad arrivare alle estreme conseguenze (il briffare di Nicole Minetti è rimasto un esempio lampante di disgusto semantico).
Quello che forse non sappiamo, invece, è che la nostra lingua è adorata dagli anglofoni, che ne amano la pronuncia, e che, a detta loro, è proprio divertente.
Non possiamo essere lucidi nel valutare la cosa perché siamo madrelingua italiana e per noi, finire tutte le parole con una vocale è una cosa normale. Niente a che vedere con le contrazioni linguistiche anglofone, con le elisioni e i troncamenti, né con le loro vocali mute.
Quindi ci sta che alcune parole più di altre, possano riempire la bocca di chi le usa senza conoscerne il significato. Nel sito Babbel.com sono indicate 8 che sono proprio irresistibili, a quanto pare.
1) Allora (traduzione: Then, So)
Noi la usiamo in un sacco di contesti, come congiunzione conclusiva, temporale ma ricopre anche un senso indeterminato nelle frasi interrogative. Non solo, ci iniziamo pure le frasi di quelle importanti, per attirare l’attenzione dell’interlocutore. Chiaro che gli inglesi poi vanno in confusione. Però il suono pronunciato delle o nel mezzo della parola lo adorano e allora è un gioioso caos.
2) Rocambolesco (traduzione: Fantastic, Adventurous)
È una parola che deriva dalla vita avventurosa del personaggio francese di Rocambole, creato dallo scrittore Pierre Alexis Ponson du Terrail e si usa per indicare un’avventura fantastica, pericolosa, eccitante, emozionante, incredibile. Certo, pronunciata in italiano sembra uscire fuori dalla bocca di un tenore di lirica e per gli anglofoni è subito festa.
3) Chiacchierone/a (traduzione: Chatterbox)
Noi usiamo questo aggettivo per definire diverse tipologie di persona: chi non sa tenere un segreto, chi non la smette mai di parlare e chi afferma cose inesatte. Gli anglofoni amano il suono di questa parola e il fatto che l’avvicina all’altra parola, pettegolezzo e quindi, come conseguenza formale, il paparazzo degli anni 60, il tempo immaginario in cui gran parte degli stranieri crede di trovare l’Italia, cristallizzata in un film di Fellini.
4) Sfizio (traduzione: Whim)
Il sostantivo sfizio si riferisce al capriccio, al divertimento, al peccato. Per gli anglofoni, probabilmente l’accezione più intrigante è quella del fare shopping comprando sciocchezze durante i saldi, come da gif. La parola però li diverte assai, per via della lettera z e di come siamo soliti pronunciarla noi italiani.
5) Struggimento (traduzione: Misery)
La parola struggimento, nella sua accezione figurata, indica quello stato misto di ansia, pena e sofferenza, che consuma senza tregua. Chiaramente, è anche una delle parole preferite dal sottoscritto, e non certo per la sua pronuncia. Però nella descrizione che l’autore dà nel sito di Babbel, sembra parli di un sentimento di profonda tristezza. Non è così, è di più. Lo struggimento è quella tristezza che non finirà mai, che arriverà, appunto, a struggere il malcapitato come un pupazzo di neve al sole.
6) Dondolare (traduzione: To Rock, Swing)
Guarda come dondolo, diceva una canzone degli anni ’60 di Edoardo Vianello. E in effetti, l’atto di dondolare è di per sé onomatopeico, perché ricorda l’onda. Piace agli anglofoni questa parola rotonda, che si muove proprio come la sedia a dondolo. Un’altra parola onomatopeica che piace molto ma che non è in lista è sussurrare.
7) Mozzafiato (traduzione: Breathtaking)
Personalmente, ho sempre amato anche il corrispettivo inglese della nostra mozzafiato, cioè breathtaking. L’emozione che ti impedisce di respirare, non è forse quella più forte di tutte? Ciò che più amano gli anglofoni di questa parola però è il verbo mozzare, che significa recidere, amputare, staccare con un colpo secco e deciso. Un’azione che letteralmente non si potrebbe fare con il fiato e che rende la parola poetica e insieme misteriosa.
8) Dietrologia (non c’è un corrispettivo in inglese)
Una delle parole totem del decennio in corso, la dietrologia ovvero la tendenza ad assegnare a fatti della vita pubblica motivazioni segrete, complotti, cause diverse da quelle dichiarate. Praticamente la linea guida sulla quale si basano alcuni partiti politici del nostro paese. Oltre ad avere una pronuncia interessante, gli anglofoni ce la invidiano perché la loro lingua non fornisce un corrispettivo così immediato, a pronta presa. Forse non è nella loro cultura, fare così tanta dietrologia.
FONTE | Babbel