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Backstreet Boys e Spice Girls insieme. Più 90s di così si muore.
Come ben sapete, se siete usciti negli ultimi 2 anni, il recupero della moda degli anni ’80 che tanto ha caratterizzato l’hipsteria ha lasciato il passo a un deciso ripescaggio di tutto l’abbigliamento che caratterizzava gli anni ’90, dai collarini alle scarpe con la zeppa, dagli orecchini a cerchio ai giubbotti di jeans.
Se proprio dobbiamo dirla tutta, gran parte del vestiario negli anni più casual di sempre era spazzatura presa dal cesto della Caritas o negli oscuri negozietti dell’usato che rivendevano a prezzo d’oro la roba presa dal cesto della Caritas.
Altro must, le zeppe alte più di 10 centimetri, se cadevi da quelle, dovevano abbatterti come si fa coi cavalli da corsa. Sono state messe fuori legge? Perché ci vuole chiaramente il porto d’armi per bestie del genere.
Meglio se sfoggiato con i capelli a caschetto. Le discoteche erano piene di ragazze che sembravano Natalie Portman adolescente in Leon. Oggi è ridiventato un must, a caso.
Il must dei must, mai passata di moda da quel momento in poi. Meglio se aperta in modo da far vedere la maglietta stampata sotto. Dal grunge in poi, tutti boscaioli. Va bene così.
Gli hipster li hanno riportati in auge. L’ultima forma di orecchino “normale” prima dell’avvento dei piercing, di lì a poco.
Mai andati fuori moda. Calzatura da martire avanti Cristo, il primo mese ti riducevano i piedi a brandelli informi di vesciche dolorosissime, ma una volta sformate duravano una vita. Le ragazze carine che indossavano i leggings con gli anfibi ed il maglione largo, sono lo stereotipo del paradiso per chi è cresciuto nei 90s.
Il più delle volte serviva alle ragazze per nascondere gli inestetismi del sedere, ma capitava che se la mettessero anche i ragazzi, perché gli anni ’90 erano superaccessoriati sì, ma con cose che sembravano rubate alla Caritas.
Classico del look alla inglese (preso in prestito dal mondo dell’hip-hop), che dopo Trainspotting e i gruppi brit pop ha stregato milioni di italiani. Tutti ne avevano uno, per essere belli come gli Oasis.
O’Neil, Powell Peralta, Santa Cruz, Quicksilver, Reef, Rip Curl ecc. ecc. Gli anni 90 ci hanno fatto diventare tutti americani, pronti a sfoggiare le felpe comode e le magliette fighe con le stampe “alternative”. In realtà un ventesimo di quelli che le portavano sapeva realmente andare sul surf o sullo skate.
Ogni maschio in età tra le medie e le superiori in quegli anni ha portato i capelli lunghi con la riga nel mezzo. Tutti. Il ritorno agli anni 70, oppure per imitare Kurt Cobain (o gli Hanson). Qualche idolo resiste tuttora, a 40 e passa anni.
Primi anni 90, Jovanotti in radio metteva i Beastie Boys, i Run DMC e provava a fare rap in inglese. Sembrava talmente figo che in molti ne imitarono il look, a partire dal cappellino BOY. Poi dopo siamo cresciuti eh.
Tutte le ragazze alternative del tempo hanno provato almeno una volta l’acconciatura coi codini alla Bjork, meglio ancora se con doppio taglio, cioè con la rasatura sotto. Bjork, che ricordiamo, in quei giorni era la più bella di tutte.
Tutte le ragazze che andavano in discoteca ce ne avevano almeno due paia, che alzavano il culo di un tot di centimetri e favorivano la danza chimica per tutta la notte. Irrinunciabili, più brutte delle Hogan ed è tutto dire.
Andava un casino, tutta colpa del cantante dei New Radicals.
Eccoci. Difficile da spiegare, la foto parla più di mille saggi. Il jeans portato mooooolto alto in vita, sopra l’ombelico, stile esame ginecologico, i top corti, le bretelline, gli shorts a quadretti, i capelli di merda. Tutte così.
Cappello stile ferroviere del primo dopoguerra, grande almeno tre taglie oltre il consentito, meglio se portato alla Lisa Stansfield, coi capelli turbo ingelatinati ed il ciuffetto tira bacio che esce fuori.
Ce le aveva anche Alexia, per dire. Io stavo al mare e in quegli anni, i senegalesi che facevano treccine hanno fatturato più della Fiat.
Bello solo se sei Luigi Tenco. Altrimenti lascia perdere.
Un classico del tamarro di campagna, esportabile anche su larga scala in città. Non proprio quello che definiresti lo stile italiano famoso nel mondo.
Pratici, bruttissimi. Stringevano intorno alla testa e creavano piccole lobotomie temporanee, perdite di memoria a breve termine, mal di testa mortali.
Simbolo dell’uguaglianza, il multicolor Benetton spopolava in tutto il mondo, grazie anche alle campagne pesantissime di Oliviero Toscani. Pantaloni oppure magliette monocolore con sotto il jeans un po’ sformato.
Completi di colore pastello (di due taglie superiori alla sua), pantaloni altissimi in vita, camicie abbottonate oppure maglietta monocolore alla Miami Vice. Chiaramente, capelli lunghi MAI tenuti sciolti, bensì raccolti stretti stretti da un gommino, in modo da creare un codino tipo procione. Acconciatura, questa, che ha prodotto più calvizie di Fukushima.
Le tipe si emancipano, si iniziano a vestire strane come le Spice e vanno in giro abbracciandosi, baciandosi e facendo casino. Nasce il Girl Power, che alla fine della fiera era più figo della ragazza-con-la-puzza-sotto-il-naso-fresca-di-master-che-se-la-tira-manco-fosse-fernanda-pivano dei correnti anni.
Per piacere, diteci: esiste moda mai stata più abominevole di quella di sfoggiare leggings corti maschili (con perfettissima ed evitabilissima visione genitale) per andare a ballare? La risposta, tranquilli, è NO.
Marca feticcio per tamarri, costosa eppure tanto brutta. Felpe giganti con i graffiti sopra a caso, ma il peggio erano i jeans stretti in vita, a vita altissima, con la gamba geometricamente larga. Non ci si crede quanta gente li abbia portati e quanto siano completamente spariti dal decennio successivo.
L’uomo è il leone, la donna la leonessa. Quindi lui criniera folta, da rocker stile Pearl Jam e lei capelli a caschetto. Singles ha insegnato tutto. <3
Meglio se degli 883, portato col sorriso sornione di Repetto o con lo sguardo ammaliatore di Pezzali, per conquistare più donne di Brad Pitt alla sagra delle zitelle.
Nata per imitare Freddy Krueger di Nightmare, successivamente diventata il must del grunge. Logicamente 5 taglie sopra la tua.
Beckham, Totti, Buffon, e poi tutti gli altri. Se uno ha mai giocato a calcio o a calcetto in quegli anni, ha avuto la pettinatura obbligatoriamente lunghezza media tenuta indietro dal cerchietto che una volta serviva solo alle nonne.
Oggi dress code ufficiale di alcuni paesi dell’Est
Oppure le giacchette con la bandiera della Germania su una spalla. Una voglia di conflitto incredibile. Soprattutto col buon gusto.
Un tempo richiestissime, oggi un incubo vivente
Vi ricordate quando parlavamo dei ciclisti come peggiori pantaloni di tutti i tempi? Ecco, se la giocano con questi. Mamma mia che brutti, potresti uccidere gli zombi, Dracula e Godzilla solo mostrando loro questa foto. Combo micidiale con le infradito.
A parte la scoliosi-lordosi (azzardo) che facevano venire questi cosi, ma poi sono stati l’accessorio più brutto che, guarda un po’ la combinazione, di solito indossavano quelli coi pinocchietti e gli infradito.
Verso una certa sembravamo tutti Panariello o peggio ancora, se indossato a tracolla come facevano in molti, agenti in borghese della Finanza o della Digos.
Altra moda fortunatamente morta lì. I peggio erano quelli che, calvi, si decoloravano il pizzetto o le basette. Da sentircisi male. Meglio ancora se portati con le basette alla Del Piero e alla Piero Pelù.
Eleganza a palate, il vero look casual dei rocker con la parrucca ed il cuore di panna. La costumista dello show non doveva essere particolarmente dotata d’inventiva.
Non serve nemmeno commentare, sono gli anni ’90
Anch’essa grande 5 volte la persona che l’avrebbe indossata, ottima perché rendeva anche la ragazza dal fisico più atletico, un sacco informe.
Per rimorchiare duro (forse)
Qui potremmo aprire una parentesi lunga un giorno. Tutti quelli che suonavano, che non andavano in discoteca, che fumavano le canne, alla fine degli anni ’90 e inizio 2000 hanno iniziato a vestirsi crossover, prendendo elementi dal grunge ed altri dal rap. I pantaloni larghissimi, le scarpe grosse tipo le Globe (o le Gazzelle della Puma / Adidas), le camicie oversize, i maglioni brutti, le canotte sopra le magliette, le felpe nere col cappuccio della Fruit, tutti a sembrare tossici dentro sacchi di iuta. Moda poi che o sfociava in quella posh dell’hip hop o in quella meno posh del punkabbestia.
Tutto, dall’acconciatura agli accessori concorreva a mettere le basi per le pazzie estreme che avremmo visto nei primi del 2000. Certe mode però non moriranno mai e avremo sempre le camicie a quadri aperte con le magliette sotto, i jeans e i Dr. Martens.