WhatsApp vietato ai minori di 16 anni. Funzionerà?

dal prossimo 25 maggio entrerà in vigore il Regolamento Europeo per la Privacy che sancisce a 16 anni l’età in cui un adolescente potrà usare le app da solo

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È l’Europa che ce lo chiede, quante volte avete sentito questo slogan, specie quando si tratta di dover fare dei sacrifici? A volte le richieste che vengono da Bruxelles possono aiutare davvero la società in cui viviamo e questo è uno dei casi: dal prossimo 25 maggio entrerà in vigore il Regolamento Europeo per la Privacy che stabilisce l’età in cui un adolescente può accedere liberamente a internet e a tutte le app che  richiedono un’iscrizione formale e un trattamento dei dati: 16 anni.

Prima del 16° compleanno, i ragazzi che usano le app dovranno sottoporre il consenso ai genitori, che potranno essere d’accordo o meno sulla creazione del profilo. WhatsApp sembra abbia preso alla lettera la nuova norma, decretando che prima dei 16 anni, la più famosa app di messaggeria smart non potrà essere usata.

Di primo acchito sembra tutto giusto, un corretto uso di internet e dei social sotto l’occhio dei genitori potrebbe evitare fenomeni di violenza e bullismo, o al massimo che qualcuno si cacci nei guai. Purtroppo, come recita la saggezza popolare, fatta la legge trovato l’inganno.

 

 

WhatsApp, come molte altre app, fino a oggi non chiede la data di nascita dell’utente ma si basa sulla Sim del telefono (che può essere intestato a chiunque). In più, la maggior parte delle app chiede ai suoi user di autenticarsi tramite indirizzo email o contatto social ed è facile mentire sull’età se nessuno ti chiede la carta d’identità.

Oggi in Italia le restrizioni sull’uso di internet arrivano fino ai 13 anni e la norma europea dà la libertà a ogni singolo paese di farla ritornare a quell’età, quindi addio sicurezza prima dei 16 anni. L’Italia non ha ancora deciso se far rispettare o meno il nuovo divieto.

L’internet è il regno di ogni libertà, ma sembra sia praticamente impossibile tentare di regolamentarne l’accesso per i minori, che non hanno strumenti per comprenderne appieno possibilità e rischi.

 

FONTE | Corriere.it

 

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