Il 4 ottobre scorso lo scrivevamo chiaro e tondo: la pagina Facebook di Pippo Franco è l’unico motivo per stare su Facebook.
Sì, perché al contrario di altre celebrità che con la fama guadagnata in decenni di cinema e tv ora vivono di “rendita social” grazie alla nostalgia del pubblico, Pippo ha scelto una strada completamente diversa.
Nei brevi video che pubblica Pippo Franco sembra – per ora – volerci dire qualcosa di diverso, proporre una strada spirituale – un’ascesi mistica, perché no – che lo rendono davvero un unicum tra i suoi colleghi. Non carica vecchi video, non mostra vecchi spezzoni, non scrive migliaia di battute ricordando i giorni sul set, non va a far la spesa la domenica o il bagno a Carloforte. Macché, niente di tutto questo.
Volevamo saperne di più: così lo abbiamo contattato telefonicamente.
È arrivato su Facebook da qualche settimana ormai, ma la sua presenza sembra molto differente da quella, che so, di Gianni Morandi, Giancarlo Magalli, o Carlo Verdone
Non mi identifico solo nella mia attività di attore: il motivo per cui ho deciso di fare questo passo dopo tanti anni, dopo un’assenza voluta – perché non amo molto l’uomo telematico, nel senso interiore del termine – è perché ho deciso di essere presente con tutto me stesso, e quel me stesso è fatto di altro oltre che dell’attore!
È fatto di spiritualità
Sì, ma al di là di questo… gli argomenti sono diversi, non è soltanto questo. Io come mi pongo di fronte alla realtà? Contrariamente agli altri che vogliono mostrare la loro vita quotidiana, i loro pensieri, o perlomeno il loro modo di essere, comunicare, dialogare con tutti quanti gli utenti che rispondono, io viceversa apro un dialogo, se di dialogo si può parlare, perché in realtà non è un dialogo, ma una strada. Mi interessa soltanto questo: mi rivolgo soltanto a chi è interessato a questo itinerario, che per me è un percorso, un viaggio, e chi vuole partecipare partecipa. Il viaggio si basa su un reciproco interesse – mi auguro! – di un percorso fatto di spirito, mente e corpo. Ritengo sia arrivato il momento di dialogare su questa base per cercare di essere utile, perché quello è il mio scopo, cercare di essere utile. È un dare e un ricevere: ma si basa sulle mie visioni, sui miei concetti dell’esistenza, su tutte le vite che ho vissuto.
Come ha scoperto questo tipo di spiritualità, c’è stato un momento preciso?
No, in verità l’ho sempre avuta. Spirito mente e corpo sono tre cose unite: non è semplicemente lo spirito, è l’uomo nella sua totalità, è l’uomo nei confronti dell’universo e quindi nei confronti di se stesso. È l’osservazione, motivata e a tappe, dell’universo. Del microcosmo e del macrocosmo che sono dentro e fuori di noi, è l’uomo nella sua totalità.
I mistici spesso sono personaggi austeri, privi di ironia. Lei sembra non badarci
Il mio maestro si chiama San Francesco d’Assisi, il quale ha convinto il Papa ad accettare la sua regola cantando e ballando, facendolo divertire. E Francesco sottolinea come l’esistenza sia una forma di felicità, non una forma di tristezza o di dramma. L’allegrezza francescana che l’uomo ha dimenticato io cerco di recuperarla, e di usarla come elemento di espressione per arrivare a dire le cose che voglio dire, che portano sempre all’allegrezza di San Francesco.
E anche all’allegrezza di Pippo Franco: per milioni di italiani lei è un attore e un comico, più che un punto di riferimento spirituale
Non ci sono distinzioni. L’essere umano va visto nella sua interezza, e per interezza non intendo dire che va visto secondo la sua professione come accade con tutti, voglio dire… tutti quanti vedono la vita secondo questa ottica. Io no. Io la vedo in rapporto con il cosmo: quindi l’uomo è tutto, è tutto quello che può esprimere un uomo. E le vite che può vivere un uomo contemporaneamente sono moltissime, praticamente infinite. Non c’è distanza. Io non rinnego nulla di quello che ho fatto, anzi, quello che ho fatto mi porta a quello che sto facendo, la realtà va vista così: perché un comico non può occuparsi di certi argomenti? C’è una sorta di paraocchi nel vedere la realtà, e questo in tv è molto accentuato, per cui tu se fai un altro mestiere non puoi parlare di un argomento che magari ti è proprio, che conosci non dico meglio degli specialisti, ma almeno come loro.
I comici nel privato sono davvero tristi?
La malinconia è tipica dell’uomo, l’uomo non può non provarla. E anche le inquietudini. Ma è proprio dall’inquietudine che nasce la creatività. Il mestiere del comico ritengo nasca proprio da una sorta di difficoltà giovanile, forse infantile, è una reazione psicologica. Il desiderio del ridere… Freud dice che il nostro desiderio di ridere è il desiderio di tornare bambini, quando non avevamo bisogno dell’umorismo per essere felici, insomma, vuol dire che la felicità nasce dentro di noi.
E lei ha avuto un’infanzia tutt’altro che facile
La comicità è una reazione a questa condizione…
È difficile far ridere la gente?
Per chi fa il comico no [ride] però, voglio dire, per me non è mai stato difficile. È difficile fare contenuti interiori, che sono quasi assenti dalla comicità che vedo, tranne alcuni casi.
Per esempio?
Benigni. Si occupa dell’interiorità dell’uomo, altri sono bravi ma parlano di altre cose, sostanzialmente esteriori.
È andato un po’ a cercare su Facebook le pagine non ufficiali nate in questi anni, per esempio Pippo Franco Esoterico?
No, Pippo Franco Esoterico non l’ho visto!
Cosa ci possiamo aspettare nei prossimi mesi da Pippo Franco su Facebook?
Un viaggio, un viaggio che faremo insieme all’interno di noi stessi, multidisciplinare. Non parla veramente di psicologia, di Dio, o di altro, ma è l’osservazione della realtà, nella speranza di operare un cambiamento e far sì che l’uomo cominci a guardarsi dentro.