Da qualche giorno, anche grazie a un articolo del blog Il maschio beta, si parla dell’esistenza dei cosiddetti gruppi che incitano allo stupro virtuale su Facebook. Il funzionamento è elementare: utenti del social network condividono in gruppi chiusi foto di ragazze random, prese dai loro profili social, e invitano altri membri a scrivere commenti a sfondo sessuale, che raggiungono in breve abissi allucinanti.
La sequela di commenti che genera un’immagine del genere è di una violenza tale da risultare incredibile. Epiteti irripetibili di atti sessuali estremi, di mortificazione e degradazione, che non hanno nessun tipo di motivo plausibile.
Una foto spinta non giustificherebbe comunque una reazione di questo tipo, ma una foto di assoluta normalità lascia sbigottiti per la violenza dei commenti. Sono immagini di momenti di vita quotidiana, per strada, al lavoro, in casa: preoccupa che immagini di questo tipo provochino questo genere di comportamenti.
Un’esplosione di violenza maschilista, di misoginia portata all’estremo, con l’aggravante della casualità. Una pratica ignobile in cui gli utenti godono nell’umiliare la vittima a sua insaputa. Arianna Vilya Drago è stata una delle prime a denunciare su Facebook, con un lungo post, questo genere di aberrazione.
Il suo legittimo sfogo è stato raccolto da Enrico Mentana, che ha utilizzato la sua risonanza mediatica per portare alla luce questo nuovo scandalo che oltre a qualificare chi ne fa parte per quello che è, investe anche Facebook come luogo in cui di fatto non può essere garantito il rispetto della legge.
La reazione di qualsiasi persona che si possa definire tale è una reazione di schifo, di rigetto, motivo per cui in tanti hanno iniziato a segnalare a Facebook questi gruppi. E qui arriva un secondo problema, perché Facebook sta rispondendo a molti che no, questi gruppi non violano le sue regole.
Ironia della sorte: guardate il titolo di questa pagina di Facebook in cui vengono spiegate le linee guida per il comportamento sul social network
Se Facebook non interviene, la speranza è che possa intervenire la magistratura: non si tratta di immagini rubate, come accade spesso soprattutto con i vip, ma non si può lasciare correre di fronte a commenti di questo tipo, che non verrebbero tollerati in nessun’altra sede.