Il titolo giusto sarebbe “Ho obbligato la mia fidanzata a guardare Twin Peaks e quando mi ha detto che non l’ha entusiasmata ho divorziato e l’ho cancellata dai miei contatti”, ma poi mi prendereste per matto. In realtà pazzo lo sono da tempo, monomaniaco diciamo. Se mi fisso su qualcosa, ne faccio ragione di vita per un po’. Prime edizioni di libri, vinili usati, collezione dei Masters, Twin Peaks. Tipo gli argomenti a piacere di Fantozzi.
Bene, ieri sera davano I segreti di Twin Peaks, col titolo originale di Canale 5 nel 1991, in chiaro su Cielo. Un avvenimento per tutta Italia, vista la mole di esternazioni in proposito sui social, meno per me che conservo il cofanetto Bluray con entrambe le stagioni ita eng, il film Fuoco cammina con me più due ore di scene inedite più tutti i documentari possibili, proprio sopra la tv, casomai qualcuno in casa volesse guardarlo. Mai stato toccato da quando l’ho posato sulla mensola.
Stavamo cenando allegramente io, la mia fidanzata e sua figlia di 13 anni, quando troviamo i titoli di testa del pilot in tv. A-HA, prese entrambe in fallo, le obbligo a guardare Twin Peaks, loro che non l’avevano mai visto. Quella più grande perché sua mamma negli anni ’90 gliel’aveva proibito (“Ma come proibito, e non ti sei ribellata? NON HAI CAMBIATO FAMIGLIA?”), l’altra perché è nata nel 2004 e sai quanto gliene frega degli anni ’90?
In pieno delirio d’onnipotenza, di fronte a uno dei miei argomenti a piacere preferiti ho iniziato il nerdsplaining di ciò che stavano guardando, fin dalle prime sequenze della sigla e da lì ho capito che quello che per me è un assoluto feticcio, per altri può essere uno dei più grandi sticazzi della vita.
Io: “Vedete il gufo? Ecco ricordate che i gufi non sono quello che sembrano”
Lei: “È vero, infatti tanta gente ne ha paura e invece sono cariiiini”
Io: “No volevo dire che a Twin Peaks niente è come sembra, tutti hanno una doppia vita e i gufi possono essere portatori di mor…”
Lei: “Che stronzata, quelle sono le civette. Lo sanno tutti che quando senti il canto della civetta per tre giorni di seguito porta sfortuna.”
Bene. Finita della sigla, ho fatto un disclaimer lungo come un treno alla teenager: “Forse meglio se non lo guardi, non è roba per bambini, tratta di argomenti scabrosi, FA PAURA. Sai che quando usciva nel 1991 io andavo alle superiori e in pullman la mattina dopo non si parlava d’altro. Le ragazze erano scioccate (e anche i ragazzi ma si bullavano). C’era chi ha avuto paura del vento nel bosco per anni.”
Insomma, una favoletta morale per metterla in guardia, a cui è stato restituito uno sguardo di eterna perplessità, unito alla frase “Gli alunni quando recitano sembrano scemi.” Una volta sostituito il pace-maker rotto dalla rabbia, non ho trovato altri argomenti per controbattere se non “Vedi, piccola stella senza cielo, David Lynch in questa serie adora far recitare gli attori sopra le righe, in modo quasi caricaturale, per addolcire e glassare le scene innocue, così quando arrivano quelle malvagie il contrasto è ancora più forte.” Per questo spiegone non richiesto mi sono beccato un altro sguardo di sommo disinteresse.
Lei è abituata a Teen Wolf, Shadow Hunter, già Thirteen Reasons Why per lei è troppo lento, figuratevi Twin Peaks. Dopo qualche scena di quelle alla Dynasty, dopo che la teenager ha riso insieme alla madre durante la sequenza in cui Sarah Palmer piange, geme e grida alla notizia della morte della figlia Laura, dopo avermi chiesto un paio di volte “Ma quand’è che fa paura?” , se n’è andata in camera sua ad ascoltare Salmo, lasciandomi l’appiccicosa impressione di essere un vecchio-di-merda.
La madre da sola è stata un osso ancora più duro. Lei è una persona molto pratica, abituata ai thriller deduttivi ed è un genio nel risolvere i gialli, dunque ha confutato ogni mossa del povero Dale Cooper, liquidandolo con un “Non è possibile, non funziona così. Stanno facendo delle indagini tutte sbagliate.” e io dietro, a proseguire con il nerdsplaining: “Vedi, cara, l’agente Cooper è una sorta di Sherlock Holmes, a volte ha delle illuminazioni che gli vengono in sogno, non segue un’indagine in modo lineare.” a cui è seguito un suo “Mpf.”
Un paio di volte, quando viene inquadrato il quadro con il volto della povera Laura regina di bellezza, ho obbligato la mia dolce metà a guardare il quadretto analogo, che campeggia in sala con l’autografo originale di David Lynch, un cimelio che per me vale oro e che lei ha accettato di tenere in bella mostra solo per farmi felice.
Alla fine del pilot, quando Sarah Palmer si sveglia dall’incubo e urla, le ho raccontato l’aneddoto di come Frank Silva è diventato Bob, di quando David Lynch ha detto buona, i suoi assistenti gli hanno fatto notare la scena non era utilizzabile perché c’era il faccione di uno scenografo riflesso nello specchio e il regista, dopo averlo visto, lo ha scritturato per la parte del male assoluto, inventando così la Loggia Nera, le astrazioni, la possessione e tutto il resto. Ecco, quell’aneddoto le è piaciuto, poi è iniziata la seconda puntata e l’interesse è tornato molto basso.
Io so che lei è una che ogni tanto s’impaurisce, ma di un terrore diametralmente opposto al mio: odia lo splatter, le scene di sangue e viscere (e i ragni, anche quelli di un millimetro), mentre il thriller psicologico non le fa né caldo né freddo. Le piacciono le atmosfere ansiogene, ma poi dorme beata. Ugualmente, ho atteso che Bob si palesasse per la prima volta nella mente bacata di Sarah Palmer mentre abbraccia Donna, per farla cacare addosso e farle ammettere che avevo ragione, che Twin Peaks è una serie che ha rivoluzionato le serie tv, un’ossessione che non ti togli più dalla testa. Dopo che il volto da giostraio di Bob è apparso ai piedi del letto, facendo urlare Sarah, l’ho guardata con la faccia di Fabio De Luigi che fa Carlo Lucarelli: “Paura eh?”. Macché, nemmeno per darmi soddisfazione.
Durante le scene davvero datate di tradimenti tra la padrona della segheria e il padrone del Northern Hotel, durante quelle dei dialoghi lenti e spesso sciocchi tra i liceali coinvolti, con la coda dell’occhio l’ho vista armeggiare col cellulare, cartina tornasole della raggiunta noia. Dopo un po’ ho abbandonato ogni speranza e dopo una pausa di amara riflessione, ho messo su American Gods, risvegliando in lei la vita.
Amici, ora dico una cosa che deve rimanere qui tra di noi: e se Twin Peaks fosse invecchiato male? Se il suo valore rimanesse cristallizzato nel tempo come spartiacque tra la vecchia e la nuova serializzazione tv, ma nello stesso tempo, oggi fosse stato superato in scioltezza da nuovi canoni narrativi che lo rendono inesorabilmente sorpassato? Ci può stare, ammetto che anch’io, con tutto che nutro una sorta di fede religiosa in quello show, in alcun passaggi ho sbadigliato con la bocca a forno e in altri mi sono domandato come cazzo facesse James a dire a Laura “Sei felice perché la tua pelle profuma di caramello?”.
Amici, fan, prima di tirarmi la merda come bonoobi impazziti allo zoo, prima di farmi gli spiegoni che avrei fatto io stesso sull’importanza di Twin Peaks, sulle scelte registiche, sulla genialità di David Lynch, sulle sequenze di videoarte nella Loggia Nera, sul terrore atavico, il surrealismo e via discorrendo, vi confesso che mi sono trovato in difficoltà nel dover spiegare più del necessario a chi, a ragion veduta, non aveva mai sentito l’esigenza di guardarlo. Oggi Twin Peaks ha inevitabilmente perso la carica rivoluzionaria e dirompente di quando è uscito nel 1991, diventando un fenomeno di massa, tanto che sul muro della chiesa del mio paese c’era scritto a bomboletta il nome dell’assassino di Laura Palmer.
Oggi potrebbe essere diventato innocuo, un mito per i fedeli e una roba un po’ passé per gli atei. Fortuna che non abbiamo visto quegli episodi insulsi della seconda stagione su Miss Twin Peaks o su James e la sua ragazza malavitosa. Lì sarebbe stato davvero difficile argomentare alcunché.
Sono sicuro che molti show che oggi reputiamo totali, arriveranno ai 30 anni di carriera con più di una ruga e allora, l’unica cosa che resta da fare è vedere come David Lynch abbia deciso di rinnovare il mito impolverato. Manca poco ormai, la nuova stagione da lui interamente diretta e prodotta da Showtime andrà in onda dal 26 maggio su Sky Atlantic e le probabilità sono 50/50: bene bene o male male. Ci vuole di nuovo fede.