Io e il mio amico Gianmarco passavamo tutte le nostri estati insieme. A fare cosa? A fare cose orribili, ovviamente. Stavamo in un enorme condominio in un piccolo paesino di montagna. Non c’era molto da fare, soprattutto se non avevi una macchina. Noi all’epoca la macchina non ce l’avevamo. A dire il vero non avevamo neanche la bicicletta. Ma allora cosa avevamo? Eh, niente. Avevamo dodici anni ma soprattutto tanta stupidera in corpo. Quella stupidera lì, che ti fa fare le cose orribili. Ce la prendevamo con suo fratello più piccolo, Gianluca. Esatto: Gianmarco e Gianluca. E, giuro, il padre si chiamava Gianfranco. Avevano anche un cane, Billy, che noi chiamavamo Gianbilly per ridere fortissimo. Comunque: a Gianluca dicevamo che i suoi amici erano dei nani pelosi, cosa che lo faceva andare in bestia. Poi, tanto per, gli tiravamo i pugnetti di taglio sul muscolo della gamba. Oh, ti tiro una vecchia! Escogitavamo dei piani complessissimi – e fallimentari – per rubare le Bustone Sorpresa in edicola. Tiravamo le pallonate nel giardino del signor Palumbo. Lo facevamo perché il signor Palumbo era pazzo da anni e odiava i bambini pallone muniti. Il signor Palumbo aveva una cassapanca di legno dove metteva tutti i palloni che finivano nel suo giardino. Noi andavamo lì quando c’era l’ora del riposino e gli tiravamo una pallonata fortissima contro il muro della camera. Lui usciva tutto arrabbiato in canottiera, urlava delle cose orribili e poi rinchiudeva il Supertele nella cassapanca. Secondo me in quella cassapanca ci saranno stati almeno duemila o tremila Supertele.
Andavamo in skateboard come i pazzi per la ripidissima discesa del paese. Vediamo se oggi riusciamo ad arrivare fino a dopo l’incrocio, dai! Buttavamo i raudi e i supermagnum nel lavatoio una frazione di secondo prima dell’esplosione per vedere se funzionavano veramente sott’acqua. Ma chi te l’ha detto che esplodono anche sott’acqua? Eh, me l’ha detto mio cugino grande. Mettevamo lo stecchetto del ghiacciolo mezzo spaccato sul meccanismo del calciobalilla per non pagare le partite. Facevamo l’autostop di nascosto per andare in un posto lontanissimo dove c’erano i tappeti elastici. Insomma, io e il mio amico Gianmarco ci siamo divertiti tantissimo.
C’erano anche altri bambini che stavano nel nostro condominio, ma io e Gianmarco eravamo proprio migliori amici. Gli altri bambini magari stavano con noi una o due estati, poi l’anno dopo non li vedevi più. Quando eravamo in tanti, eravamo tipo in dieci e facevamo il gioco delle bande. La Banda dei Dragoni Volanti contro quella delle Tigri Insanguinate. Ci incontravamo con dei bastoni appuntiti in mano, ci dicevamo delle parolacce gravissime, ci minacciavamo di morte ultraviolenta, poi si tornava a casa a fare merenda tutti sudati. Dove sei stato che sei tutto sudato? In giardino con la Banda delle Tigri Insanguinate, mamma! Ragazze non è che ce ne fossero tante. E noi non eravamo granché interessati alla faccenda. Però c’erano le Gemelline. Le Gemelline venivano nel nostro condominio da sempre. Una aveva gli occhiali, l’altra no. Noi non le prendevamo neanche in considerazione, che loro facevano i giochi pacco da femmine. Però erano lì da sempre. Da quando c’eravamo io e Gianmarco. Infatti eravamo amici con le Gemelline. Le salutavamo, le insultavamo perché passavano il tempo con le bambole invece di sbucciarsi le ginocchia con noi in garage, però erano nostre amiche.
Un pomeriggio io e Gianmarco ci troviamo nel loro giardino a fare i gradassi. Ci servivano 500 lire per giocare a Shinobi al bar delle Renza, visto che eravamo in zona record. Quando fai il record puoi scrivere il tuo nome con tre lettere e noi volevamo tantissimo scrivere AZZ. Insomma, tu le hai 500 lire? No, io no. Eh, allora le chiediamo alle Gemelline. Andrea, che era uno dei ragazzi grandi, ci aveva detto che se prendevi 200 lire e le mettevi sul binario del tram, poi passava il tram e la moneta si trasformava in una uguale a quella da 500 lire. Solo che lì non c’erano tram, e poi c’era anche un rischio più grande. Sempre a detta di Andrea, se non mettevi la moneta ESATTAMENTE nel mezzo del binario, il tram poteva anche ribaltarsi. Niente, allora ci servono 500 lire. E una delle gemelline ci dice: “Ve le do io. Però solo se mi fate vedere il pisello!”. Ci pensiamo un po’ su e la risposta è: “Ok. Ma prima vogliamo vedere i soldi!”. Allora le due entrano in casa, rubano dal portafoglio della loro mamma 500 lire e poi tornano in giardino. “Ecco. Adesso ci dovete fare vedere il pisello”. Shinobi, come era stato appurato dopo mille tentativi, senza soldi non va. Per cui c’era solo una soluzione praticabile: facciamo vedere il pisello alle Gemelline. Una cosa tipo che ci siamo tirati giù le mutande per, boh, tre secondi, con loro che guardavano con fare scientifico. Ci tiriamo su i pantaloni e loro ci danno le 500 lire. “Oh, andiamo a giocare a Shinobi!”. E la gemellina con gli occhiali: “Se ce lo fate rivedere, vi diamo altre 500 lire!”. A quel punto però ci sembrava un po’ troppo. Per cui glielo abbiamo fatto vedere gratis.