Musica
di Chiara Longo 29 Novembre 2017

Abbiamo visto in anteprima “Let’s Play Two”, il nuovo film dei Pearl Jam

Vi consigliamo di prendere i biglietti in prevendita perché i fan dei Pearl Jam sono sempre in transenna, anche al cinema

 

Il mio professore di storia della popular music una volta disse una cosa che ricordo con inaspettata chiarezza: “Ci sono solo tre gruppi al mondo che possono osare tutto, e i fan li seguirebbero sempre e comunque con entusiasmo: U2, Radiohead e Pearl Jam. A distanza di 10 anni le cose potrebbero essere cambiate per alcuni, ma non per i Pearl Jam. È importante fare questa premessa parlando di un film come Let’s Play Two di Danny Clinch, perché è importante conoscere il tipo di pubblico a cui si rivolge.

I fan dei Pearl Jam non sono come tutti gli altri: vivono la loro condizione con spirito rinnovato ogni giorno, sanno perdonare alcune mancanze degli ultimi album, seguono la band in giro per i tour mondiale senza chiedersi mai se stiano esagerando con i km percorsi, gli aerei presi, i soldi spesi. In questo, sono coccolati e nutriti da una band che non si risparmia mai per loro: ogni minima azione dei Pearl Jam è tutta pensata per i fan e per alimentare questa loro dedizione totale. Cambiano scaletta ad ogni concerto e nello stesso tour è difficile assistere allo stesso pezzo due volte. Inviano a Natale un vinile con un pezzo inedito ad ogni iscritto al fan club. Pubblicano i bootleg di ogni singolo concerto. Celebrano ogni momento della loro longeva carriera con eventi speciali, gadget e ogni sorta di invenzione per far felici i fan. Perché la felicità è, adesso, un argomento essenziale della poetica dei Pearl Jam, loro che sono sopravvissuti a quel grunge che a distanza di 20 anni miete ancora vittime.

Sono padri di famiglia, sportivi, stanno invecchiando con una serenità invidiabile spaccando ancora sul palco come nel 1991 e chiunque sia stato a un loro concerto saprà dirvi l’aria che si respira, con i fan da tutto il mondo che si conosco tra loro e si re-incontrano in ogni angolo della terra, vivendo tutti insieme tra lingue e facce diverse l’esperienza di stare a seguito di una band, formando di fatto un’altra famiglia sotto la transenna.

 

Dunque non si stupiranno i suddetti fan se nel nuovo film dei Pearl Jam riconosceranno facce note incontrate chissà in quale stadio d’Europa o del Sud America, perché nessun vero fan dei Pearl Jam si sarebbe mai perso il doppio concerto dello scorso agosto allo stadio Wrigley Field di Chicago da cui è tratto Let’s play two. È un film molto veddercentrico, per due motivi fondamentali: il primo è che da molto tempo Eddie Vedder ha dimostrato con i suoi lavori solisti di essere ancora un songwriter pieno di idee e di cose da dire, e forse lo stesso non si può più dire della band, dati i risultati non sempre brillanti delle ultime uscite discografiche, ma che comunque nulla tolgono alla magia di un loro live.

Il secondo motivo è che questo era in piena regola il concerto di Vedder, per Vedder: nello stadio dove andava da bambino con suo zio a vedere la sua squadra del cuore, per cui ha composto un brano, per cui si è esibito tante volte; nella città in cui lui è cresciuto, con il bar dove lui andava a mangiare gli hot dog, tra tetti, persone e tradizioni che sono a lui familiari. Non è la prima volta che Vedder e soci si esibiscono al Wrigley Field, ma è la prima volta che lo fanno da quando si è spezzata la maledizione della capra Murphy, che impediva ai Chicago Cubs di vincere il campionato da ben 108 anni.

La più lunga storia di sconfitte della storia di qualsiasi sport americano, raccontata persino da Obama. Per essere tifosi di una squadra così ci vuole molta pazienza, dedizione, un pizzico di autoironia e tanta, tanta speranza, doti che a Vedder non mancano e che quasi come principi morali l’hanno portato fin qui, col fardello di essere ormai l’unico sopravvissuto della sua generazione musicale.

 

 

Che il concerto sia di Vedder lo fa notare anche Mike McCready, il chitarrista della band, che in una scena del film dice “Non mi commuovo quasi mai sul palco, ma quel giorno sì perché sapevo quanto fosse importante per Eddie essere lì”; lo fa notare anche il montaggio, alternato su immagini di repertorio tratte dal primo tour dei Pearl Jam a Chicago, in cui Vedder si improvvisa guida turistica intorno al Wrigley Field. Lo fanno notare i personaggi di contorno, tutti amici, parenti e conoscenti di Vedder, dall’annunciatore storico dei Cubs a Bill Murray, dalla proprietaria del pub al suo giocatore preferito Jose Cardenal.

 

Ai momenti di racconto si alternano normalmente i momenti del concerto, con una carrellata dei brani più belli dei Pearl Jam, da Better Man a Release, passando per una ispiratissima Inside Job e l’immancabile Black.

Let’s play two prende il titolo da un modo di dire del giocatore Ernie Banks (“It’s a great day for a ballgame, let’s play two!”), che è il primo di una serie di paralleli tra la carriera (fortunatissima) della band e quella (sfortunatissima) dei Cubs, che si conclude per entrambi nella liberatoria partita/concerto finale al Wrigley Field. E non è un caso che i concerti siano due. Il più grande pregio del film è forse proprio questo: far annusare entrambe le passioni e far notare come i sentimenti che le animano siano spesso simili.

Il film sarà al cinema solo il 30 novembre ma gli iscritti al fan club hanno già ricevuto a casa il dvd. Che non sperino i fan-meno-fan di trovare posto però: il consiglio è, come per ogni grande concerto che si rispetti, di prendere prima i biglietti, perché i fan dei Pearl Jam sono sempre in transenna. Anche al cinema.

PS: non alzatevi prima delle fine dei titoli di coda! C’è ancora tanto da ascoltare dopo!

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