Potremmo iniziare con una presentazione tipo Alcolisti Anonimi: ho più di 40 anni, ascolto attivamente musica e cerco di essere aggiornato, quindi tento di capire tutti quei fenomeni che di primo acchito non fanno presa sul mio gusto, sul mio immaginario e/o nella mia coscienza. Alcune novità, per quanto frivole, le digerisco facilmente, altre proprio non riesco (vedi il successo dei Maneskin tra gli adulti). Quando diversi anni fa gli italiani hanno scoperto la trap, io sono un po’ caduto dal pero. Non ero tra quelli che già conoscevano il Miami bass o il sound del rap di Atlanta degli anni ’90 e quando nel rap italiano sono arrivati i suoni dei piattini della Roland TR-808 e l’autotune sulla voce, boh, sarò stato assente giustificato.
Mi sono stupito dei testi che parlavano di spaccio e fare cash? Sì. Insomma, della droga nel rap si è sempre parlato, mezza poetica dei Sangue Misto si basa sul fumare cannoni, ma ai tempi la distinzione era netta tra droghe leggere e pesanti. Ricordo Lou X che parlava di storie di roba finite male nei primi pezzi gangsta all’italiana. I ragazzi della trap invece sono persone che mettono davanti a tutto la rivincita a livello personale: vengono dalla periferia, sono poveri e ce la fanno a modo loro. Siccome l’Italia non è ancora il sud degli Stati Uniti, i testi cambiano in italiano cambiano sensibilmente e in pochi si arrischiano di parlare di pistole, ma lo spaccio di fumo, cocaina e pasticche è un punto sempre florido nella trap, insieme ad appellativi gergali di dubbio gusto quando si parla delle ragazze.
Tutto ok se fosse musica destinata ad un pubblico adulto e consapevole ma pare che la trap italiana sia seguita soprattutto da minorenni, dai 10 anni in su. A supportare questa tesi, una scoperta fatta in edicola: stavo guardando se esce ancora Cioè, il periodico teen per eccellenza, quello con adesivi, poster, segno zodiacale dei cantanti e attori belli e la posta del cuore con domande tipo “ho 12 anni e ho baciato un ragazzo, sono incinta?”, quando ho visto spuntare in quel settore una rivista dal titolo Teen Trap, tutta dedicata a Ghali e agli altri trapstar: Sfera Ebbasta, Madman, Izi, Gemitaiz, Lazza, Tedua, Ernia, Nitro, Rkomi e Guè, che non è trap nè giovane ma ha scoperto Ghali e Fedez, per capire se è amico o nemico della nuova scena.
Colori, impaginazione, tutto rimanda alle riviste tipo Cioè o Big Magazine (di cui è fratellastro): 8 super poster tutti di Ghali, in copertina anche Sfera Ebbasta dice con un fumetto “Penso solo al cash”, all’interno carta d’identità di Ghali, lunga intervista tutta incentrata sul sogno che si avvera, pop up grafici del tipo “Ghali è affezionato ai suoi dreads che porta da tre anni, ogni tanti li accorcia perché se no sarebbero lunghissimi e non sarebbe facile curarli”, servizi su Ghali e Sfera icone di stile, un test a risposte capovolte per sapere quanto ne sapete su Ghali, un servizio sulla scena rap italiana e quarta di copertina con quattro cartoline da ritagliare.
Va detto che Ghali, su cui è incentrato il numero di questa interessante rivista, è il meno gangsta tra le trapstar, già Sfera indulge di più in particolari illegali. Domanda: una ragazzina delle medie che ama le trapstar perché sono bei ragazzi, si vestono fighi e hanno fatto i soldi, li capisce tutti i riferimenti allo spaccio o al consumo? Questa la domanda che la mia parte reazionaria ha sempre in canna, ma prima di fare polemichette antistoriche occorre ricordare al me stesso anziano che da teenager ascoltavo gli Slayer per dare contro ai miei genitori cattolici e non è che in seguito sia diventato un serial killer, così come tutti i ragazzini che si vestono come i propri idoli trap non diventeranno spacciatori.
Per chiarirmi ancora di più le idee su un fenomeno straordinario, faccio un paio di domande alla 14enne che abita in casa mia e che conosce tutto Rockstar di Sfera a memoria. La prima è semplice semplice: perché ti piace la trap? Mi aspetto “sono fighi, la musica è una bomba, mi piace l’autotune perché sembrano alieni, si vestono troppo bene, spaccano tutto”, cose così. No. Mai sottovalutare l’adolescenza, è un errore imperdonabile.
Mi dice, testuali parole: “Sono ragazzi che vengono dal niente e che ce l’hanno fatta. Da quando siamo nati ci state sempre a dire che c’è la crisi, che mancano i soldi, che l’importante è avere la sicurezza economica, poi ci dite che il lavoro fisso non esiste più, che anche con la laurea non si fa niente, che la politica non aiuta e allora sentire di gente che ce l’ha fatta lo stesso ci fa stare bene e ci fa sperare.”
Avete presente i massi da una tonnellata che cadono sulla testa dei cartoni animati? Ecco. In effetti, la crisi è nostra. È stata creata da noi e dai nostri genitori, non da chi c’è nato dentro. Insomma, se nasci in una stanza e non esci mai (tipo il film Room), il tuo mondo è quella stanza e non ti preoccupi troppo dell’esterno, lo fai solo se hai vissuto libero e poi ti trovi sequestrato, no? Dunque ben vengano Ghali, Sfera e gli altri, se ricordano agli adolescenti come farcela, evidentemente riempiono il vuoto che abbiamo creato noi con le nostre paure. Che poi sia musica rilevante anche per gli adulti, quella è un’altra storia ma capirla un po’ più a fondo può aprire un mondo.