Era un periodo di forti divisioni, in cui ci si schierava da una parte o dall’altra senza tentennamenti, non per gusto o scelta, ma perché così bisognava fare. Un periodo in cui contavano poche cose, probabilmente giusto due: il calcio e il wrestling. Tutto quello che non c’entrava con lo scudetto vinto a sorpresa dalla Juve di Lippi o con The Undertaker contava poco. Tutti quelli che provavano a sostenere che ci fosse al mondo qualcosa di altrettanto fondamentale erano degli eretici, perché a 12-13 anni è importante avere dei punti fermi.
Ecco perché il culto dei Take That non poteva essere accettato in nessun modo. Primo perché era una roba da ragazzine e le ragazzine, si sa, non fanno mai niente di interessante e poi perché non volevamo avere NIENTE A CHE FARE CON LORO.
Loro, ovviamente, guardavano con distacco la foga con cui trasformavamo il corridoio della scuola e la discutibile pavimentazione in una specie di carnaio in cui a ogni passo si rischiava la rottura di qualche osso della gamba.
Noi, altrettanto ovviamente, guardavamo con sdegno gli urletti che loro cacciavano parlando di cosa avesse fatto Robbie o Gary o Mark, Mark Mark, Mark “è il mio preferitooooooowwwwww!”.
Ma dai, su. Parliamo di cose serie, parliamo del fatto che Robi Baggio forse va al Milan.
È in questo clima arroventato e tesissimo che un giorno d’estate, diverse settimane dopo la fine della scuola, i giornali pubblicarono la notizia dell’addio di Robbie Williams ai Take That.
Era il 17 luglio 1995, vent’anni fa esatti. Quel giorno, tutto il paese venne scosso da due onde sonore potentissime: da una parte gli ultrasuoni devastanti di una generazione di ragazzine convinte che i Take That sarebbero durati per sempre. (Sbagliato, care: quelli sono i Pooh). Dall’altra le grida di migliaia e migliaia di voci che stavano attraversando quel brutto periodo tra ragazzinitudine e pubertà che prende le frequenze sonore e le mischia a caso.
Il 17 luglio 1995 queste due onde sonore si scontrarono all’altezza di Barberino del Mugello, provocando code e rallentamenti in entrambe le direzioni. Poi si disse che erano stati gli altri membri del gruppo a cacciarlo perché non proprio in formissima (qui sotto lo vedete al Glastonbury di quell’anno in compagnia di un altro con un carattere lineare) e che comunque la band sarebbe andata avanti senza problemi. Ma contava poco, il danno era fatto.
Disperazione Assoluta vs. Gioia Estrema. Peccato solo che fosse piena estate e che, una volta tornati a scuola, le prese per il culo durarono lo spazio di pochi minuti. Avevano perso forza e benzina e soprattutto pensavamo di aver vinto una grande guerra.
Non sapevamo che proprio in quei giorni i Backstreet Boys fossero al lavoro per il loro primo album.