Elori Saxl – The Blue of Distance
Sapete cos’ha di veramente speciale questo lavoro? La dissonanza tra tristezza profonda e pura gioia che si prova nell’ascoltarlo. Un disco iper-raffinato e iper-colto ma che, proprio grazie alle sue atmosfere da chamber-music, può essere anche ascoltato mentre si compila l’ennesimo foglio di Excel in smart-working. Una leggerezza che non è banalità ma sostanza e tratto caratteristico, come nella traccia simbolo dell’album, Memory of Blue, che sembra tratta da un film di Miyazaki. L’intero disco, poi, è stato concepito “mentre si guardavano vecchie foto di vacanze passate sentendosi tristi fino al midollo”. Ti siamo ancora più vicini Elori.
Mattia Nesto
Palberta – Palberta 5000
Palberta 5000 è l’album con cui ho scoperto la (quasi) omonima band. Ascoltando il grunge delicato della quarta traccia, The Cow – la storia di due ragazze in una città asfaltata alla brama di un po’ di verde come una mucca – ho fin da subito accostato il trio di ragazze newyorkesi alla songwriter australiana Courtney Barnett, per il sound, certamente, ma soprattutto per la vena strampalata con cui evolvono il racconto. Riff potenti e armonizzazioni vocali delicate, una corda tesa tra lo sporco garage dei Bee Bee Sea e il punk educato dei Vampire Weekend.
Marco Beltramelli
Arlo Parks – Collapsed In Sunbeams
Inizia con uno spoken word il debut album di Anais Marinho. Nata nel West London, ventenne da qualche mese, e già acclamata come nuovo fenomeno del soul mondiale, Arlo Parks decide di schivare le aspettative con grandissima classe, e un pizzico di timore. Collapsed in Sunbeams, co-scritto con Gianluca Buccellati, è un disco sorprendente e fragile in cui la cantautrice racconta le storie della sua vita, senza nostalgia, ma con un diffuso sentimento di noia nei confronti del giudizio che il mondo e la gente non smettono mai di sputare. Non poter girare mano nella mano con una ragazza, vivere la depressione di una persona troppo cara, lo storytelling è elegantissimo, e Anais guarda la realtà con gli stessi occhi profondissimi che ne contraddistinguono lo sguardo sulla copertina del disco.
Gabriele Vollaro