Migos – Culture III
Culture III arriva a 3 anni di distanza dal capitolo precedente, 3 anni in cui i 3 componenti dei Migos hanno prestato maggiore attenzione alla propria carriera solista, affinando, se così si può dire, ancor di più le proprie tecniche compositive. Il risultato è un album che mantiene le premesse dei precedenti, il lavoro di tre menti pensanti che si concretizza in un disco ampio (come del resto erano gli altri Culture) che ad un orecchio poco affine potrebbe anche risultare monotono o ripetitivo ( in fondo questa è una caratteristica comune al mumble rap). L’immaginario gangsta che è tipico del trio di Atlanta rimane, ma è integrato con stile, dando spazio a momenti più ironici, introspettivi e anche ad interessanti variazioni musicali, grazie ad ospiti di un certo calibro ( Drake, Cardi B, Justin Bieber, Pop Smoke, Future) e all’inserimento di strumenti quantomeno particolari per il sound della formazione (il flauto che accompagna le rime di Picasso, le trombe di Avalanche e persino i violini di Antisocia). I Migos hanno vestito a sera le proprie canzoni, donandogli una nuova eleganza senza intaccarne la street credibilità, e Culture III è già uno dei migliori album rap del 2021.
Marco Beltramelli
Dean Blunt – BLACK METAL2
A sette anni dal primo BLACK METAL, Dean Blunt ha realizzato il secondo capitolo di quello che potremmo considerare un episodio allungato della sua saga discografica. Nella sua prima release del 2021 il cantante inglese, accompagnato dalle produzioni di Giles Kwakeulati King-Ashong, dà vita a un disco brevissimo e dalla forma molto più approcciabile del solito. In queste dieci tracce, perle a spasso tra il pop lo-fi e le posture hip-hop, viene rispettata quasi in toto la forma canzone tradizionalmente nota. Chitarre quasi calanti e ricche di riverbero, figlie sempre e comunque del post punk, dialogano in continuazione con le due voci principali, quella grave e rilassata di Dean, e quella di Joanne Robertson, tesa in una vaporosità celeste e dream-pop. Il padre segreto di King Krule ha colpito ancora.
Gabriele Vollaro
Elissa Mielke – Finally
C’è stato un momento, almeno nella musica indie, in cui si era convinti che il cantautorato fatto con grazia, un filo di voce (ma quello giusto) e tanto, tantissimo peso sentimentale fosse la panacea di ogni male. Adesso che quella stagione, durata grosso modo dal 2008 al 2016, è trascorsa, un ep come quello di Elissa Mielke arriva come il vento caldo dell’estate quando credi che la primavera debba durare per sempre, con i suoi temporali improvvisi e le giornate inasspettatamente fredde. E invece no. Finally Ep con pezzi quali Palace, ad esempio, ci insegna che, come diceva quel romanzo, “dio è davvero nelle piccole cose” (sì so che il titolo non è così ma ci siamo capiti) e dove anche se si piglia il produttore più in voga per sfornare l’ennesima tamarrata da stadio, forse, non si hanno tutti i torti. Un piccolo disco, un lavoro mignon, ma quanto cuore e quanta dolce bellezza.
Mattia Nesto