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In Slovacchia, i raver si sono organizzati col nastro per ballare rimanendo distanziati

Volere è potere, no? In Slovacchia ad esempio stanno risolvendo l’annoso problema dell’impossibilità di ballare a causa del distanziamento sociale, con un metodo tanto fai-da-te quanto infallibile: una griglia di nastro segnaletico di pericolo, quello bianco e rosso, e i ballerini che stanno ognuno nella propria zona senza avere contatti con gli altri.

Selector ci mostra il video di un rave party sotto un ponte in Slovacchia, in cui i nostri eroi hanno coniugato la mai sopita voglia di ballare ininterrottamente per ore, con le nuove regole in fatto di distanza di sicurezza anti Covid-19. Fa sorridere, certo, ma è pur sempre un’idea per non cedere del tutto ai divieti e provare a vivere la nuova realtà in sicurezza.

Con un po’ di nastro e un po’ di fantasia, ecco come si può ballare in un metro quadrato senza entrare in contatto con gli altri, che poi è spesso ciò che accade nei rave, esempio tipico di distopia associata alla cultura urbana: centinaia di persone, ognuna persa nel proprio viaggio, davanti al muro di casse che sparano a volume mille musica ad alta dose cassa e bpm. Siamo sicuri sappiate di cosa stiamo parlando.

 

Spesso illegali, i rave autogestiti sono nati all’inizio degli anni ’80 e prendono luogo in in aree industriali abbandonate, boschi, foreste, e possono durare anche per più di una settimana. Techno, goa, acid house, jungle, drum&bass, trance, sono le musiche più suonate in questi happening, aperti al pubblico e simili a rituali tribali urbani volti a reclamare gli spazi pubblici.

Un aspetto comune ai rave party di tutto il mondo è l’uso di sostanze psicotrope di cui fanno uso i partecipanti per ballare ininterrottamente per ore e raggiungere lo stato di trance. Purtroppo, spesso l’abuso di sostanze durante le feste ha portato a incidenti e vittime. In questo caso invece l’idea degli organizzatori sembra all’insegna della salute: un grande passo avanti!

Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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