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Ecco come sono stati creati gli effetti speciali del video “Wide Open” dei Chemical Brothers

La scorsa settimana vi abbiamo presentato il bellissimo video di Wide Open, la nuova traccia dei Chemical Brothers con il featuring di Beck presente nell’ultimo album Born In The Echoes. La regia è della coppia Dom & Nic e ritrae la ballerina Sonoya Mizuno che, muovendosi sulle note della canzone, si trasforma gradualmente in un manichino costruito su un reticolato trasparente, tipico delle strutture delle stampanti 3D.

 

Un immagine dal video

 

Si tratta di un video molto complesso e decisamente articolato che i due registi hanno affrontato grazie ad un nutrito gruppo di lavoro capitanato dall’esperto di animazione Dave Fleet e dall’artista Suraj ‘Sid’ Harrington-Odedra. È stato pubblicato da poco un video di backstage che spiega meglio come sono riusciti ad ottenere un effetto così fantastico.

 

Wide open

 

Il tutto parte dall’idea precisa dei registi di girare l’intero cortometraggio in un unico piano sequenza. La scelta  ha comportato non pochi problemi di messa fuoco – gestiti con una telecamera 3D Arri Alexa e con lenti LDS – ma è stata fondamentale per trasmettere al meglio la transizione dal corpo umano a quello digitalizzato. È stata necessaria una scansione dell’intera stanza – curata dal team  Efficacy4D – al fine di avere più punti per rielaborare, in secondo momento, le immagini.

 

La scansione della stanza

 

Il fatto che Sonoya fosse una ballerina eccezionale ha alzato il grado di difficoltà: era impossibile riprodurre digitalmente le sue mosse in maniera perfetta ma, al fine di avere più materiale possibile, le è stato chiesto di indossare una tuta apposta e di ripetere la scenografia ogni giorno e per diverse volte. In più si è deciso di usare anche metodi “vecchia maniera” come distribuire undici GoPro nella stanza e avere così altrettanti punti di vista utili a far lavorare il team dedicato all’animazione grafica.

 

La tuta

 

Altrettanto difficile è stato la sovrapposizione della due figure (quella umana su quella digitale): per farlo lo staff ha analizzato i 6,798 frame di cui era composto il video e li ha associati, uno per uno, al disegno digitale grazie alla combinazione di tecniche diverse, tra cui scansioni corporee, modelli 3D e simulazioni di movimento.

Infine c’è stato un lunghissimo lavoro di pulizia dell’immagine: per dare la sensazione che il manichino in cui si trasforma Sonoya fosse realmente trasparente, i tecnici dovevano non solo ricomporre le parti della stanza all’interno delle singole maglie plastiche della struttura ma anche calibrare le rifrazioni della luce e la creare le ombre in modo differente a seconda dei movimenti del manichino nella stanza.

 

Alcune immagini dal video

 

Il video è frutto di un lavoro meticoloso e altamente qualificato. Dave Fleet alla domanda di The Mill, che gli chiede come sono riusciti ad ottenere un risultato simile, ha risposto con un semplice “Con la pazienza, molta pazienza”.

 

[via themill.com]

Sandro Giorello

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Sandro Giorello
Tags: 3D

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