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Buon compleanno Thom Yorke, padre di tutti i depressi fighi

Thom Yorke visto da Jeremy Cowart

 

E anche Thom Yorke inizia ad invecchiare. A 48 anni si è tolto tante di quelle soddisfazioni coi Radiohead, con gli Atoms for Peace e da solista che la maggior parte dei musicisti nel mondo ha sognato di essere lui e ha suonato almeno una volta una sua canzone.

Viene fuori praticamente dal nulla, direttamente dalle tv musicali del 1993 con Creep, una canzone talmente depressa che sulle prime non abbiamo nemmeno capito del tutto. Ma erano tempi confusi,  Kurt Cobain non se la passava bene, il grunge era agli sgoccioli e il brit pop era una continua battaglia di copertine tra Oasis e Blur, mentre da Bristol faceva capolino il trip hop più greve e psicotropo. Nel calderone, in piena era MTV, appare lui e ci fa strano, perché bravo è bravo, ma bello no, con quella semiparalisi all’occhio sinistro e quelle movenze epilettiche in stile Ian Curtis. È un momento in cui l’apparenza conta eccome. Non a caso i gruppi “alternativi” più popolari hanno un frontman bonazzo (Kurt, Eddie Vedder, Damon Albarn e compagnia). Lui invece canta “Vorrei essere speciale ma sono sgradevole, sono un coglione, cosa cazzo ci faccio qui? Io non appartengo a questo posto” e vince tutto. Nel video qui sotto, condensati in tre minuti ci sono tutti gli anni ’90.

 

 

Ma Thom ha attraversato benissimo anche le decadi successive, perché  non si è mai fermato a suonare un genere solo ma ha spaziato da paura, sconvolgendo i fan della prima ora, attaccatissimi al periodo rock dei Radiohead. Diciamolo senza mezzi termini: parlare con un fan ortodosso dei Radiohead è praticamente impossibile, ogni volta si rischia la rissa.

Fortunatamente Thom non è così permaloso e nella sua lunga carriera si è fatto prendere per il culo con nonchalance. D’altra parte lo stile è un’altra cosa e lui ne ha a pacchi.

 

Nessuno ha una faccia simmetrica.

 

Anche noi gli abbiamo dedicato un articolo in cui  si analizzavano le differenze tra gli scoiattoli e i Radiohead e pure un altro in cui il povero Thom Yorke veniva scambiato per un giovane con problemi di sesso in un libro iraniano. Vi ricordate poi quando ha ballato nel video di Lotus Flower e poi il web si è riempito di meme in cui il buon Thom ballava di tutto? Ad esempio ha prestato le sue doti atletiche a “Single Ladies” delle Destiny’s Child, sopportando con stoico eroismo.

 

 

Molte persone hanno il brutto vizio di volersi tatuare il ritratto del loro idolo e di solito tale disegno rimane poi ben nascosto, perché assolutamente inguardabile. Thom invece viene ritratto così, diventando in un solo gesto icona del rock e dell’horror.

 

Don’t try this at home

 

Abbiamo scherzato. In realtà amiamo Thom anche quando è fuori dal suo ambiente naturale e fa il dj in Boiler Room, mettendo musica davanti ad un pubblico un po’ moscio in verità, mentre lui si diverte come un matto.

 

 

Perché Thom Yorke se lo può permettere.  È l’unico songwriter a poter competere con l’altro mito dei 90s, Kurt Cobain e a poter pareggiare la sfida. Se l’è immaginata così Juan Villamil, illustratore colombiano, in un combattimento in stile Street Fighter

 

Kurt contro Thom. Notare i poteri speciali.

 

Perché ha scritto e cantato divinamente pezzi diventati immortali come Fake Plastic Trees, Karma Police, Paranoid Android, No Surprises, Idioteque, Exit Music, Creep, High and Dry, Street Spirit, Nude, Pyramid Song, 2+2=5. E sono solo le prime che ci vengono in mente.

 

Thom York, © Cranio Dsgn

 

Perché il suo aspetto esteriore è diventato esso stesso icona e ha sdoganato tutta una serie di musicisti bravissimi che non devono più (finalmente) essere per forza anche dei fotomodelli.

 

SWAG – She Wants a Weirdo, © Tony Rodriguez

 

Guardatelo qui, live con i Radiohead a Città del Messico il 3 ottobre del 2016, mentre suona uno dei pezzi più belli della band, Fake Plastic Tree per la prima volta dopo 6 anni. Un treno di brividi.

 

 

 

Simone Stefanini

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Simone Stefanini

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