Ad Halloween del 2006, i My Chemical Romance pubblicano il loro terzo album in studio, The Black Parade, che diventa subito un manifesto per gli adolescenti disagiati e sensibili negli anni zero. Vi ricordate i ragazzi col trucco agli occhi, il ciuffo setoso e phonato che copre mezza faccia, gli outfit neri e i jeans emostatici oppure le ragazze Gothic Lolita vestite come bambole dark, tutti forniti di tagli sulle braccia per esprimere malcontento? Quello è stato il target primario dei MCR (da non confondere coi Modena City Ramblers), che è riuscito a sfondare l’argine dell’emo per farsi apprezzare da tutti, oltre ad eleggere ad unanimità Gerard Way sex symbol della generazione morta dentro.
Definiamo brevemente emo nella sua accezione adolescenziale 2000: uno stile modaiolo ma anche musicale che porta i ragazzini ad ascoltare band della terza ondata punk (la prima il ’77 di Sex Pistols e Ramones, la seconda i 90s di No FX e Green Day), imbastardita da influenze new wave, melodrammatiche, elettroniche, metal e pop col minimo comune denominatore della depressione. Panic! At the Disco, AFI, Fall Out Boy, Dashboard Confessional erano le band di riferimento insieme ai MCR, del tutto diverse dall’emo americano degli anni ’90 (Sunny Day Real Estate, Texas is the Reason, Mineral, che discendevano dall’indie, post-rock e hardcore, con padrini nobili come i Fugazi).
Finita la lezioncina, vediamo di inquadrare i MCR, band formata nel 2001 dal cantante e frontman Gerard Way che mischia i tempi veloci e le chitarre distorte del punk con le melodie tipicamente pop e i testi mega deprimenti, non a caso il loro inno prima del 2006 è stato I’m not OK (I Promise), tanto per non lasciare dubbi sul progetto. Diventano la band più famosa del giro proprio con l’album The Black Parade.
TBP è un concept album, un’opera rock com’era tanto in voga nei ’70s, che narra la storia del Paziente, un ragazzo che scopre di avere una malattia in fase terminale e inizia a ricordare tutte le esperienze passate, sia con la sua ragazza sia con la droga, che indaga il cancro e ha incubi in cui finisce all’inferno, fino ad arrivare all’epilogo in cui alla fine non si capisce se il protagonista in effetti muoia o meno. Che allegria, direte voi, però al tempo la musica e i testi di questo album hanno dato forma al disagio e all’inquietudine dei teenager di tutto il mondo.
Il video di Welcome to the Black Parade diretto da Samuel Bayer (regista dei video di Nirvana, Green Day, Marilyn Manson, David Bowie etc) era in heavy rotation su MTV e se lo avete visto anche una sola volta, ve lo ricordate ancora. Dark fino al midollo. Lukas Haas (protagonista del cult movie Lady in White) interpreta il paziente nel letto d’ospedale, mentre i MCR sfilano per le strade della città su di un carro motorizzato in una parata di morte, tutti vestiti coi costumi di Colleen Atwood, collaboratore di Tim Burton.
Tra gli altri pezzoni famosi, la ballad I Don’t Love You, la canzone meno d’amore che esista, Teenagers, il singolo scanzonato e Cancer, un pezzo melodrammatico in cui il paziente parla della sua malattia e della paura tremenda di morire e di lasciare tutti.
L’album si è piazzato bene nelle classifiche di tutto il mondo, dal primo posto di Stati Uniti e Nuova Zelanda al secondo nel Regno Unito e in Canada. In Italia ha raggiunto il 20° posto nella classifica dei dischi più venduti di quell’anno, che per un album non pop è un risultato di assoluto valore.
All’album è seguito in tour mondiale in cui la band ha suonato il disco per intero davanti a centinaia di migliaia di fan adoranti e che è stato un po’ il picco della carriera dei MCR, che dopo TBP hanno pubblicato un altro paio di album che non sono riusciti a entrare nel cuore dei fan e poi si sono sciolti. Forse avevano terminato l’urgenza creativa, forse il pubblico di teenager emo era cresciuto e la moda stava cambiando, vai a sapere. Oggi Gerard Way, il leader dei MCR è un solista di alterno successo e un fumettista famoso, che partecipa ai comic con di tutto il mondo.
Oggi The Black Parade rimane un album praticamente perfetto di pop punk suonato e prodotto come si deve, che avventurandosi nei meandri della malattia e della paura di morire, si fa messaggero di un messaggio positivo, di forza e coraggio per affrontare anche la merda più grande che possa capitare, al motto di “We’ll carry on, we’ll carry on, and thought you’re dead and gone, believe me, your memory will carry on.”
E diciamolo, che belle che erano le chitarre per mettere in musica la furia e l’angoscia dell’adolescenza.
The Black Parade – My Chemical Romance (vinile)
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